PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Testimoniare è raccontare...

don Angelo Casati   Sulla soglia

VI domenica T. Pasqua (Anno B) (09/05/2021)

Vangelo: Gv 15,26–16,4 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,26–16,4

26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

1Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. 2Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. 3E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. 4Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto.

Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi.

A creare sussulto oggi, nel cuore e nei pensieri, è una parola che ricorre nei testi, la parola "testimonianza", "dare testimonianza". L'ho trovata nelle lettura degli Atti degli Apostoli: Paolo dà testimonianza davanti al re Agrippa. Rivolto a lui dice: "Con l'aiuto di Dio, fino a questo giorno, sto qui a testimoniare agli umili e ai grandi". Sto... a testimoniare, a dare testimonianza. E Gesù ai discepoli nel vangelo: "Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio". "Date testimonianza, perché siete con me fin dal principio".

Perdonate, c'è come una connessione, la testimonianza viene dall'essere stati con lui". Nasce quasi come un'urgenza dall'essere stati con lui. Affascinati da lui. C'è di mezzo una passione, e tu vuoi raccontare. So che i teologi più accreditati avrebbero da ridire su quello che vi sto dicendo, su una mia discutibile sostituzione. A voi però lo posso dire: Io al verbo "testimoniare" - che ha subito nel tempo una sorta di riduzione, ridotto al significato di fare dichiarazioni per Gesù e il suo vangelo - sarei tentato qualche volta di sostituire il verbo "raccontare".

Perché, vedete, si può anche proclamare dogmi, ma ad occhi spenti, senza passione, come se si trattasse di formule del catechismo. Paolo - lo abbiamo sentito - dà testimonianza raccontando. Raccontando quanto è avvenuto a lui sulla strada verso Damasco. Riascoltiamo: "Verso mezzogiorno vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. Tutti cademmo a terra e io udii una voce che mi diceva in lingua ebraica: "Saulo, Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te rivoltarti contro il pungolo". E io dissi: "Chi sei, o Signore?". E il Signore rispose: "Io sono Gesù, che tu perséguiti. Ma ora àlzati e stà in piedi; io ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto di me e di quelle per cui ti apparirò". Per costituirti ministro e testimone".

Testimone dopo una visione che gli aveva abbagliato gli occhi. Testimoniare - voi mi capite - raccontando. Raccontando quello che è accaduto. E non è sempre - dobbiamo dirlo - lo stesso accadimento. A noi non è accaduto di stramazzare a terra da un cavallo per bagliore negli occhi. A noi non accade, per lo più, di avere visioni. Accade - ed è la cosa che conta - di essere come toccati nel cuore. Al punto che davanti alla ipotesi di andartene da Gesù - da Gesù, non dico dalle pratiche religiose - ti sentiresti un po', penso tanto, tremare il cuore. E dove? Dove troverei la luce, la passione, la follia d'amare che trovo in lui? E nasce il racconto. E ci sono mille modi di raccontare.

Una cosa però ti appare evidente: che raccontare è diverso da enunciare dogmi. Cambiano gli occhi, cambia la voce: tu vedi la differenza tra gli occhi di racconta e gli occhi di chi enuncia. C'è un brivido che tu sorprendi in chi racconta. Anche le parole non sono una cantilena stanca e monotona, anche la voce si accende. Vorrei subito aggiungere che il primo racconto, la prima testimonianza, è la persona. E' con la tua persona, con il tuo modo di vivere, con il tuo sguardo sulla vita, che tu racconti, dai testimonianza di Gesù. Il vero grande testimone, il testimone bello, fu Gesù: lui ci raccontò il Padre. Ma come? Con il suo modo di guardare la vita, di vivere, di vivere e di morire. Lui raccontava Dio con i suoi gesti che rialzavano, liberavano, facevano respirare, facevano sognare.

Vorrei anche dire che la parola "testimoni", "essere testimoni" non disegna altezze inavvicinabili o luoghi deputati alla testimonianza. Disegna il nostro vivere quotidiano. Disegna uno sguardo sulla vita. E mi fa dire, fa dire a tutti noi, oggi e sempre, un grazie di emozione per coloro che abbiamo incontrato sul cammino, con cui ci siamo accompagnati e ci hanno raccontato di Gesù con la lucentezza della vita, degli occhi, delle mani, dell'amicizia, dell'amore. Ho pensato così che essere chiesa non è essere in una organizzazione, ma sentirsi insieme in questa passione per Gesù, per il vangelo e sentire la bellezza di avere questo sguardo, il suo, sulla vita e avere come compagni di viaggio, donne e uomini che condividono questo sguardo.

Mi ha fatto molto pensare un passaggio di un messaggio ricevuto in questi giorni da una amica. Le era capitato di incontrare, tempo fa, per strada una povera donna, derelitta, smarrita, ai margini. Avrebbe potuto passare oltre, come il sacerdote e il levità della parabola. Si è fermata. Non è riuscita ad abbandonarla a se stessa, voleva metterla in sicurezza, restituirle dignità e autonomia. Non è stato facile. Ora, con l'aiuto anche di altri, quella donna vive al caldo, in una casa pulita, con la possibilità di alcune ore di lavoro. Io penso che siano numerosi i gesti di coloro che si fermano e non passano oltre. Spesso sono segreti, sono compiuti nel silenzio, per fedeltà al sottovoce del vangelo e quindi, lontani dal suonare in piazza le trombe. Ve ne ho parlato, ma rimane la segretezza.

Perché ve ne ho parlato? Perché a colpirmi nel racconto fu un passaggio in cui questa amica mi confidava quanto sia prezioso non sentirsi soli quando si cerca (tra virgolette) di "cambiare il mondo". E si cerca di cambiarlo perché si ha uno sguardo diverso. Si sente allora il bisogno di avere qualcuno vicino che conosca quello sguardo, che abbia lo stesso sguardo, qualcuno che, come te, sia contro i distanziamenti del cuore. Se questo accade, per te è come sentirti confermato in ogni azione d'amore azzardata, approvato in ogni follia di compassione. Si ha bisogno di sentire che non siamo i soli a guardare la vita così. Chiesa è questo camminare insieme, cercando di avere uno sguardo diverso sul mondo. Lo sguardo di Gesù. E avere la sua arte di far fiorire.

Mi riviene al cuore una poesia che amo, di Pablo Neruda. Anche questa mi è stata ricordata da un'amica. Ci auguriamo l'arte di far fiorire. Eccola: "Ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che con la meraviglia e l'incanto negli occhi la legga e gliela racconti".

Con la meraviglia e l'incanto negli occhi.

 

Ricerca avanzata  (54738 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: