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don Giovanni Berti

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (31/01/2021)

Vangelo: Mc 1,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

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“Le parole convincono, l'esempio trascina” diceva spesso mia madre tra le tante massime che sono rimaste scolpite nella mia mente e nel ricordo anche delle mie sorelle.

L'evangelista Marco nel primo capitolo del suo vangelo ci racconta di una “giornata tipo” di Gesù, per darci la sintesi di quella che è stata la sua vita di Maestro, dalla Galilea fino alla sua morte in croce a Gerusalemme.

Gesù parla del Regno di Dio con parole e azioni, che sono sempre fortemente legate tra loro. Anche qui, in questa sinagoga di Cafarnao (un villaggio di pescatori sul lago di Tiberiade) Gesù pronuncia un insegnamento del quale però Marco non riporta il contenuto. L'evangelista riporta invece le reazioni di chi ascolta Gesù. Sono tutti stupiti e sentono che quel predicatore ha una forza di attrazione che supera tutti gli altri predicatori ai quali erano abituati e che erano ufficialmente riconosciuti, persino quelli ufficialmente qualificati come gli scribi.

A Gesù viene riconosciuta una autorità che non è data da investiture ufficiali e nemmeno da cartellini portati sul vestito che attestano il suo ruolo L'autorità superiore di Gesù dalla forza delle sue parole sempre fortemente connesse con l'azione. Marco infatti racconta che proprio durante quella sua predicazione nella sinagoga Gesù compie un gesto di liberazione. Delle parole di Gesù in quell'occasione ci vengono riportati solo due verbi, “taci” e “esci”, rivolti al demonio che sta schiavizzando un povero uomo li presente. Non bisogna dimenticare che questo gesto di guarigione liberatrice fatto di sabato era fortemente trasgressivo rispetto la legge religiosa. Altre volte Gesù verrà rimproverato perché fa cose che nel giorno sacro di Dio non andrebbero fatte, ma che lui compie apposta per mostrare un volto diverso di Dio e un modo diverso di vivere la religione.

Ecco in sintesi chi è Gesù; un uomo che ha una parola che stupisce e attrae perché è una parola che libera e tocca il profondo della vita concreta delle persone. Gesù davanti ad un uomo che soffre come questo indemoniato non rimane nella teoria delle buone parole e intenzioni, ma agisce anche a costo di rischiare la vita. Gesù facendo il “bene” comunica Dio che è “bene assoluto”. Gesù amando parla dell'amore, e quindi mostra Dio che è amore.

Questa profonda unità tra parola e azione, tra bocca cuore e mani, ha generato quello stupore che ha trascinato molti dietro di lui, a cominciare dai suoi discepoli.

Una delle mie sorelle fa la maestra da tanti anni, e leggendo questo racconto di Gesù maestro ha confermato che a partire dalla sua esperienza i bambini a scuola seguono e imparano bene non solo per la precisione dei dati e delle spiegazioni, ma soprattutto se si sentono amati, apprezzati, incoraggiati personalmente da chi insegna. L'autorevolezza non poggia sul ruolo ma sull'amore e sui gesti concreti che legano la parola alla vita.

Come Chiesa tutti noi cristiani abbiamo una grande missione oggi che è quella di “essere Gesù” che insegna nel mondo di oggi. Alla Chiesa, come ad ogni singolo cristiano è dato il compito di parlare di Dio e annunciarlo. La Chiesa non è solo la gerarchia ma ogni singolo battezzato. Quindi anche io, al di là che sono prete e parroco, prima di tutto come cristiano, devo stare sempre attento a unire nella mia testimonianza le parole e alla vita, le preghiere e la carità. Come Gesù devo suscitare stupore perché quella fede che ho sulle labbra la si vede anche nelle mie mani che aiutano e nei miei atteggiamenti quotidiani di bontà pazienza e perdono. Non posso parlare di Dio se questo non si intravede in quello che faccio, nei miei occhi che guardano con stima al prossimo, nelle scelte concrete di sobrietà e carità. Se ci penso bene, ammetto che nel corso della mia vita da cristiano non mi sono rimaste in mente tutte le parole che ho sentito su Dio, ma mi sono rimasti nel cuore gli esempi di vita delle persone credenti, e di come la fede ha creato persone belle nella loro esistenza quotidiana. Anch'io posso dire che attraverso la fede concreta di molti veri cristiani che ho incontrato sono stato liberato dai tanti piccoli e grandi demoni che mi rendono schiavo.

Gesù con le parole convinceva molti perché con il suo esempio trascinava e portava le persone in cammini di vera liberazione.

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