PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento a Mt 22,15-21

Suor Giuseppina Pisano o.p.

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/10/2005)

Vangelo: Mt 22,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,15-21

In quel tempo, 15i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

E' un Gesù scomodo, questo che incontriamo in un episodio, che ha riscontro anche in Marco ( 12,13-37 ) e Luca ( 20,20-44 ). Egli, in occasione di dispute e controversie, aveva messo a tacere persone che contavano; nei suoi discorsi faceva proposte nuove, talvolta sconvolgenti; aveva il suo gruppo di fedelissimi: i discepoli e le folle accorrevano per ascoltarlo. Il suo messaggio e la sua stessa persona non erano graditi ai 'capi'; il giovane rabbi di Nazareth costituiva un'insidia al potere, specie a quello spirituale del tempo.

La situazione politica giocava a favore di farisei ed erodiani ed ecco quell'ambiguo approccio e quel falso interrogare, con parole di adulazione che trasudano malizia :<...sappiamo che sei veritiero...insegni la via di Dio...non guardi in faccia a nessuno..dicci dunque: è lecito o non è lecito pagare il tributo a Cesare?>

Gesù risponde a partire dalla moneta che gli viene presentata, ma sostituisce l'esser lecito con un imperativo < date > o < rendete >

C'è in gioco un " dovuto", si tratta perciò di un atto di giustizia.

L'immagine di 'Cesare' è un simbolo, allora come oggi; come sempre la convivenza umana ha bisogno delle istituzioni, siano esse politiche, sociali, economiche, religiose le quali regolano e tutelano la vita civile.

Non è lecito prevaricare e non è giusto disattendere queste realtà, e ciò tanto meno ai cristiani. Ogni realtà temporale, ogni assetto politico, sociale ed economico, non è mai definitivo e perfetto; può e deve esser migliorato e potenziato a vantaggio dell'uomo, esige impegno, intelligenza, senso della legalità e correttezza morale.
E' un fatto di giustizia.

C'è, tuttavia una giustizia più profonda e radicale che Gesù indica in quelle parole < rendete a Dio quel che è di Dio >

Nell'episodio in questione, il Maestro si sofferma su un'immagine e un' iscrizione, sono quelle della moneta corrente in quel tempo, ma il discorso vuole andare oltre, quando Egli chiama in causa il 'dovuto' a Dio, al quale appartiene ogni cosa creata e, in modo tutto speciale l'uomo, che ha inscritta in sé l'immagine del suo Creatore e Padre.

E' un richiamo che si legge tra le righe, un richiamo forte che solo Cristo può fare, perché in Lui come ricorda Paolo: " Dio si è fatto visibile " ( Col.1,15 ): soltanto il Figlio è immagine perfetta del Padre e, soltanto Lui con l'incarnazione, la passione, la morte e la resurrezione, ha ridato all'uomo l'identità perduta, quell'immagine divina offuscata dalla colpa.

Rendere a Dio quel che gli appartiene, significa quindi vivere la realtà profonda di grazia che è inscritta in ogni uomo; significa vivere con impegno, gratitudine e amore il rapporto filiale col Padre; significa rendere sempre più vera e chiara, leggibile anche dagli altri, la somiglianza col Figlio Gesù che, a prezzo del suo sangue, ci ha riscattati. Rendere a Dio quel che è di Dio, esige anche, per chi appartiene a Cristo, dare un testimonianza credibile.

E' questo l'impegno fondamentale del credente, la giustizia più alta che non è però disgiunta da quella sociale, civile e politica che riguarda le realtà temporali, anzi, ne è valido fondamento e garanzia, pur nella giusta autonomia e distinzione di campi. Si tratta di una giusta complementarità, che vuol rendere visibile Dio nella storia perché essa sia più umana.

" Splendete come astri nel mondo tenendo alta la parola di vita " ( Fil, 2,15 ) esorta l' Apostolo.

Vivendo a pieno entrambe le dimensioni, quella dello spirito e quella temporale, il cristiano può scrivere una Storia nuova animata dalla civiltà dell'amore; una storia in cui alle grida di guerra si sostituiscano 'canti' di pace. E' l'auspicio che leggiamo nel Salmo 95 che la Liturgia oggi propone:


Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
In mezzo ai popoli narrate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. ( 95 )

 

Ricerca avanzata  (55122 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: