TESTO Commento su Giovanni 14,15-20
don Walter Magni Chiesa di Milano
Pentecoste (23/05/2021)
Vangelo: Gv 14,15-20
«15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».
A Pentecoste la scena se la prende tutta lo Spirito Santo. E così Lo invoco: “O Santo Spirito di Dio, che sei come una mano cava, su cui viene a posarsi il Padre e il Figlio, dona anche a noi il grande dono della recettività, la grande pazienza dell'attesa: e che la nostra vita sia calda e accogliente come un nido, entro cui Dio possa deporre la sua Parola” (Adriana Zarri).
Dio che sta in principio
E chi sei davvero? Sei Colui che sta al principio di tutto, all'inizio di ogni cosa: Colui che viene prima di tutto. Come anche dice la Genesi: “la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (1,2). In questo senso lo Spirito è Colui che viene prima di ogni cosa. Prima anche del big bang, dovremo dire agli scienziati. Prima della nostra intelligenza. Egli è Colui che principia ogni forma di esistenza. “Soffio di vita, forza di Dio”. E tutta quella vitalità che ci abita, che ci fa essere quello che siamo, è nel suo inizio tutta opera Sua. Come ancora dice la Scrittura parlando della creazione dell'uomo, in quel sesto giorno del tempo: “allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente” (Gn 2,7). Siamo impastati del fiato di Dio, del soffio dello Spirito da sempre. E anche volendo fare un salto nella storia, là dove anche Gesù è iniziato, la scoperta diventa unica e strabiliante, fuori da ogni nostra capacità di calcolo e di misura, perché anche Gesù, il Figlio di Dio, è sempre opera Sua, dello Spirito santo. Come recita il Credo: “e fu concepito per opera dello Spirito santo”. Così si spiega e si comprende il senso del parlare di Gesù, di tutto il Suo operare. Quella capacità di donarSi senza misura. Come amore infinito, che “avendo amato i suoi li amò sino alla fine” (Gv 13,1) e pure il fatto che, mentre stava morendo sulla croce, “emise lo Spirito”, come dono ultimo fatto al mondo e alla Chiesa che sempre la rigenera e lo custodisce.
Lo Spirito di Gesù
La Parola di Dio, tuttavia, non fa teorie su come opera lo Spirito. Piuttosto se Lo scolpisce con delle immagini ad effetto. Gesù stesso era stato preso dall'idea del vento: "Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito" (Gv3,6) come anche da quella del fuoco: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49). Oppure Gesù ci ha parlato di Lui con alcune parole intense, come Consolatore, e capace di verità: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza” (Gv 15,26s). Immagini che il Libro degli Atti confermerà, incastonandole nel suo racconto: “Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, i discepoli si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo”. Consapevole lo stesso Gesù che poi uno soltanto è lo scopo di tutto questo soffiare e accendere dello Spirito nei Suoi discepoli e in ciascuno di noi: ridire, ricomporre all'infinto continuamente Gesù, il Figlio di Dio. Aiutandoci a ripetere le Sue stesse parole, il Suo modo di agire, il Suo stile d'amore donato. Senza più calcoli, senza confini. Insegnandoci, quale Maestro interiore, ad essere semplicemente cristiani. Di Gesù Cristo, Suoi.
“Del tuo spirito, Signore, è piena la terra”
Una antifona della liturgia di Pentecoste recita: “del tuo Spirito, Signore, è piena la terra”. Siamo chiamati oggi a saper fiutare, intercettare il vento dello Spirito, là dove soffia ancora. Non solo distribuire sacramenti, mettendoci poi come Chiesa a discutere come e a chi li possiamo dare, quanto saper discernere i sussulti e i gemiti che ancora lo Spirito grida in questo mondo. Come quando, agli inizi del Vaticano II, Giovanni XXIII invitava la Chiesa a discernere con urgenza i segni dei tempi (Humanae Salutis, 25/12/1961). Una poesia di Angelo Casati dice: “Come barca in rada / vele afflosciate / annuso il vento / E urlo, ai compagni a riva, / soci di sconfinamento, / il sogno dell'azzardo”. E così ci sarà dato, di stupirci nello scoprire che in fondo non dobbiamo proprio inventare niente, ma riconoscere piuttosto che lo Spirito c'è sempre stato e ancora oggi c'è ed opera. “Lo Spirito c'è, opera dappertutto, c'è e opera prima di noi, meglio di noi, più di noi. Una delle tentazioni più sottili e perfide del Maligno è quella di farci dimenticare la presenza dello Spirito, di farci cadere nella tristezza come se Dio ci avesse abbandonato in un mondo cattivo, con il quale lottiamo ad armi impari, perché l'indifferenza, l'egoismo e la dimenticanza di Dio hanno a poco a poco il sopravvento” (Carlo M. Martini, 1997). Noi, dunque, crediamo che il bene è più forte del male e la speranza più grande della disperazione. Imparando a dissotterrare lo Spirito dai cuori più provati e affranti, ripetendo senza fine questa convinzione: “Del tuo spirito, Signore, è piena la terra!”.