TESTO Commento su Matteo 22,34-40

* La sorellina di due anni lasciò cadere il piccolo bracciale nell'erba del parco e mentre lo cercava, sul visetto si preparavano nubi di delusione e di pianto; ma il fratellino di quattro anni che si dondolava sull'altalena, a 50 metri di distanza, si precipitò con mossa sicura, afferrò il bracciale nell'esatto punto dove era nascosto tra l'erba e lo porse alla sorellina. Un sorriso radioso lo ringraziò. Il gesto del fratellino è un gesto di vero amore: e non solo perché ha trattato la sorellina come se stesso (lui avrebbe ben voluto che qualcuno gli trovasse il tesoro smarrito) ma perché ha agito con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente. Il giorno prima il piccolo aveva reso noto alla nonna che loro due erano nati nella "stessa pancia", per la precisione (i bambini sanno essere molto precisi!) nella pancia della mamma. Noi immaginiamo che tra la "notizia" inglobata nella sua mente ed il suo gesto, ci sia un nesso: il piccolo non tratta la sorellina semplicemente come un altro sé, ma come figlia della stessa madre.

* La ama con tutta la mente: sta giocando, ma in quel momento la sua totale attenzione è rivolta a lei, tant'è che va a colpo sicuro tra l'erba; la ama con tutta l'anima e cioè con il desiderio di farla felice, di non lasciarla piangere, le sue lacrime gli hanno preso l'anima; la ama con tutto il cuore e cioè con la decisione del suo io, proprio dal punto più alto della sua libertà (avrebbe potuto ignorare il tutto e continuare a giocare). Ebbene, Dio vuol essere trattato così; e non in astratto, bensì nella persona dei fratelli e delle sorelle. L'amore verso i fratelli è simile (cioè della stessa qualità!) all'amore verso Dio ed uno non può stare senza l'altro.

* Fermiamoci un attimo: chi è quel Dio che ci comanda di amarlo (amerai suona imperativo con implicito l'idea di dovere: devi amarmi)? Noi umani ci proviamo a dare simili stranissimi comandi: "devi volermi bene", dice una lei ad un lui o viceversa, ma di solito non otteniamo l'effetto desiderato, poiché ordinare un sentimento è paradossale (vedi il nostro vangelo degli affetti in "Interno familiare secondo Luca" ed. San Paolo). Il Dio che ci comanda di amarlo è un Dio che ci ama: ma non vuole sentimentalismi e batticuore, vuole un'azione d'amore che non lascia fuori di sé nulla... Non la mente, perché egli ci chiede di essere attenti a lui, di avere il pensiero fisso in lui; non l'anima, poiché egli vuole che aspiriamo a lui, aneliamo a lui come al senso vero della nostra vita; non il nostro cuore poiché vuole essere scelto in libertà, a costo di aspettare i nostri andirivieni con "pazienza biblica". Una simile azione d'amore ha una specie di prova sul campo: come tratti i figli dello stesso Padre. Il nostro piccolo non ha fatto solo sentimentali dichiarazioni d'amore alla mamma; poiché ha agito così con la sorellina, la madre è amata e lui è intero cioè sperimenta unità di cuore, di anima e di mente. E ci guadagna! I Suoi comandi, infatti, sono per la nostra gioia.

Commento a cura di Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini.

Tratto da: Interno familiare secondo Matteo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2003