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TESTO Amare, perdonare, pregare, donare: i quattro verbi dell'etica cristiana

padre Antonio Rungi

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VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/02/2022)

Vangelo: Lc 6,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,27-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 27A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

La parola di Dio di questa settima domenica del tempo ordinario ci presenta una serie di indicazioni di marcia, su cui noi cristiani dobbiamo camminare, sull'esempio di Gesù Cristo. Raccomandazioni che spaziano dall'amore, alla misericordia, alla giustizia, alla gratuità, alla verità e a quanto è utile per la santificazione personale.
Partendo dal testo del vangelo di Luca, esso inizia con il raccomandare di amare i nostri nemici. Cosa umanamente impossibile, ma cristianamente possibilissimo. Basta ricordare quanto Cristo ha fatto per noi, fino alla sua morte in croce.
Non basta amare. È anche importante fare del bene a quanti ci odiano, a benedire coloro che hanno la mente, il cuore e la bocca a maledire noi e gli altri.
Inoltre bisogna anche pregare per chi ci maltratta, al punto tale che dobbiamo essere disponibili ad offrire l'altra parte della faccia, pur di non reagire al torto e all'offesa subiti.
Paradossi, metafore o vera disponibilità a lasciarsi martirizzare da chi non ha Dio nel cuore e fa il male ad ogni persona?
Il brano del vangelo di Luca non ammette fraintendimenti di sorta. Il nostro riferimento esemplare è Gesù Cristo, che è stato maltrattato, umiliato, schiaffeggiato, flagellato, caricato della croce, inchiodato alla croce e morto sulla croce per amore.
E proprio da questo altare che egli grida al Padre “perdonali perché non sanno quello che fanno”.
Certamente si ramane letteralmente scioccati da questo insegnamento di Cristo che ci invita a lasciare tutto, con l'essere generosi verso chi si prende la tunica ed anche il mantello, ovvero di prende tutto di noi.
Anche nei prestiti che si fanno e eventualmente, non bisogna pretendere restituzione di sorta.
Una società ideale quella che Cristo giustamente indica in base al suo insegnamento, basato sull'amore, sul perdono e sul dono.
Ma il Maestro va oltre nell'indicare il percorso della perfezione nell'amore. Infatti ci dice di essere misericordiosi, come è Dio nostro Padre. Da qui nasce il bisogno spirituale, umano e anche giuridico di non giudicare, per non essere giudicati; di non condannare per non essere condannati; di perdonare per essere perdonati.
Il riferimento qui è evidente al giudizio di Dio sulla nostra vita, quello che conta rispetto ad ogni altra valutazione e ad ogni altro giudizio umano e temporale.
E siccome la misericordia di Dio viene applicata in base alla carità e alla condivisione dei beni che possediamo, di qualsiasi genere, ne consegue che bisogna dare, senza misure limitate, per ricevere il premio divino che meritiamo.
Infatti, se usiamo una misura buona, pigiata, colma e traboccante per aiutare e sostenere gli altri, questo nostro modo di comportarci sarà pienamente e abbondantemente ricompensato da Dio, perché con la misura con la quale misuriamo, saremo misurati noi da Colui che fa il calcolo esatto e preciso di tutta la nostra vita e di tutto il nostro agire. Davanti a lui non si possono falsificare pesi e misure, ma tutto è ben registrato e pesato, nella giusta portata e consistenza, anzi è molto più abbondante la valutazione che Dio fa della nostra vita, rispetto a quello che effettivamente abbiamo fatto ed operato.
Basta ricordare quello che Gesù disse a Pietro da lui interrogato sulla questione del premio della sequela: «In verità vi dico che chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna”. Gesù non tiene nulla per sé tutto dona e tutto offre abbondantemente su questa terra e nell'eternità. Impariamo da lui ad essere generosi nel donare, soffrire ed amare.

Su questi tempi si concentra anche la prima lettura, tratta dal primo libro di Samuele (1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23), nella quale ci viene ricordato quello che fece Saul, che si mosse e scese al deserto di Zif, conducendo con sé tremila uomini scelti di Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif. Davide e Abisai scesero tra quella gente di notte ed ecco, Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all'intorno. Abisai disse a Davide: “Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l'inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo”. Ma Davide disse ad Abisai: “Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?”. Evita quindi di perpetrare un delitto. Infatti, Davide portò via la lancia e la brocca dell'acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore”. Abbandonata la tentazione di eliminare fisicamente il suo avversario e nemico, “Davide passò dall'altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era grande spazio tra di loro”. Davide a questo punto vuole liberarsi dell'arma che poteva servire per uccidere Saul e con voce forte grida al popolo: “Ecco la lancia del re, passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore”. Questa cessione di uno strumento di morte, assolve in parte la generosità di Davide, rispetto ad una decisione più coraggiosa quella di distruggere quell'arma e non usarla mai più né lui, né nessun altro uomo al mondo. Di questi tempi sarebbe di grande esempio che chi ha in mano il potere di decidere o evitare le guerre e soprattutto di eliminare dalla faccia della terra tutte le armi lo facessero di comune accordo, senza pesare a guerre, ad avversari a nemici da abbattere e sopraffare.

Ci serva per entrare in questa nuova mentalità pacifica e costruttrice di pace, quanto scrive san Paolo Apostolo nella sua prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 15,45-49), che mette a confronto il primo Adamo, l'uomo del peccato originale e l'ultimo Adamo, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, portatore di vista, speranza, grazia e risurrezione. Nel confronto tra questi due opposti di umanità, Sam Paolo dice che “il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita”. E precisa i termini della netta differenza tra i due Adamo: “Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l'uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l'uomo celeste, così anche i celesti”. Nel primo Adamo eravamo simili all'uomo terreno, nel secondo Adamo, Gesù risorto dai morti, noi saremo simili all'uomo celeste”.

Sia questa la nostra preghiera oggi, domenica giorno del Signore, al quale ci rivolgiamo con la speranza nel cuore, in questo tempo segnato da tanti problemi mondiali: “Padre misericordioso, che fai sorgere il sole sui buoni e sui malvagi, rendici capaci di perdonare chi ci fa del male, affinché il nostro amore non conosca nemici, e viviamo da figli e fratelli in Cristo Signore”. Amen.

 

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