TESTO Commento su Luca 18,35-43
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Lunedì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (14/11/2005)
Vangelo: Lc 18,35-43

35Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. 36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». 38Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». 39Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 40Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: 41«Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». 42E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». 43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
Dalla Parola del giorno
Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada.
Come vivere questa Parola?
"Un cieco era seduto a mendicare lungo la strada": ecco il fotogramma di un'esistenza spezzata, ridotta ai mar-gini, tagliata fuori. Chi non vede è costretto infatti a vivere nel disagio dell'incomunicabilità, ha una percezione ridotta delle cose e si riduce via via anche all'immobilità, a quello stare seduti che, nei vangeli, è spesso sino-nimo di pesantezza esistenziale, conflittualità latente o manifesta. Soprattutto con se stessi.
Non solo: ai tempi Gesù, un cieco come poteva procurarsi di che vivere? Facendo il mendicante. Un'ulteriore disgrazia, perché chi mendica è squalificato come uomo, è inutile e reca disturbo. Non a caso gli stessi discepo-li cercano di schivarlo e di farlo tacere.
Ebbene, dinanzi a questo sottobosco di umanità degradata, Gesù s'arresta. Dice il testo: "si fermò". Fermiamoci anche noi dinanzi a questa icona di amore compassionevole che irrompe nel vissuto buio di un uomo dimezzato per restituirgli la gioia di vivere. Sì, perché "vedere di nuovo" significa rivivere. Meglio, rinascere a vita nuova. Fermiamoci a contemplare ciò che Dio ha operato anche in noi arrestandosi misericordioso ai margini della no-stra cecità. Per ridare senso alla nostra vita o, più semplicemente, per illuminarne alcuni angoli oscuri.
Ora, se Gesù ha agito così con noi, come possiamo permetterci di schivare sdegnosi o indifferenti la cecità degli altri, costringendoli a tacere, a non importunarci, a non essere invadenti?
Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo al Signore un cuore nuovo, capace di gratitudine e di speranza. Gratitudine, in risposta alla sua misericordia. Speranza, per credere che la cecità gridata a Dio è preludio di lu-ce.
"Signore, che io riabbia la vista!"
La voce di un autore spirituale del nostro tempo
Dobbiamo comprendere che il nostro primo compito e la nostra prima efficacia risiedono in una supplica insi-stente e costante a Dio perché agisca nel segreto dei cuori.
Padre J. Loew