TESTO Accogliere Cristo, il Signore
don Roberto Rossi Parrocchia Regina Pacis
XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (04/07/2021)
Vangelo: Mc 6,1-6
1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Approfondiamo La nostra vita di fede, sostenuta dalla parola di Dio. Gesù agli apostoli dice “Perché avete paura? Non avete ancora fede?” A Giairo che ha chiamato Gesù per toccare e sanare la sua figlia malata, dice:“Non temere, tu continua solo ad avere fede”. Alla donna, guarita del suo male, che ha toccato il lembo del suo mantello, dice: “La tua fede ti ha salvato, va in pace, sei guarita dal tuo male”. Sono tanti i motivi perché noi abbiamo ad aprirci sempre di più alla fede, a questa luce di Dio che illumina il cammino, le gioie, i problemi della nostra vita. Ma ci sono sempre gli ostacoli, molto umani e mondani, che bloccano e impediscono di accogliere Dio, di sentirlo vicino, di affidarsi a lui, senza pensare che da Lui proviene tutto per noi. E' quanto viene presentato nel testo del Vangelo di questa domenica. C'è la meraviglia e lo stupore dei cittadini di Nazareth davanti a quello che vengono a sapere di Gesù; atteggiamenti che non aprono alla fede ma portano al rifiuto di quel loro concittadino, che sentivano troppo uguale a loro, per accettare che fosse un inviato di Dio, la presenza di Dio, il Dio in mezzo a loro. Lo cacciano fuori e Gesù si meraviglia della loro incredulità e non potè fare nessun miracolo in mezzo a loro, soltanto guarì alcuni malati, perché i malati sanno sempre aprirsi al Signore.
Possiamo ripensare ad alcuni testi della Bibbia. L'evangelista Giovanni, all'inizio del suo Vangelo, scrive così: “La luce viene del mondo ma le tenebre hanno cercato di oscurarla, il Figlio di Dio è venuto nella sua casa, ma i suoi non lo hanno accolto”. Ecco il dramma dell'umanità di allora e di sempre, quando non riesce ad accogliere Dio. Gesù racconterà la parabola degli invitati alle nozze, cioè alla partecipazione alla sua grazia, al suo regno. Gli invitati non accolgono l'invito, prendono delle scuse, non si aprono a Dio: uno dice ‘ho comprato un campo devo andare a vederlo', un altro ‘ho comprato un paio di buoi, devo andare a provarli', un altro ‘mi sono sposato, quindi non posso venire'. Come è sempre pericoloso l'attaccamento alle cose materiali, ai propri interessi, ai propri progetti! Quelle persone avrebbero potuto dire: ‘sì, veniamo a ringraziarti per tutte le cose che ci hai dato, per le scelte importanti che abbiamo potuto realizzare'. C'è anche il testo di Giosuè, quando, dopo aver condotto il popolo nella terra promessa, parla ai suoi, dicendo: “Quando sarete nelle vostre case ed esse saranno piene di ogni bene, guardatevi dal dimenticare il Signore. Quanto a me e alla mia famiglia, noi scegliamo di servire il Signore!” Possiamo chiederci: “Perché facciamo fatica ad accogliere Dio, perché nella nostra società, nella vita dell'uomo, c'è questa fatica, questa chiusura, questo rimanere tante volte indifferenti a ciò che è fondamentale?”
Certamente c'è l'antica e sempre presente tentazione dell'autosufficienza, del sentirci padroni ‘noi' della vita; invece se ci pensiamo bene, non siamo padroni neanche di un minuto, di un respiro della nostra esistenza. C'è una vita ingolfata nel consumismo e nella ricerca di tante cose materiali, aolute come speranza di felicità. E invece molte volte la tolgono. C'è una incapacità a costruire un rapporto sereno fra cultura, religione, scienza, fede. C'è il miraggio di essere più felici senza Dio, l'illusione di poter sviluppare meglio le proprie cose senza il Signore.
Ma sarebbe come dire che io posso costruire la mia vita e le mie azioni, i miei interessi, senza il sole. Ma se non ci fosse il sole non ci sarei neanch'io e nessuna delle mie cose. È proprio il sole che dà la possibilità di tutto. Possiamo davvero sentire e pensare Dio come il sole della nostra vita, il sole dell'universo. Il sole non mi toglie nulla, mi da la possibilità di tutte le cose della mia esistenza. Dio non mi toglie nulla, mi da la possibilità di tutto: questo è l'amore di Dio per noi. Ci sono anche i grandi interessi mondani, delle ideologie, dell'economia, della comunicazione... che condizionano e cambiano la testa e tante volte sono in lotta con i valori e la presenza di Dio e costruiscono un'umanità nel peccato, nel male gli uni verso gli altri, lontani dal progetto di Dio. Non possiamo dimenticare che nelle tentazioni della fede c'è anche l'opera del maligno. Il nemico che porta via il buon seme, che semina la zizzania, che vuole rovinare il buon seme della parola di Dio, della fede, della vita. Abbiamo bisogno di implorare la fede per noi e per tutte le persone. Ringraziamo il Signore del dono della fede, piccolo o grande che sia nel nostro cuore; vogliamo aprirci a Gesù il Signore, vogliamo accoglierlo, aogliamo lasciarci salvare, illuminare, sostenere dal suo amore, della sua presenza, dalla sua grazia.