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TESTO Pietre d'inciampo

don Angelo Casati   Sulla soglia

IV domenica dopo Pentecoste (Anno B) (20/06/2021)

Vangelo: Mt 22,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Non so se per l'età o se per inadeguatezza. So però che camminavo nelle parole di questa domenica con la sensazione a volte di inciampare. Come se di tanto in tanto dovessi fare i conti con pietre di inciampo. A volte mi si apriva una fessura che mi faceva sognare, altre volte una che mi intimoriva. E mi prendeva desiderio di disseppellire frammenti di senso. Solo frammenti che voi avrete l'arte di ricomporre. Sino al desiderio - lasciatemi dire - di disseppellire Dio. O, se volete, la vita, il senso della vita. Può forse provocare stupore questa espressione "disseppellire Dio". Ma vi sembrerà forse meno bizzarra se andrete a scoprire a chi Gesù rivolge la parabola: ai capi dei sacerdoti e ai farisei. A un mondo religioso che, cosciente o no, ha finito per seppellire Dio. Il Dio dei padri, che era un Dio per la vita, un Dio che vuole la felicità per i suoi figli, un Dio che pensa al suo regno come una tavolata in cui si celebrano le nozze tra Dio e l'umanità, il Dio dei padri, era stato sepolto sotto una gragnuola di pietre e al posto di Dio si erano installati loro: "Sulla cattedra di Mosè" - dirà Gesù di li a poco - "si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito" (Mt 23,1-2).

Gesù era venuto per rimuovere le pietre che soffocavano il nome di Dio, per parlare di un Dio delle nozze, del regno della fraternità che si accende ai volti. Ebbene, andava fermato: per gli uomini della religione sarebbe stato il fallimento dei loro sogni di potere. A loro interessava altro. E' scritto: "Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero". Leggo e inciampo nei versetti: sarei tentato di dire che non è possibile, che è una esagerazione ipotizzare che dietro un rifiuto a nozze si arrivi a uccidere. Incespico, ma poi mi si riaffacciano pagine di storia. Che raccontano di profeti perseguitati e uccisi. E non era forse quello che stava ora per capitare a Gesù, il profeta dei tempi nuovi? Il suo tentativo di disseppellire Dio sarebbe sfociato, di lì a pochi giorni, nella sua morte di croce.

Il profeta dei tempi nuovi è dunque un pericolo pubblico per coloro che hanno disegni di potere, che sognano non il popolo dei liberi, ma degli ossequienti. La gente avvertiva la distanza negli occhi del rabbi di Nazaret, la gente aveva intravvisto che suo sogno era ci fosse felicità per tutti e nessuno capo chino, tutti capo rialzato. Lui non solo annunciava banchetti ma li creava, si faceva invitare, quasi fosse per lui una delle immagini più eloquenti, più evocative del suo sogno. Non gli avevano forse sorpreso emozione negli occhi il giorno che, stesi a migliaia sull'erba verde del prato, c'era stato pane per tutti e nei suoi occhi videro tenerezza pure per i frammenti. "Raccogliete i pezzi avanzati": disse al morire del giorno sul monte. Il suo modo di dire Dio era che nessuno, niente fosse scartato. Creava banchetti sulle erbe e si faceva invitare da peccatori. "Zaccheo" - disse al piccolo di statura, avvistato tra le fronde di un albero - "oggi devo fermarmi a casa tua". E, di ritorno, il coro velenoso degli ossequienti: "E' andato ad alloggiare dai peccatori". Disseppelliva Dio. Scrostava da appesantimenti di secoli l'affresco.

Qualcuno potrebbe evocare quale pietra di inciampo le immagini di distruzione della parabola o quella dello zolfo e del fuoco su Sodoma e Gomorra. Ma quelle immagini non mi possono raccontare un Dio rabbuiato da ira, con propositi distruttivi, non mi cancellano dagli occhi il Dio dei banchetti. Mi sembrano raccontare forse da che cosa si origina la distruzione del mondo. Dalla mancanza di ospitalità, dall'interesse, dal potere, dal dominio, scelti come orizzonte e criteri di vita. Per altro non finirà di affascinarmi una immagine della parabola, quella di un Dio che, anche a fronte di insuccessi, non si frena nel suo sogno di riempire la sala. Il sogno è la sala piena: "appassionati a tutti e a tutto". In questo senso mi fa pena l'uomo che nella sala spicca per un atto di distanziamento dagli altri. Che non è certo questione di vestito, ma questione di distanziamento del cuore, della vita. Pietre di inciampo che chiederebbero soste e riflessioni sono disseminate per tutta la Bibbia, e certamente nella vita. Il racconto della Genesi oggi - solo che se ne legga la citazione si capisce - ha subito tagli.

Io vorrei spendere una parola per Abramo. Anche perché di lui è stato cancellato il racconto della sua intercessione e io vorrei concludere facendone memoria. Il racconto liturgico terminava oggi con una immagine di Abramo a dir poco commovente. Ecco le parole "Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato alla presenza del Signore; contemplò dall'alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace". Mi sembra di vedere - perdonatemi - lo sguardo dolente di Abramo, il viso colmo di una pietà infinita. Non era stato proprio lui a mercanteggiare con Dio perché zolfo e fuoco non incendiassero la città, gli abitanti e la valle? Ricordate? "Forse" dice a Dio "si troveranno cinquanta giusti nella città". E poi giù giù: "Forse quaranta, forse trenta, forse venti, forse dieci...". Pietra di inciampo sacra il volto dolente, colmo di pietà di Abramo.

Di lui Dio dirà: "In lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra". Non sarà che la terra riceva una benedizione ogni volta che il cuore di qualcuno, gli occhi di qualcuno, sono inteneriti da passione e compassione? Come quelli di Abramo.

 

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