TESTO Figlio amato
don Mario Simula ufficio catechistico diocesi di Sassari
Battesimo del Signore (Anno C) (09/01/2022)
Vangelo: Lc 3,15-16.21-22
In quel tempo, 15poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Il dubbio è venuto anche a me, riguardo a Giovanni. Che non sia lui il Cristo?
Il popolo lo sospetta. Attende il Messia che deve venire. La domanda che nasce nel cuore della gente è legittima. Giovanni è un uomo austero, coraggioso e giusto. E' chiamato ad annunciare la conversione.
La sua stessa vita è una testimonianza vivente di coerenza e di fedeltà a Dio.
Predica sulla lunghezza d'onda della sua vita santa. Non fa teoria. Ciò che dice lo vive, imponendosi una penitenza senza mezze misure.
Eppure il problema rimane nel cuore del popolo: che non sia Giovanni il Messia promesso?
Giovanni rompendo ogni indugio, costruisce, sul fondamento della verità, la sua professione di Fede in Gesù. “Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.
Giovanni rimane sempre la voce. Gesù è la Parola viva che salva.
Giovanni prepara la strada. Gesù è la Via, la Verità, e la Vita.
Giovanni è il severo predicatore del deserto e il battezzatore del Giordano. Gesù porta la salvezza e la grazia, in Lui è ogni ricchezza che viene da Dio.
Giovanni è esempio di verità. Potrebbe sfruttare il vento a suo favore. Non cede alla tentazione.
Il vero discepolo del Signore non si accontenta di dire la verità su Gesù. Vive come Gesù.
Il vero discepolo del Signore non ruba mai il posto al Maestro. Parla in suo nome. E' sacerdote in suo nome. E' battezzato in suo nome. La sua unica e vera preoccupazione è vivere come Gesù, interpretare la vita come Gesù, amare e servire come Gesù.
Fa ogni giorno la scelta dell'umiltà. Ogni giorno cerca di seguire il Maestro. In ogni incontro vuole portare l'impronta di Gesù. Non trasforma il suo compito di credente in un potere, non conta più del Maestro.
Il tempo di Natale manda le sue ultime Luci. Mi domando se ho veramente scoperto Gesù nella mia vita. Se ho fissato la mia contemplazione su di Lui. Se ho capito che il Figlio di Dio si è fatto piccolo e povero, soltanto per amore. Se mi sono lasciato intrappolare nella tentazione di annunciare me stesso e non Cristo.
La gente, nonostante i suoi dubbi, si fa battezzare col battesimo di Giovanni che scuote il cuore, ma non cambia la vita.
Gesù stesso ha la semplicità di cuore di avvicinarsi a Giovanni per farsi battezzare da lui. Riceve quel battesimo, ancora imperfetto. Sa, però, di essere Lui la pienezza.
Si raccoglie in preghiera. E rimane a lungo immerso nell'adorazione del Padre. Assorto nel suo amore.
Tutto proteso a fare ciò che il Padre vuole da Lui.
In questo clima di preghiera sublime e non umana, avviene la manifestazione della natura vera del Cristo. Mentre prega, su di Lui si apre il cielo. Gesù entra nella Nube della rivelazione.
Lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, lo inonda.
Gesù appartiene al nucleo vitale dell'Amore. Lo Spirito lo travolge. Lo Spirito lo rende fecondo, come una colomba, segno di vita e creatività inesauribile.
La pioggia dello Spirito Santo sulla persona di Gesù conferma la sua consacrazione come Servo unto con olio di letizia, in modo che tutti gli uomini riconoscano in Lui il Messia, inviato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Come sigillo, si leva la voce del Padre. Viene dal cielo: “Tu sei il Figlio mio”.
Capiamo ciò che non ci era stato ancora rivelato. Capiamo chi è Gesù.
E' il Figlio unigenito del Padre. Figlio-Dio come il Padre.
