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TESTO Commento su Luca 11,5-13

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Giovedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (11/10/2001)

Vangelo: Lc 11,5-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,5-13

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Dalla Parola del giorno

Quale Padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono.

Come vivere questa Parola?

Compiendo il suo insegnamento sulla preghiera, Gesù tocca due tasti. E' quello umanissimo del padre che non dà certo una serpe ma il buon pesce al figlio, né dà uno scorpione ma l'uovo; l'altro poi è un tasto divino. Gesù infatti mette a fuoco un paragone: se un padre di questa terra, pur lontano dalla vera bontà, dà ciò che è buono al figlio che glielo chiede, tanto più il Padre celeste darà la bontà per eccellenza che è lo Spirito Santo a chi glielo chiede: premessa e condizione di ogni vero bene per i figli di Dio. Sia con la prima che con la seconda parte di questa breve pericope, Gesù ci fa entrare nella sconvolgente realtà del fatto che Dio non è il "motore immobile" di cui parlava Aristotele, né tutto quello che ne hanno detto gli altri filosofi o fondatori di religioni. I Musulmani chiamano Dio con 99 nomi bellissimi. Manca però il più importante: quello di Padre. Se però Dio, secondo l'insegnamento di Gesù, è il tenerissimo "Abbà" (= Padre), quanto è importante che noi coltiviamo una relazione di fiducia del tutto filiale nei suoi confronti! Sarà lo Spirito santo che, ottenuto in preghiera dal Padre e da Gesù, (il Figlio per eccellenza!) ci aiuterà ad approfondire questo rapporto.

Oggi, nel mio rientro al cuore, lascerò entrare in me le parole di Gesù e il confronto tra paternità dell'uomo

(già valida) e quella di Dio, tanto più intensa e fino in fondo potente nell'amore. Verbalizzerò:

Dammi il tuo Spirito Santo, o Padre, perché io viva sempre più da figlio, con una fiducia senz'ombra e senza limiti nei tuoi confronti, nelle gioie come nelle prove di questa vita.

La voce di un antico padre

Coloro che posseggono il mio Spirito nel loro cuore, posseggono Colui che risplende e che grida verso mio Padre; e per loro Egli mi dice: "Abbà, Padre mio!" Perché loro sono diventati figli di Dio e con fiducia mi riconoscono, mi guardano e mi chiamano: Padre!
San Simeone Nuovo Teologo

 

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