TESTO Commento su Dt 18,15-20; Sal 94; 1Cor 7,32-35; Mc 1,21-28
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IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (31/01/2021)
Vangelo: Dt 18,15-20; Sal 94; 1Cor 7,32-35; Mc 1,21-28
21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Le letture di questa Iva Domenica del tempo ordinario ci dicono che la parola di Dio fa male. Fa male a chi la trasmette e fa male a chi la riceve e tenta di metterla in pratica.
Fa male a chi la trasmette: se guardiamo alla storia vediamo che i profeti, che hanno proclamato la parola di Dio con forza, sono quasi tutti finiti mal, tranne poche eccezioni:
Fa male anche a chi la riceve, in quanto, nel riceverla, si espone alla tempesta, a causa dei problemi che essa suscita e che prima non aveva. Tanto per cominciare: la tranquillità.
Guardando con attenzione ci rendiamo conto di essere sommersi, in particolare, durante questo periodo di pandemia, da un tsunami di parole da parte di esperti, di politici, per cui si potrebbe dire: sono solo chicchere, da prima donna in cerca di fans.
Oggi ci sono troppe Cafarnao e troppe sinagoghe per non parlare dei rabbini che pagano la decima sulla menta, ma solo su quella. Ci viene imposto di fare alcune cose, ma è più semplice trasgredirle negandone l'esistenza.
Dobbiamo riconoscere che è necessario liberarci dai pregiudizi, se desideriamo vivere liberi e in pace con noi stessi.
La prima lettura dell'odierna liturgia ci chiarisce il senso della parola “ profeta” e ci dice che, non è la stessa cosa di indovino, ma significa “ parlare a nome di Dio”. inoltre sappiamo che per Israele solo la Torà (In principio, Nomi, E chiamò, Nel deserto, Parole) veniva studiata, come norma, per regolare la propria condotta di vita; ma non sui profeti, perché ad interpretare la parola della Legge c'erano i rabbini e gli scribi. Ma l'autore del brano odierno dice che Mosè “ parlò l popolo dicendo: Il Signore tuo Dio susciterà per te... un profeta pari a me; a lui darete ascolto ”. Da qui deduciamo che il primo profeta fu Mosè che parlando a nome di Dio, intercessore fra Dio e il gregge del suo pascolo, preannuncia la venuta la venuta del Cristo, il profeta per eccellenza a cui dovranno dare ascolto come suggerisce anche il Padre dopo che Gesù è stato battezzato da Giovanni nel giordano ( Mt 17,5 ). Il popolo d'Israele per quasi due millenni è vissuto e vive ancora attorno a questa speranza.
Nel Salmo odierno, il 94, il Salmista ci invita a lodare il Signore, esaltarlo e prostrarsi davanti a lui perché Santo. Santità misericordiosa di Cristo lasciata in eredità alla sua Chiesa. Oggi la Chiesa ci propone di pregare questo Salmo ogni mattina, all'inizio della giornata, perché il male di ieri è finito se ascoltiamo la sua voce la sua Parola: Cristo-Signore.
La seconda lettura della odierna liturgia è tratta dalla 1lettera di san Paolo ai corinzi.
Egli rispondendo a una domanda lui posta, circa il matrimonio, esprime, non la volontà del Signore, ma il proprio punto di vista: giacche il mondo non durerà per l'eternità e la sua fine è vicina, l'umanità non necessita di essere rinnovata col matrimonio. Da questi versetti possiamo capire il perché il matrimonio troppo speso è stato sottovalutato ( fino al II Congresso Vaticano ) e ora possiamo dire che sia il matrimonio che il celibato devono essere una scelta d'amore per essere gradita a Dio.
La liturgia di questa 3a domenica del tipo ordinario, ci presenta la prima manifestazione di Gesù come Messia, che si contrappone al diavolo, il divisore, il quale rappresenta tutte le forze di odio, di morte e di cattiveria. Il fatto riportato da Marco nel suo vangelo avviene a Cafarnao, dove Gesù trascorre il Sabato con i suoi discepoli. Da ebrei osservanti essi sono nella Sinagoga del villaggio e Gesù, dopo che lo scriba ha fatto la sua catechesi sulla legge, prende la parola e si mette ad insegnare con tono autoritario, riferendo il proprio pensiero e non quello dei Maestri delle scuole rabbiniche. Al suo discorso si sovrappone quello di un uomo che, pur “posseduto da uno spirito immondo”, frequentata la Sinagoga, il quale gli urla: “Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so che tu sei il santo di Dio”. E Gesù gli ordina di tacere di uscire “da quell'uomo e lo spirito immondo, straziandolo... usci da lui”. I presenti sono sconvolti sia per il modo di insegnare, sia perché anche “gli spiriti immondi gli obbediscono”.
In realtà se ci esaminiamo in verità e sincerità, dobbiamo ammettere che anche noi, quando sono in gioco il comportamento sessuale, gli affari, il successo etc, scatta in noi la estraneità di Dio nella nostra vita: amiamo il Dio lontano ma rifugiamo dal Dio vicino; vita e fede sono separate. Pertanto non riteniamoci buoni solo perché andiamo in chiesa tutti i giorni, non è il luogo che ci rende buoni ma ci ò che nasce e esce dal nostro cuore.
Revisione di vita
- In famiglia e nella vita crediamo veramente in quello che riteniamo di essere oppure ci sono delle riserve fai da te?
- Siamo del parere di san Giovanni che con la venuta, la morte e la resurrezione di Cristo “ il principe di questo mondo sarà gettato fuori” in maniera definitiva?
- Veramente crediamo essere la parola di Dio una rovina che, come dice l'ossesso del Vangelo, si converte nel nostro vero bene?
Efisio e Marinella Murgia di Cagliari.