Il Vangelo vuole dirlo anche a noi. Ci invita alla contemplazione, all'amore incondizionato per questo Figlio, a riconoscerlo in quel bambino indifeso che è diventato carne come noi, nato da Donna come noi, con tutti i nostri limiti eccetto il peccato. E' il bambino da guardare intensamente con gli occhi della fede, nel quale sperare fermamente contro ogni speranza, da amare con la tenerezza più sincera e costante.
“Tu sei l'Amato”. Lo stupore raggiunge il culmine. Il Figlio di Maria di Nazareth è l'Amato del Padre-Dio.
Non potevamo avere notizia altrettanto sconvolgente, inattesa, ridondante di consolazione. Il Bambino della grotta di Betlemme è Dio-con-noi. Lo possiamo toccare con le nostre mani. Ascoltare con le nostre orecchie. Ne possiamo sentire il sapore con il gusto. Lo possiamo vedere con gli occhi e sentirne il profumo: non a caso è l'unto del Signore che porta e diffonde il buon profumo di Dio.
“In te ho posto il mio compiacimento”.
Gesù è il compiacimento di Dio, la gioia inestinguibile di Dio, l'amore del Padre. L'amore che non si spegne mai.
In quel giorno, sotto il caldo torrido del deserto di Giuda, si compie l'Ora di conoscere che davanti ai nostri occhi si svela la Trinità di Dio: Gesù il Figlio Amato, la voce del Padre che trova in lui il suo prediletto, l'Amore dello Spirito Santo che tutto rinnova e feconda.
Non è più un mistero la gioia di Paolo che scrive al suo discepolo Tito: “Si è manifestata la gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo che col suo amore ci ha salvati, che con la sua misericordia ci ha rigenerati e rinnovati.
Non è più un mistero la parola del profeta che annuncia la venuta del Signore Dio, pieno di tenerezza “come un pastore che fa pascolare il suo gregge e con il suo braccio lo raduna. Porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”.
Per questo Dio conforta il popolo: “Consolate, consolate il mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme. Finalmente ha conosciuto la liberazione, quella vera, che ci fa diventare creature nuove”.
A conclusione del nostro cammino Dio si rivela: “Riconosci il mio Amato, lasciati invadere dallo Spirito, ascolta la voce di tuo Padre. Io ti consolerò sempre. Ti conduco dolcemente al mio cuore”.
Gesù, quando scelgo di rimanere solo con me stesso, indispettito con il mondo intero, in me cresce una strana aridità. Provo disagio, amarezza, insensibilità verso il tuo amore.
Mi accorgo che in me inizia ad ardere il bisogno della tua consolazione e della tua tenerezza. Mi fermo.
Prendo la testa fra le mani. Sprofondo in un desiderio nuovo. Mi rendo conto che ti sto cercano.
Gesù, io sono quello che conosci: insensato e presuntuoso, scalatore di montagne di panna montata, convinto a volte di potermi sostituire a Te. Fino a diventare ridicolo. Uno che sconvolge la verità delle cose.
Io non sono Tu, anche se ne ho la pretesa. Io sono quel povero cieco di Gerico che urla fino a farsi sentire al di sopra di ogni altra voce.
E' il momento della grazia. Ti avvicini a me per chiedermi di che cosa ho bisogno. Ho bisogno di vedere.
Gesù, desidero vedere che sei l'Amato del Padre. Colui del quale il Padre si compiace. Desidero vedere che sei l'Unto di unguento profumato da parte dello Spirito. Desidero vedere che sei veramente il Figlio amatissimo da sempre, dall'eternità.
Gesù, come diventa meravigliosa la vita. Posso soffrire e piangere. Posso rallegrarmi oltre ogni misura, posso sbagliare e ritornare sui tuoi passi. Ma la vita si è fatta meravigliosa. Condivisa con la tua, fino al punto che non sono più io che vivo, ma sei tu che vivi in me.
La dolce rivelazione del Natale è racchiusa in questo miracolo.
Gesù, per me la grotta è anche la mia casa. La mangiatoia è la custodia del mio pane. La Stella sei Tu, Luce senza tramonto.
Sarà sempre Natale, fino a quando il mistero della tua natività diventerà un'unica esperienza con la tua croce e la tua Pasqua.