TESTO Commento su Luca 18,35-43
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Lunedì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (19/11/2001)
Vangelo: Lc 18,35-43
35Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. 36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». 38Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». 39Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 40Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: 41«Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». 42E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». 43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
Dalla Parola del giorno
Incominciò a gridare: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me peccatore [...]». Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista. La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio.
Come vivere questa Parola
A proposito di questo incontro del cieco con Gesù, molti commentatori, a ragione, si soffermano sul senso emblematico della cecità come mancanza di fede. Perché, è verissimo, solo col dono della fede gli occhi interiori si aprono a intendere la realtà di Dio e la realtà dell'uomo che per lui, per la sua gioia è creato. Però c'è un altro significato da cogliere: quello di una preghiera autentica che qui prima è d'intercessione e poi di lode. Ciò che si evidenzia nel brano è il fatto che non solo il cieco grida al Signore Gesù il suo bisogno di vedere, ma persevera in questo grido e lo ripete nonostante la gente attorno lo sgridi e minacci. C'è dunque una grossa fiducia in questo poveretto che è cosciente di due cose: del suo brutto male di cecità e dell'onnipotenza di Gesù, "figlio di Davide" che significa il Messia, il Figlio di Dio promesso dai profeti. Ma la sua preghiera, appena riacquistata la vista, diventa la gratuità, lo stupore, la gioia del-la lode. Ed essa fiorisce mentre colui che ora vede ha preso subito a seguire Gesù.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, ripeterò più volte: Gesù, Figlio di Dio, fa' che io veda. E poi dilaterò il cuore in quella più spaziosa preghiera che è la lode.
La voce di Giovanni Paolo II
Le nostre comunità cristiane devono diventare autentiche scuole di preghiera dove l'incontro con Cristo non si esprime solo in implorazioni d'aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino a un vero invaghimento del cuore.
Novo Millennio ineunte, 33