TESTO Tutti invitati al banchetto della salvezza del Signore
don Roberto Rossi Parrocchia Regina Pacis
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XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/10/2005)
Vangelo: Mt 22,1-14
In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Forma breve: Mt 22,1-10
In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Un grande annuncio di speranza e di gioia percorre la parola di Dio di questa Messa: è un messaggio di consolazione di Dio al suo popolo.
Isaia dice: Dio toglierà il velo del lutto, farà scomparire la morte, asciugherà ogni lacrima.
Nel testo del vangelo, Gesù ci dice queste parole: "il regno dei cieli è come un re che fa un banchetto di nozze per il figlio" e manda a chiamare gli invitati: prima alcuni invitati designati, poi, dopo il rifiuto di questi, tutti gli uomini. Il regno dei cieli è un banchetto di nozze; Gesù è lo sposo; Dio Padre, il re della parabola, l'autore e l'origine dell'intero progetto.
Nella parabola del grande banchetto è il re che parla. E' la parola del Signore Dio, una parola che insiste nell'invito, che rimane fedele nel convocare nonostante i ripetuti rifiuti degli uomini e che realizza il suo progetto: "la sala si riempì". La volontà di Dio è volontà di salvezza, che non viene meno di fronte alla mancanza di disponibilità.
Il contenuto dell'invito è espresso con alcune immagini e temi fondamentali. Si tratta innanzitutto di un banchetto. Già nell'antico testamento si parla di un banchetto dell'Alleanza, di un banchetto della sapienza, di un banchetto di comunione con Dio in cui Egli distribuisce i suoi doni di vita eliminando la morte, come ci ha parlato lo splendido testo di Isaia, nella prima lettura.
Il regno di Dio è tutto questo: Dio convoca gli uomini per l'alleanza, che dona la vera sapienza, che crea vita, vincendo la morte. Poi nella vita di Gesù il banchetto richiama la sua comunione di mensa con i peccatori, manifestazione della gratuità della misericordia: questo è il segno specifico del regno di Dio, in Gesù che è venuto a salvare i peccatori.
Si tratta i un banchetto di nozze. Già l'antico testamento ricorda i doni nuziali promessi da Dio alla sua sposa, l'umanità: giustizia, diritto, benevolenza, amore, fedeltà, conoscenza di Dio.
Qui si tratta di un banchetto nuziale che il re imbandisce "per il suo figlio". Gesù è lo sposo e il tempo della sua presenza è tempo di gioia. Gesù dona tutto se stesso, Gesù ci fa conoscere la vita di Dio Trinità, la sua unione perfetta col Padre e con lo Spirito.
La parabola mostra come la chiamata al "banchetto nuziale per il figlio", avviene in una storia di salvezza costellata di ripetuti rifiuti degli uomini e di sempre rinnovata fedeltà di Dio.
Quale il significato della seconda parte della parabola? Il credente deve prepararsi la veste. La veste può significare ciò che Matteo chiama la "giustizia", cioè una vita che cerca di costruirsi in ogni momento secondo Dio. Ogni invitato deve cogliere il tempo che ha a disposizione per imparare a vestirsi come il figlio del re. Se il regno di Dio è l'azione di Dio che libera l'uomo, che lo chiama all'alleanza, che gli dà una sapienza nuova, che lo chiama ad essere figlio, la veste sarà costituita da tutte le opere degne del regno, di questa nuova condizione alla quale si è chiamati. La veste è il simbolo della nuova libertà che si costruisce secondo Dio, modellandosi sul Figlio.
S. Agostino dice che la veste nuziale è la carità. " - Se non avessi la carità, non sono nulla - " Ecco finalmente la veste nuziale che cerchiamo. Rivestitevi di questa veste, fortunati convitati, se voleste stare con sicurezza al banchetto al quale siete stati chiamati. Non dite che le vostre facoltà non vi permettono di ottenerlo. Per esserne rivestiti non occorre far altro che rivestire i poveri. Fate continuamente opere buone, per avere la veste nuziale e così essa vi liberi dal timore di essere gettati nelle tenebre esteriori. Avete il tempo; approfittatene..."
Nel paradiso di Dio non entreremo senza la carità. Solo se avremo vissuto nell'amore, solo se saremo rivestiti delle opere della carità, sentiremo la voce del Salvatore: "Avevo fame, sete, ero nudo, e tu mi hai aiutato: entra nella gioia del tuo Signore".
La parabola ci dice che il Regno dei cieli è come un perenne banchetto che il Padre ha preparato per noi e per tutti gli uomini. Un banchetto che dura in eterno, una festa che non ha mai fine, una gioia intensa, totale, profonda, assoluta.
Il banchetto eterno a cui il Padre ci chiama è il Paradiso. Noi lo pensiamo secondo la nostra povera immaginazione umana, ma la fede ci dice che il banchetto del Padre soddisferà tutte le nostre aspirazioni, tutti i nostri desideri, ci darà un gioia totale che non avrà mai fine. Non perché godremo di beni materiali, che sono così fragili e ambigui, ma perché saremo immersi nell'amore di Dio.
Dobbiamo pensare di più al paradiso al quale siamo chiamati. I santi e le anime belle ci pensavamo molto, vivevano solo per questo.
Noi siamo molte volte distratti, siamo presi da tanti impegni, abbiamo sofferenze, preoccupazioni, giorno e notte. Non vorremmo dimenticare che una cosa sola è necessaria: accogliere l'amore e l'invito di Dio, giungere e partecipare al banchetto di Dio. E arrivarci con la vesta nuziale della grazia e dell'amore.
La espressione finale "Molti sono i chiamati, pochi gli eletti", non va intesa come una descrizione anticipata dell'esito della storia. Essa è un detto di genere letterario apocalittico che, segnalando la serietà della posta in gioco, ha lo scopo di inculcare l'impegno a vivere secondo Dio, ogni giorno e a lasciarsi perdonare da Lui ogni debolezza e ogni malizia di peccato.