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TESTO Commento su Giovanni 17,11-19

don Michele Cerutti

VII domenica T. Pasqua (Anno B) (16/05/2021)

Vangelo: Gv 17,11-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.

12Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. 13Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 14Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

15Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. 16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità.

La storia della salvezza è passata anche attraverso il peccato ed il tradimento. Giuda Iscariota preso dalla paura, per aver venduto per pochi denari il Maestro, si impicca e questo sappiamo essere cronaca del Venerdì Santo.
Alla luce dell'evento pasquale la Comunità degli Apostoli va spronata a vincere le paure e i timori. I Vangeli ci dicono che erano rinchiusi per timore dei giudei.
Il progetto di Dio deve andare avanti e si procede alla sostituzione del posto mancante.
Viene scelto Mattia.
L'onda lunga della salvezza non trova ostacoli e subito si pone in movimento per cercare di raggiungere gli uomini e le donne di ogni tempo.
Su tutti i suoi apostoli si eleva la preghiera. Prego per te, aveva detto a Pietro, perché non vacilli nella fede e tu possa confermare i fratelli.
Questa preghiera si estende anche agli altri e prosegue su ciascuno di noi che in forza del Battesimo siamo chiamati al suo discepolato.
La preghiera di Gesù, quella sacerdotale, così come la definiscono gli studiosi, che si esprime in questi versetti, tratti dal capitolo 17, sostiene coloro che sono chiamati al suo discepolato a vivere le realtà del mondo volgendo lo sguardo verso la meta.
Gesù sa benissimo che quello che tra poco capiterà porterà negli apostoli il rischio della dispersione e per questo prima di affrontare la prova del Calvario eleva al Padre questa supplica perché coloro che lo hanno seguito. non si disperdano.
Il Signore ogni volta che si accinge a compiere qualcosa di importante cerca l'intimità con il Padre nella preghiera e questi non lascia cadere la preghiera del Figlio.
Gli apostoli si riuniranno nel Cenacolo e su di loro scenderà lo Spirito Santo, ovvero quel fuoco che unisce e crea le condizioni che tutti siano un cuor solo e un'anima sola.
Questa preghiera ora si estende a tutti noi perché in mezzo alle difficoltà della nostra vita non ci sentiamo mai smarriti.
Il frutto dell'intimità tra il Figlio e il Padre abbiamo lo Spirito Santo che ci viene affidato proprio per non sbandare tra le intemperie.
La grande preghiera sacerdotale mette in evidenza la capacità di Dio di conoscerci.
Lo esprime bene il salmista in questi versetti che la liturgia ci propone.
Siamo conosciuti più da Lui e la Sua conoscenza arriva prima della nostra nei suoi confronti.
Dio non ci lascia soli ci offre il Figlio per mostrarci fino a che punto ci ama perché non solo si incarna diventando uno di noi, ma poi il suo amore si fa dono stesso sulla Croce e sapendo che rischiamo di perderci senza di Lui ci offre lo Spirito Santo perché il nostro camminare non sia stanco e affaticato, ma pieno della Sua presenza.
Non solo ci offre una realtà per ripararci e trovare ristoro ovvero la Chiesa con i suoi pastori.
Si conclude il tempo Pasquale con questa immagine di un Dio che morte, risorto e asceso al cielo non vuole che camminiamo come orfani e la liturgia sembra proprio presentarci un quadro nel quale ormai siamo anche noi inseriti.
Una Chiesa che cammina con i suoi pastori rappresentati oggi negli Atti da Mattia, un Gesù che prega il Padre perché non faccia venire meno la Sua presenza nel nostro pellegrinare ed è anticipo del grande dono fatto ai credenti che è lo Spirito Santo e a noi il compito di elevare la gratitudine bene espressa nel salmo e l'invito ad annunciare sullo stile che Paolo consegna all'apostolo Timoteo.
In poche righe consegnate dall'apostolo delle genti ci vengono forniti i punti nevralgici della nostra fede che sono espressione del Dio che è amore e che noi non possiamo trattenere per noi, ma che abbiamo la responsabilità di annunciare al mondo e in particolare a quello che ancora non lo conoscono

 

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