TESTO Nessuno come Gesù
don Giacomo Falco Brini Predicatelo sui tetti - blog personale
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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (22/08/2021)
Vangelo: Gv 6,60-69
60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Il discorso di Gesù sul pane getta in crisi molti che lo seguono, lo avevamo preannunciato un paio di domeniche fa. Una fede che procede per attrazione, nel lungo periodo, non può che portare a galla chi lo segue per una questione d'amore e chi invece lo segue per altre questioni irrisolte, se non per qualche tornaconto. Notate l'espressione di molti discepoli davanti alle parole di Gesù: questa parola è dura! Chi può ascoltarla? (Gv 6,60) A volte qualcuno/a mi fa notare che il tale o la tale non partecipa più alle celebrazioni eucaristiche da me presiedute, “perché nella predicazione sono troppo duro”. Può darsi. È sempre mio dovere interrogarmi: sto annunciando la parola di Dio o parole mie? Sto trasmettendo il senso autentico della sua parola, il suo pensiero, o sto facendo parlare me stesso e le mie fantasie? Tuttavia, se leggo il vangelo di oggi, mi viene il dubbio che a tanti, in realtà, risultano dure le mie parole perché vorrebbero sentirsi dire altro, perché non si trovano disposti interiormente a lasciarsi sconvolgere dalla parola di Dio. Naturalmente non ne sono sicuro, meglio lasciare a Dio scrutare i cuori, essendo impegnato io stesso a lasciarmi guardare dentro da Lui.
Giovanni evangelista non esita a chiamare questa reazione dei discepoli una mormorazione. La reazione dei discepoli che stanno camminando con Gesù è la stessa reazione degli israeliti davanti alle difficoltà del cammino nel deserto. Con Gesù si impara a camminare, il che vuol dire che si impara ad aver fiducia in Lui esattamente nei momenti in cui ci chiama ad uscire dai nostri schemi, quando ci sorprende con i suoi gesti, le sue parole e gli imprevisti della vita. La fede in Gesù non è un affare semplice. È un cammino faticoso, fatto per chi è disposto a cadere di scandalo in scandalo: questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? (Gv 6,62) Ma prima ancora, è un dono da chiedere. Chi vuole entrare nel mondo della fede da un'altra strada che non sia quella dell'esperienza dell'amore di Dio, rimarrà deluso. Scoprirà infatti il Dio equivoco delle sue paure o delle proprie fantasie: per questo vi ho detto che nessuno può venire a me se non gli è concesso dal Padre (Gv 6,65). Eppure, questa sarà l'occasione propizia per convertirsi e conoscere il vero Dio, lasciandogli fare il primo passo, come ha sempre fatto e farà sempre con l'uomo.
Il vangelo ci dice inequivocabilmente che da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con Lui (Gv 6,66). Provo a declinare questa annotazione. Innanzitutto, ancora una volta, il parallelo con il popolo di Israele nel deserto: alle continue mormorazioni Israele allegava anche la nostalgia delle cipolle d'Egitto. La tentazione in cui si cade nel camminare con Dio, è quella di seguire la nostalgia della vita di prima. Una vita fatta per rassicurare la pancia e non avere troppi disturbi, dove si vola basso e ci si costruisce il proprio piccolo regno da difendere. Una vita che per il vangelo non è vita, ma ritornare indietro alle proprie schiavitù ben camuffate. E di queste forme di vita ce ne sono tante, anche in chiesa! Andare con Gesù invece vuol dire essere disposti a volare alto, rischiare la propria vita coinvolgendosi pienamente nel suo destino. Sembra che una volta S.Teresa d'Avila sia caduta dalla carrozza in un lago gelato, mentre si stava recando in una località della Spagna per una fondazione. Davanti all'ennesima sofferenza, dopo le continue persecuzioni che dovette subire, uscendo dal lago si sentì gelare dal freddo. Mentre si riprendeva seduta su una pietra, non poté fare a meno di lamentarsi col Signore: mi sono consacrata completamente ai tuoi interessi e tu mi lasci soffrire così? Mi tratti così? - Teresa, - le rispose Gesù - Io tratto così tutti i miei amici! - Ah! - soggiunse la santa - è per questo che ne hai così pochi!
Volete andarvene anche voi? (Gv 6,67) - dice Gesù rivolto agli apostoli mentre vede molti che lo lasciano. Pietro risponde a nome di tutti coloro che sono stati veramente affascinati e conquistati da Gesù. Chi lo ha incontrato infatti, non troverà nessuno come Lui, nessuno che si possa comparare a Lui, nessuno che gli ha mai parlato come Lui, nessuno che dona speranza come Lui, nessuno che fa le promesse che fa Lui, nessuno che lo ama come Lui. Gesù è l'unico a cui si possono affidare i propri sogni, perché è l'unico che non delude il desiderio di vita infinita che alberga nel cuore dell'uomo. Chi si accontenta di una vita dall'orizzonte corto, al di qua della morte, non può capire la risposta di Pietro, non conosce ancora il fuoco delle parole del Signore che ci possono portare al centro del nostro mistero, laddove, come diceva uno dei più grandi scrittori di ogni tempo, ha luogo lo spettacolo più grande: c'è uno spettacolo più grandioso del mare e della terra, ed è il cielo; e c'è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l'interno di un'anima (Victor Hugo). Dentro di noi c'è la vita eterna, ma se non crediamo a Gesù rischiamo di passare questa vita così fragile a non accorgercene.