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TESTO Chi ha Gesù, ha una marcia in più!

don Domenico Bruno   annunciatedaitetti

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (13/06/2021)

Vangelo: Mc 4,26-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 4,26-34

26Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».

30Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

33Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

“Non valgo niente”, “sono uno dei tanti”, “nessuno crede in me”, “figurati se scelgono proprio me”...

Sono frasi che ricorrono spesso tra i giovani ma anche tra i più grandi. È il rischio che corre chiunque si senta parte della folla informe. Nel Vangelo di oggi (cfr. Mc 4,26-34) Gesù si rivolge proprio a quella folla caotica, spersonalizzante e svilente che non ti permette di emergere, ti conforma e soffoca ciò che ciascuno ha di originale.

Si salva solo chi ha un carattere forte e trova il coraggio di staccarsi e prendere in mano la propria vita riconoscendola come dono e distinguendosi facendo emergere le proprie qualità. Però, questa domenica Gesù si rivolge anche a coloro che non hanno quella forza e li invita a cercare quel carattere originale e bello che il Padre ha messo dentro ciascuno.

Il Signore ci ha fatti a sua immagine, quindi ricchi di doni e di bellezza. Sta ad ognuno coltivare questa immensità interiore. Non può dirsi figlio di Dio colui che non aiuta l'altro a vedere il bene dentro si sè, né chi chi non Aiuta l'altro a sentirsi guardato in modo particolare, apprezzato per quello che è. Questo mancato aiuto porta a una morte interiore nel pieno della vita.

Questo significa la parabola di oggi: il regno di Dio è come un uomo che getta il suo seme nella vastità del suo campo. Ogni seme cresce e germoglia e quando arriva il frutto se non viene raccolto si perde seme e frutto. E quel campo sarà pieno di frutti morti.

Ogni uomo di Dio deve avere gli occhi puri e meravigliabili, come quelli di un bambino, capaci di vedere il divino che traspare dal fondo di ogni essere (cfr. P.T. De Chardin).

- mi impegno a far emergere il meglio nelle persone che ho accanto?

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