TESTO Commento su Rm 4,13
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Sabato della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (15/10/2005)
Brano biblico: Rm 4,13

«8Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; 9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
11Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, 12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
Dalla Parola del giorno
Non infatti in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede.
Come vivere questa Parola?
Voi – dice l'apostolo Paolo rivolgendosi ai cristiani di Roma - diventate eredi di Dio non perché osservate la Legge, ma perché credete come Abramo, che "ebbe fede sperando contro ogni speranza".
A quale legge si riferisce l'Apostolo? Senz'altro alla legge mosaica: i dieci comandamenti, anzitutto, ma poi – accanto ad essi – all'insieme della legislazione cavillosa che, nel tempo, era diventata una vera e propria parodia di fedeltà. Una maschera d'ipocrisia, che Gesù stigmatizza senza mezzi termini rimproverando aspramente gli scribi: «Guai a voi, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!» (Lc 11,46).
La fede in Cristo è dunque l'unica vera alternativa possibile al giogo opprimente della legge che schiavizza e uccide. Vivere di fede, come Abramo, è apertura all'infinito provvido amore di un Dio che è entrato nella morte per darci vita, riversando su tutti e su ciascuno il dono della grazia. Grazia liberante che rigenera e strappa alla paura di non farcela e al timore di perdere: sintomi inquietanti di un'angoscia esistenziale sfocia nella frantumazione del cuore mentre dà lo sfratto a Dio.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo al Signore di liberarmi dalla presunzione – sempre lì in agguato nel cuore - di dovermi salvare con le mie sole forze. Questa la mia preghiera:
Aiutami, Signore, a credere che il perno attorno a cui si muove la mia vita sei Tu, che mi raggiungi continuamente con l'abbondanza della grazia. Tu, e non io, con il mio inquieto affannoso tentativo di diventare migliore, schiavo di un volontarismo orgoglioso e zuppo di presunzione.
La voce di un filosofo spiritualista francese
E' il coraggio che fa i santi; e il coraggio non è nient'altro che la fiducia in una grazia che viene dall'alto e che è sempre presente, anche se noi non sempre sappiamo aprirci ad essa.
L. Lavelle