TESTO Tu mi conduci, Signore, nel regno della vita (221)
don Remigio Menegatti Parrocchia di Illasi
XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) - Cristo Re (20/11/2005)
Vangelo: Mt 25,31-46
![](http://www.qumran2.net/scripts/commons/images/plus.gif)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature
La prima lettura (Ez 34, 11-12. 15-17) riprende una delle immagini con cui il Primo Testamento parla di Dio: il Signore si prende cura del suo popolo come il pastore del gregge. Un gregge che era disperso e lui ha radunato: si tratta della schiavitù in Egitto e dell'esilio a Babilonia. In questo gregge molte pecore soffrono e sono maggiormente bisognose delle cure del pastore. Uno dei compiti del pastore è quello di selezionare il gregge, separando pecore da capri.
Il vangelo (Mt 25, 31-46) riprende questa ultima immagine per presentare il giudizio finale; è Gesù che, come pastore buono, dona la vita per il gregge di Dio, e passa in rassegna l'umanità separando chi ha accolto le richieste d'aiuto dei loro fratelli e chi le ha rifiutate.
Salmo 22
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.
Il salmo 22 è utilizzato diverse volte nella liturgia. Proviamo a sottolineare qui un elemento che il pastore usa: il bastone e il vincastro.
Si tratta di due bastoni: un corto e nodoso, di quercia, che serve per difendersi dai briganti e dagli animali feroci e uno lungo e ricurvo per appoggiarsi nel cammino.
La sicurezza che nasce dalla presenza di questa difesa non è solo per il pastore, bensì anche e soprattutto per le pecore. Il pastore diligente è quello che non scappa di fronte al pericolo, ma difende le pecore affidate alle sue cure.
Il bastone inoltre serve per fermare le pecore, evitando che cadano in pericoli. Certamente è importante quando il pastore deve separare pecore dai capri, per gestire nel modo migliore il suo gregge. Infatti pecore e capri pascolavano spesso insieme; da qui la necessità di separarli.
Un commento per ragazzi
Quando si gioca in un gruppo numeroso, un momento importante è la definizione delle squadre: i "capitani", scelgono i compagni, chiamandoli via via, dopo aver deciso chi comincia – ed è avvantaggiato. Può succedere che non sempre tutti si mostrino soddisfatti della decisione: o perché sono scelti per ultimi, o perché sono nella squadra che consideriamo meno valida... Ma in fondo è solo una partita, e poi tutto si sistema. Ben diversa appare la scelta che non si può più cambiare, e diventa definitiva, per sempre.
Una delle immagini che torna nella prima e terza lettura è quella del pastore che separa le pecore dai capri. Questa operazione nel gregge richiama una scelta come decisone definitiva, non temporanea e modificabile.
È come venir promossi o bocciati, godere della possibilità di continuare un'esperienza, oppure esser costretti a rinunciarvi. Questa scelta da parte del "buon pastore", il Cristo, nella nostra vita non arriva improvvisa, non coglie di sorpresa. Gesù sottolinea l'importanza di essere vigilanti, attendendo il ritorno dello sposo con impegno
Ricorda che ci è affidato un dono prezioso: un talento che in fin dei conti è la nostra vita. Siamo quindi invitati a usare bene le occasioni che adesso ci si presentano come opportunità. Possiamo "allenarci" per entrare nella squadra giusta. L'allenamento consiste nel riconoscere che Cristo ci viene incontro e ci chiede qualcosa, anche se all'esterno appare una persona qualsiasi. Sappiamo già quali sono le occasioni su cui saremo giudicati e quindi se saremo degni di trovarci da una parte o dall'altra. Le pecore sono qui segno della dolcezza e obbedienza. I capri, a loro volta diventano simbolo di testardaggine, orgoglio e violenza, anche per il loro modo più aggressivo.
Chi accoglie e ama, come Cristo e per lui, entra nella gioia piena, vive una vita ricca di valore e senza confini. Chi rifiuta il fratello, e quindi si allontana da Cristo, si chiude da se stesso nella morte, nella solitudine. Quella solitudine che ha scelto non aprendo la porta a chi chiedeva un po' di attenzione. Il giudizio nascerà allora nel nostro cuore, reso capace di valutare senza veli le nostre vere intenzioni e il valore dei nostri sentimenti.
Si tratta allora di non aspettare il momento definitivo, quando non ci sarà più possibilità di scegliere da che parte stare.
Se anche scopriamo di aver compiuto scelte inadeguate, non dobbiamo spaventarci: lui è "la misericordia" e ci accompagna alla terra della salvezza, ci conduce a fresche acque.
È un pastore che non abbandona il gregge quando arriva la bestia selvatica che vuole aggredire le pecore. È il pastore buono, quello che dona la vita per noi.
Un suggerimento per la preghiera
Signore, nostro Padre, noi riconosciamo Gesù "il tuo Figlio come unico pastore di tutti gli uomini". Tu lo hai mandato a noi "per costruire nelle tormentate vicende della nostra storia il tuo regno di amore", per farci scoprire che non ci abbandoni mai al male che ci tenta di staccarci dal gregge per perderci su sentieri sconosciuti.
Noi vogliamo collaborare con Gesù a sconfiggere "anche l'ultimo nemico, la morte"; e la sconfiggiamo se viviamo con generosità quanto lui ci insegna e ci mostra come esempio.