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TESTO Nell'abbuiarsi del cielo

don Angelo Casati   Sulla soglia

III domenica T. Pasqua (Anno B) (18/04/2021)

Vangelo: Gv 14,1-11a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».

5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

Un po' sempre il mio è un andare rapsodico, vado con scuciture, oggi in modo particolare commentando il brano del vangelo di Giovanni. So per certo, che voi avete arte di cucire e immagino cuciture. Ecco le mie piccole scuciture. Inizio dal turbamento dei discepoli. Che fossero turbati, che il loro cuore fosse turbato, lui, Gesù, glielo leggeva negli occhi. Siamo ancora nella stanza al piano superiore. Era quasi notte e i turbamenti la notte non fa' che ingigantirli.

Era la sera dell'ultima cena. E come poteva non creare turbamento quel parlare misterioso? Un poco ancora lo avrebbero visto, poi lo avrebbero cercato ma invano. E, dove sarebbe andato, a loro sarebbe stato precluso andare. Cercare e non trovare. E poi quel distanziamento. Penso a quante donne e uomini hanno attraversato in questi mesi il turbamento, la notte della stanza al piano superiore. E lui tentò - perdonate se dico "tentò", perché, se leggo bene, non furono rasserenati neppure i discepoli del tutto - tentò di far luce su quel buio che di lì a poco avrebbe riempito il cielo alla tre del pomeriggio del venerdì che noi chiamiamo santo.

Tentò con un'immagine: "Vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi". E' quello che mi vado dicendo ogni volta che mi sento snocciolare i numeri dei morti in questi giorni: "Lui ha compassione degli occhi in pianto, so che gli si inumidiscono, sì anche a lui". Poi mi dico: "E' venuto ancora, li ha presi con sé, li ha portati dove è lui". Anche se - ve lo confesso - non mi passa del tutto il turbamento e un po' gli occhi mi rimangono umidi.

Mi intrigano le parole: "Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto"? Si parla di dimore. Dimorare, cioè là dove stai a lungo. Dove stai con il cuore. Si parla di casa. E mi vado sempre chiedendo perché riguardo l'aldilà è cresciuta a dismisura fino a diventare prevalente l'immagine di un anfiteatro o qualcosa di simile, con cerchi di spettatori immobili. Ma così scompare la casa che non è un regno di spettatori. Casa, ci si guarda, e, come a tavola, ci si perde negli occhi gli uni degli altri, si esce e si fa ritorno. Luogo di cene.

E mi viene spontaneo pregare:
Dalla povera soglia
del mio avvistamento
busso alle finestre

della tua cena

Devo confessare che, anche pensando a case e dimore, non riesco a pensarle come fossero monoliti, insomma come se fossero in un "non luogo" e non vivessero della vita che pulsa intorno alle case: e acqua e sole, e aria e alberi e animali. Non aveva pensato a tutto questo, per l'uomo e la donna, Dio nei lontani giorni della creazione? E non un sole immobile - mi dico -. Forse perché io amo anche le ombre. Forse anche per questo un giorno, passando dalla contemplazione di un cielo a quella di un altro, mi venne di pregare Dio che nella terra nuova, sotto cieli nuovi, mi lasciasse anche il dono delle ombre:

E non sia
l'impercettibile fruscio
del mio fiato
a violare
il silenzio stupito
di questo lento
intenerirsi del cielo
come nascita da grembo,
primi passi
tra le ombre
e la punta minima di un aurora.
E se sarà un giorno
luce piena nel tuo regno
non negare, Dio,
a questi poveri occhi
il crepitare segreto delle ombre.
Abito città
dove il sole è sempre

già alto.

Ora l'ultima scucitura. Mi sono fermato con sussulto, come penso voi, alle parole di Gesù: "Vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi". Mi sanno di promessa e hanno il colore dell'amore. Come un patto di amore, in mezzo a tante, forse troppe, nostre scolorite parole. Mi hanno riportato al cuore le parole di una donna straniera dell'Antico Testamento e la storia affascinante di Rut. Noemi, la suocera di Rut, morti i due figli in terra straniera, decide di rimpatriare. Non ha più senso per lei abitare nella terra di Moab.

Insiste con le nuore che rimangano nella loro terra, ma una delle due, Rut, è irremovibile, non si piega all'insistenza di Noemi. Risponde con parole che dicono patto, dicono amore incondizionato, dicono desiderio di non perdersi, dicono passione di accompagnarsi, parole di una tenerezza ingualcibile. Eccole: "Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch'io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu, morirò anch'io e lì sarò sepolta" (Rt 1, 16-17).

Come dicesse: "Dove sarai tu, sarò anch'io". E Gesù: "Dove sarò io, sarete anche voi". Pensieri scuciti che attendono cuciture, le vostre.

 

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