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TESTO La vigna del Signore e' il suo popolo (214)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

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XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (02/10/2005)

Vangelo: Mt 21,33-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,33-43

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato

è diventata la pietra d’angolo;

questo è stato fatto dal Signore

ed è una meraviglia ai nostri occhi?

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Is 5, 1-7) è, come dice lo stesso Isaia, il cantico d'amore per la vigna di Dio: il popolo liberato dalla schiavitù d'Egitto e oggetto di una speciale attenzione del Signore. Il popolo è la sposa innamorata di Dio, il suo sposo. Il Signore non viene meno a questo legame di tenerezza, mentre la sposa – Israele - non risponde con altrettanta stabilità e fedeltà. Questa situazione, nell'immagine della vigna, appare come mancanza di frutti: invece di uva buona produce solo frutti selvatici.

Nel vangelo (Mt 21, 33-43) Gesù riprende questa immagine per spiegare il rifiuto deciso che molti manifestano nei suoi confronti: è il figlio del padrone della vigna, e viene ucciso proprio da coloro che dovevano assicurare un buon raccolto. Si propone con un'altra immagine: una pietra scartata dai costruttori, il popolo e i suoi capi, e scelta invece da Dio che lo rende pietra angolare, fondamento della nuova comunità dei salvati.

Salmo 79
Hai divelto una vite dall'Egitto,
per trapiantarla hai espulso i popoli.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare

e arrivavano al fiume i suoi germogli.

Perché hai abbattuto la sua cinta
e ogni viandante ne fa vendemmia?
La devasta il cinghiale del bosco

e se ne pasce l'animale selvatico.

Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato,

il germoglio che ti sei coltivato.

Da te più non ci allontaneremo,
ci farai vivere e invocheremo il tuo nome.
Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti,

fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Il salmo presenta il popolo di Dio come una vigna, che il Signore ha preso in Egitto e ha piantato nella terra che aveva promesso ad Abramo. Una vigna che si estende a tutti i popoli – i tralci che arrivano fino al mare – perché la salvezza non è tesoro di cui essere gelosi.

Una vigna che appare abbandonata, così che tutti possono prendere la sua uva, e il cinghiale devasta. Il popolo avverte che a causa del suo peccato è rimasto solo, lontano da Dio e non trova la vera gioia.

Dalla coscienza delle proprie colpe nasce l'invocazione unita alla richiesta di perdono: il Dio forte, che ha manifestato la sua potenza nel passato, liberandoli dalla schiavitù egiziana, ora deve intervenire, e perdonare il suo popolo, che promette di vivere nella fedeltà all'alleanza. Il volto dell'uomo, divenuto triste per il suo peccato, può tornare a risplendere se accoglie il perdono, frutto della fedeltà di Dio.

Un commento per ragazzi

"Io non c'entro! Non sono stato io." Non è questa la prima obiezione che noi grandi ci sentiamo presentare quando tentiamo di dire qualcosa che può suonare come un richiamo? Succede ai genitori che parlano ai figli, all'allenatore con la squadra, all'insegnante con la classe, al catechista con il gruppo, al capo scout con la squadriglia...

Infatti, se qualcuno ha letto bene il brano del vangelo, ha chiaro quali siano i destinatari del discorso severo di Gesù: principi dei sacerdoti e anziani del popolo.

Forse è bene ascoltare con attenzione per vedere se il richiamo che appare destinato ad altri, non abbia qualcosa di interessante anche per noi. Il vangelo infatti è una notizia che serve alla nostra vita di discepoli di Gesù e non solo per una "ricerca storica". Siamo noi la vigna che è oggetto di tanta cura di Dio, del suo amore che non si ferma davanti al nostro rifiuto. Siamo la vita che raccoglie l'amore del Signore e trova la sua gioia solo nel portare frutto. Un amore che si manifesta in tanti gesti e parole, e trova la sua manifestazione soprattutto con Gesù.

Lo conosciamo come il figlio, che dona la vita per noi. Non fermiamoci alle responsabilità storiche di alcuni capi del Sinedrio del 30 d.C. perché tutti noi abbiamo la possibilità, e quindi la responsabilità, di accogliere le parole di Gesù e portare frutto. Lui ci ricorda che ci ha scelti proprio per questo (cfr. Gv 15, 16; e anche GV 15,1-16). Lui è la pietra che serve per partire con la costruzione della casa in cui possiamo incontrare Dio e vivere con lui nella gioia; e noi siamo le pietre vive (cfr 1 Pt 2, 4-9) che servono per questo nuovo tempio.

Se ci fermiamo ad accusare i capi del popolo ebreo di allora, ci succede di compiere subito dopo quanto ci è stato richiamato, ma che non abbiamo ascoltato, proprio perché eravamo preoccupati di difenderci, dichiarando "non c'entro, io!".

La parola di questa domenica è come una lampada: serve se non la punto negli occhi degli altri, quasi a costringerli a confessare chissà quali gravi colpe. Mi serve se la uso per illuminare la mia strada, per valutare dove conducono i miei passi, e verificare se cammino sulle strade che Gesù ha percorso e ha indicato a chi vuole diventare suo discepolo. Serve per cercare la strada che lui mi indica, quella che porta alla vera gioia. Una strada da percorrere insieme, facendo luce - e non abbagliando - a chi cammina al mio fianco; così possiamo raggiungere insieme la vera gioia, nella casa di Dio.

Un suggerimento per la preghiera

Signore nostro Padre, Gesù ci hai parlato di te come del "Padre giusto e misericordioso", che veglia incessantemente sulla Chiesa. Siamo anche noi la vigna che la tua destra ha piantato. Anche noi ti chiediamo: "continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli, perché innestata in Cristo, vera vite, porti frutti abbondanti di vita eterna". Una vita che è già iniziata con il battesimo, e viviamo anche adesso, insieme con te e con tutti coloro che tu chiami alla gioia di scoprire che il tuo amore è davvero grande. Ci aiuti Gesù, così che possiamo davvero portare frutto.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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