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TESTO Commento su Marco 1,29-39

Omelie.org (bambini)  

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (07/02/2021)

Vangelo: Mc 1,29-39 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,29-39

29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Buon giorno ragazzi e buona domenica.

La liturgia della parola di quest'oggi ci presenta, nel Vangelo, Gesù che guarisce chi è malato.

Sento già qualcuno di voi dire: “Beati quelli che vivevano al tempo di Gesù! Lui sì che risolveva tutti i problemi!”.
Ma secondo voi è proprio così?

Al tempo di Gesù c'erano tante persone ammalate. Tante persone nascevano storpie, cieche, sorde. La lebbra, poi, era una delle malattie più diffuse e contagiose, tanto è vero che queste persone venivano costrette a vivere fuori, nelle caverne, lontane dai luoghi abitati. Solo in questo modo, infatti, si poteva gestire il contagio.

Eppure, se noi apriamo i vangeli, ci accorgiamo che Gesù non ha guarito molti lebbrosi. Pochi sono i ciechi a cui ha ridato la vista! Anche per quanto riguarda i paralitici e i sordi abbiamo pochi esempi. In realtà, leggendo il Vangelo, ci accorgiamo che davvero poca gente è stata guarita da Gesù!
Come mai?

Perché il compito di Gesù non è quello di fare il guaritore, ma di mostrarci, con la sua vita, il volto di amore del Padre che si prende cura delle persone, proprio come afferma il Salmo di oggi: “Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. Il Signore sostiene i poveri”.

Ogni volta che Gesù cura qualche malato è per darci un segno. Nel vangelo di Giovanni troviamo proprio questo termine che diventa come una luce per noi. Ogni volta che c'è una guarigione operata da Gesù, l'evangelista Giovanni lo chiama segno, mai miracolo.

La differenza è grande, perché il miracolo ci stupisce ma ci blocca, ci chiude, ci fa pensare a qualcosa di magico. Qualcosa che solo una persona dotata di super poteri può realizzare. E, a volte, qualcuno è davvero alla ricerca di un Dio magico che gli risolva i problemi, quelli che lui non è capace di risolvere!

Il segno, invece, ti conduce verso un'altra realtà. Gesù guarisce il cieco per farci capire che lui è la luce, risuscita Lazzaro per mostrarci che lui è la resurrezione e la vita ecc. Segni che aiutano la nostra fede a crescere, che ci in-segnano appunto a fidarci davvero di Dio e del suo amore.

In questa domenica ci viene raccontato un piccolo episodio della lunga giornata di Gesù a Cafarnao. È sabato e Gesù al mattino si reca nella sinagoga con due dei suoi discepoli. All'uscita, proprio Giovanni e Giacomo gli parlano della suocera di Pietro che è a letto con la febbre.

Chi è malato è impuro. E chi tocca un impuro si contamina. Eppure Gesù va nella casa di Pietro dove si trova la suocera con la febbre. Si avvicina a lei, la prende per mano, si prende cura di lei e la guarisce.

La donna si alza, sta bene, sta così bene che si mette a servire gli ospiti. Il termine che l'evangelista Marco usa è lo stesso da cui deriva la parola “diacono”. Avete mai sentito questa parola nella vostra parrocchia? Ci sono delle persone che si chiamano “diaconi”: sono coloro che si mettono a servizio della comunità, liberamente, con gioia e amore, proprio sull'esempio di Gesù.
“Servire” significa prendersi cura dell'altro.

In questo tempo di pandemia, quanti gesti di questo genere abbiamo visto! Persone che hanno dato il loro tempo per prendersi cura di chi è solo, di chi è malato, di chi ha bisogno di qualcosa. Quando questo succede, ci sembra che accada quasi un miracolo, che accada quasi qualcosa di straordinario. In effetti dovrebbe essere e diventare uno stile di vita di ogni persona prendersi cura degli altri, ma dovrebbe diventare una norma di vita per tutti noi che ci diciamo cristiani, che vogliamo camminare sulle orme di Gesù.

Non è poi così difficile. San Paolo, nella seconda lettura, dice: “Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch'io”.

Cosa significa in concreto? San Paolo dice che si è fatto vicino ai deboli, ha cercato di immedesimarsi nella loro debolezza per aiutarli a diventare forti, si è donato totalmente a tutti senza escludere nessuno.

Se un ragazzo come voi vuole spendere bene il proprio tempo non ha che da mettere in pratica queste parole. Vivere servendo coloro che sono nel bisogno, mettendosi a servizio della propria famiglia: è segno di amore, di maturità. Solo chi è attento coglie chi intorno a lui ha bisogno di aiuto!

Prendersi cura significa far star bene l'altro: a volte basta un sorriso, una telefonata, un messaggio per dire “ti penso, ti voglio bene”.

Gesù, al capitolo 14,12 del vangelo di Giovanni, dice una cosa bellissima: “In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre”. Quindi noi possiamo fare proprio come Gesù, lo dice lui stesso e la sua parola è sempre vera!

Proviamo allora ad accogliere questa promessa di Gesù e realizzarla nella nostra vita, per essere il segno che aiuta coloro che avviciniamo, per far sentire Dio presente nella loro vita.
Buona domenica!
Commento a cura di Piera Cori

 

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