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TESTO Dio si è fatto carne per darci il suo cuore

don Domenico Bruno   annunciatedaitetti

II Domenica dopo Natale (03/01/2021)

Vangelo: Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

“La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria”. (Sir 24,1-4.12-16)

Tutto oggi ci parla della preesistenza di Cristo. Una liturgia ricca che parla del Figlio come Sapienza. “La Sapienza fa il suo elogio” leggiamo nella prima lettura. La Sapienza permette di conoscere Dio, il Figlio di Dio è la Sapienza, perché ci permette di conoscere il volto del Padre. Questo è possibile perché il Figlio è un'unica cosa col Padre, quindi è tanto Dio quanto lo è il Padre. Di conseguenza, La Sapienza fa elogio di se stessa: la Sapienza loda perché conosce e la sua lode è a Dio, non direttamente a se stessa.

E noi ogni volta che conosciamo, studiamo, scopriamo qualcosa quanto lodiamo Dio che ci ha permesso di giungere a quel risultato?

Il Figlio non si vanta per se stesso, ma per il Padre, e il suo più grande vanto è la croce: sacrificarsi per gli uomini obbedendo al Padre. Chi conosce e vuole conoscere dovrebbe sempre sforzarsi di aderire sempre al volere di Dio.

Quanto il mio desiderio di conoscere coincide col desiderio di Dio? Quante volte sfido Dio nella conoscenza?

Ad esempio il desiderio di conoscere il proprio futuro (cartomanti, oroscopi...) è una sfida a Dio, un modo per conoscere il futuro e agire di conseguenza, anziché desiderare di conoscere ciò che Dio mi insegna per il futuro e agire in base a quell'insegnamento per costruire il futuro con Dio...

Credere e amare Dio significa riconoscere che siamo figli di Dio anche noi, che nulla ci sarà nascosto se sapremo entrare in contatto con lui e con la sua volontà. Ai figli di Dio è dato quello che San Paolo chiama lo “spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di Lui” (Ef 1,3-6.15-18).

Mi comporto da figlio fedele o ribelle?

È bene ricordarsi che per quanti si impegnano a vivere da figli di Dio, cercando di somigliarli in tutto, è data l'eredità dei santi: la vita eterna, che è il cuore della vita di Dio, che è il cuore della sua promessa. E Gesù è venuto a dirci proprio questo, perché ne fossimo consapevoli e convinti.

Dio si è fatto carne per darci il suo cuore.

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