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TESTO Abitero' per sempre nella casa del Signore (215)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/10/2005)

Vangelo: Mt 22,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Forma breve: Mt 22,1-10

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Is 25,6-10) è come un invito per tutti i popoli per la grande festa che Dio prepara sul suo santo monte, nella sua casa. Un festa che celebra la definitiva vittoria sul male, perché la morte è eliminata per sempre. È il Padre che si prende cura di tutti i suoi figli e sempre li segue con amore e forza. Da questa bella notizia nasce un intenso invito alla gioia.

Il vangelo (Mt 22, 1-14) presenta la parabola del grande banchetto che un re prepara per le nozze del suo figlio. I primi invitati non apprezzano questo dono e rinunciano alla festa, non vogliono condividere la sua gioia. Tutto ciò non frena l'amore e la tenerezza del Signore – è lui il re che fa festa per la vittoria del suo Figlio, il Risorto -. L'invito infatti viene esteso a quanti prima potevano apparire esclusi. Un invito aperto a tutti, ma insieme anche esigente: serve l'abito nuziale. Senza di esso si è esclusi dalla festa.

Salmo 22
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,

per amore del suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.

Il mio calice trabocca.

Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore

per lunghissimi anni.

Il salmo ci interessa, in questa domenica, soprattutto nella seconda parte. Dopo aver presentato Dio come pastore che si prende cura del suo gregge, si passa a parlare di persone.

Infatti si dice di una mensa preparata sotto gli occhi dei nemici. L'immagine vuole sottolineare la grande fiducia che si può riporre nel Signore; fiducia che rende possibile un banchetto pieno di gioia e ricco di vivande anche se si è circondati dai nemici.

Il vero nemico da temere, e che il Signore, invece, riesce a neutralizzare, è proprio il peccato e la paura della morte, come suggerisce Isaia nella lettura che precede e a cui risponde il salmo in questa domenica.

Si può abitare per sempre nella casa di Dio, insieme alla felicità e alla grazia, che appaiono così come persone con cui condividere la vita. È Dio che dona a noi la sua gioia, amore gratuito.

Un commento per ragazzi

"E cosa mi metto?!" Sembra siano queste le parole più frequenti nella camera delle ragazze, prima della serata finale del campo scuola. Una serata che non ha grandi pretese; eppure una delle attività che impegnano molto tempo prima della festa è proprio la scelta del vestito...tenendo conto che nello zaino c'è solo una piccola parte di quanto contiene l'armadio di casa. I maschietti non devono ridere, perché anche loro in queste occasioni passano sempre più tempo davanti allo specchio per fissare la piega dei capelli.

Se funziona così per una serata di campo scuola, immaginiamo cosa può voler dire un invito alla festa in casa del re, per le nozze del suo figlio! Un banchetto preparato da tempo e con grande cura; un banchetto che rischia di ridursi a un flop se molti degli invitati non accettano l'invito. Del resto pensate a quando la festa del compleanno è andata storta perché qualcuno dei vostri amici non ha potuto partecipare!

Dio vuole condividere con noi la sua gioia perché il suo progetto d'amore si è realizzato, il suo Figlio ha vinto il peccato e la morte. L'ha vinta per tutti gli uomini e quindi tutti i popoli sono attesi per questa festa che segna la storia dell'umanità.

Una festa che deve rimane davvero memorabile, anche perché non finirà mai. La sua bontà infatti non conosce limiti. Una festa davvero bella chiede che tutti vi partecipino nelle condizioni migliori: con il vestito della festa. Il vestito che del resto noi possediamo già, perché ci è stato consegnato dal giorno in cui abbiamo accolto il dono di essere suoi figli. Una veste importante, che indica a noi e annuncia a chi ci sta attorno, la nuova dignità che ci è offerta: figli di Dio. Certo, tutti sono figli di Dio. Molti però non hanno la fortuna di riconoscerlo, non provano la gioia di saperlo. Una veste impegnativa, per questo nel momento in cui ci è stata data è stato chiesto ai grandi di darci una mano: "aiutati dalle parole e dall'esempio dei vostri cari, portatela senza macchia per la vita eterna".

La domanda "Cosa mi metto?" può rimanere per la serata del campo scuola, per il compleanno; non ha motivo di esserci per la festa che conta, quella sul monte, nella casa di Dio, insieme con Cristo e con tanta gente: quanti rispondono al suo in invito.

Mica possiamo metterci la veste del battesimo, come fosse una maglietta. Era impegnativa metterla sul bambino che non sta fermo; impossibile indossarla già allora.

Comprendiamo bene che è solo un simbolo: ma non riduciamola alla "coscienza pulita"; sarebbe troppo poco, e legata solo al peccato che la può "sporcare". Un po' poco!

Figli di Dio, perché felici di avere Gesù che ci invita alla sua festa. Non solo quella della fine, quanto invece la festa settimanale, quella che celebra l'inizio della vittoria definitiva: la pasqua.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, tu sei nostro Padre; tu sei Padre di tutti. Lo scopriamo quando vediamo che per te è necessario invitare "il mondo intero alle nozze del tuo Figlio". Nessuno deve rimanere escluso; nessuno può presentarsi senza la veste che ci consegni quando ci doni una vita nuova. Una vita che ci fa superare il baratro della morte perché è il ponte che ci porta sul monte, nella tua casa. Per questo ti chiediamo anche noi "Donaci la sapienza del tuo Spirito, perché possiamo testimoniare qual è la speranza della nostra chiamata".

Libri di don Remigio Menegatti

 

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