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TESTO Un Natale... strano, ma vero!

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

Natale del Signore - Messa della Notte (25/12/2020)

Vangelo: Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,1-14

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Che Natale strano...strano per mille motivi, alcuni banali, altri decisamente più seri. Strano perché dobbiamo terminare le messe entro un certo orario, e strano perché dobbiamo scegliere oculatamente dove e con chi trascorrerlo, mentre gli altri anni tutto avveniva secondo consolidate tradizioni di famiglia. Strano perché nell'abbigliamento, tra gli accessori da abbinare, non ci sono più solo scarpe, sciarpa, borsa e cintura, ma anche e soprattutto la mascherina, e strano perché il tradizionale saluto fatto di baci e abbracci con amici e conoscenti che vediamo solo in questa occasione, di fatto ci è impedito. Strano perché la ressa di fronte ai negozi per il regalo dell'ultima ora, quest'anno non si è vista, e strano perché c'è qualcosa che ci impedisce di viverlo con spontaneità: ma ciò che è peggio, è che si tratta di qualcosa di letteralmente invisibile, impercettibile, quasi inconsistente, eppure c'è, è vivo, pare anche che fatichi a morire, mentre non fa così fatica a uccidere.

È un Natale strano perché, se gli altri anni, tra le nostre famiglie, alcune provavano sentimenti malinconici e nostalgici pensando alla fortuna di tante altre famiglie che erano ancore tutte unite e senza alcuna defezione, quest'anno tutto si è ribaltato, e alcune, poche famiglie, avvertono di essere fortunate e quasi privilegiate rispetto ad altre, a molte altre famiglie, che non possono, in questi giorni, esimersi dal verificare che ci sono diverse sedie vuote, a tavola, e non solo a Natale, e non per colpa del lockdown, purtroppo.

È un Natale strano, certo: e chi lo nega? Strano, tuttavia, non significa privo di opportunità, privo della possibilità di essere vissuto in maniera anomala ma comunque arricchente. Arricchente non nel senso di una ricchezza materiale, anche se, in mezzo alla marea di avvilenti situazioni di accresciuta povertà e miseria, c'è sicuramente stato qualcuno che di questa situazione critica ha approfittato per fare soldi, e pure tanti, e ne farà ancora! Buon per lui: purché ciò sia fatto in maniera giusta. Anzi, per dirla con le parole di Paolo nella seconda lettura di questa notte, “con sobrietà, con giustizia e con pietà”: che forse è ciò che, di solito, manca al nostro Natale.

Di solito, infatti, il Natale è l'emblema esattamente opposto della sobrietà: è il festival dell'esagerazione, dell'ingordigia, della smoderatezza, dello spreco, della golosità, a volte anche dell'inutilità, soprattutto per quanto riguarda le cose che si regalano, che sono diventate spesso più importanti anche dei riti che celebriamo, sono diventate una sorta di liturgia...e non a caso spesso si sente parlare del “rito” dei regali natalizi...

Di solito, il Natale non riesce a nascondere le ingiustizie, soprattutto a livello sociale: e così, nella stessa giornata, magari anche a poche centinaia di metri di distanza, c'è chi celebra il Natale ostentando abbondanza e c'è chi lo subisce mostrando la cruda realtà quotidiana fatta di miseria e di fame.

Di solito, a Natale c'è molta più gente che va in chiesa: le messe si riempiono, soprattutto quelle maggiormente legate alla tradizione, e non è infrequente imbattersi in gente che vive la propria “pietà” in maniera del tutto occasionale, facendo della tradizione un elemento assolutamente imprescindibile, al punto che in un anno come questo, dove la Messa di Mezzanotte è stata “abolita” (in realtà, anticipata) per cause di forza maggiore legate al bene collettivo, questi “pii cristiani natalizi” hanno urlato allo scandalo quasi venisse loro tolta l'ultima speranza di vita...

Ma questo, l'abbiamo detto più volte, non può essere un Natale “solito”: è talmente strano che si prende la rivincita su tutti questi atteggiamenti mancati, e ci chiede di essere dei grandi opportunisti, degli “uomini di area” (per dirla in termini calcistici) pronti a “buttarla dentro” al momento più opportuno.

E allora, da questo Natale strano, limitato, mascherato, ridotto, anticipato, ristretto, ecc... portiamoci via una lezione di grande speranza: ovvero, che il mondo, anche grazie al nostro aiuto, possa diventare come ce lo chiede Paolo nella sua lettera a Tito, “più sobrio, più giusto e più pio”.

Più sobrio, innanzitutto: e sarebbe già una conquista, vedere che questo Natale strano torna ad essere più vero perché torniamo all'essenziale, perché i pochi soldi che girano non ci consentono di fare regali se non veramente utili, perché le poche persone che possiamo invitare a pranzo e a cena consumeranno molto meno cibo degli altri anni e di conseguenza le nostre pattumiere si riempiranno di una quantità minore di rifiuti sempre difficili da smaltire.

Più giusto, poi: di una giustizia che altro non è se non l'altra faccia della sobrietà, di una giustizia che ci renda tutti un po' più uguali, di una giustizia che in viso ci omologa tutti per via delle mascherine indossate, che danno a tutte e a tutti la possibilità di essere belli non perché perfettamente truccati o ritoccati, ma belli perché la nostra bellezza traspare da ciò che di veramente più bello abbiamo, ossia l'anima, e quella la cogli dal semplice sguardo degli occhi, ai quali in questo periodo così lungo stiamo dando l'incarico di sorridere a nome di tutto il resto del volto.

E infine, più pio, attraverso quella “pietà” che unisce in pochi gesti i due significati della parola: la pietà di chi è pio e devoto, fervente credente e praticante, assorto nella preghiera e nella celebrazione liturgica, e la pietà di chi non solo la tiene per sé, ma la prova per gli altri, la pietà che è compassione, la pietà che è misericordia, la pietà che è provare pena per le sofferenze altrui e cercare di porvi rimedio.

Che bello, se questo Natale restituisse a noi cristiani, soprattutto a noi praticanti, il significato vero della parola “pietà”, ovvero una fede fatta di preghiere, di precetti assolti e di messe ascoltate, vissute e celebrate, ma senza mai privarla di gesti di amore concreto, di solidarietà, di misericordia, di perdono, di riconciliazione; che bello, se in questo Natale così strano tornassimo a scoprire che essere uomini e donne di fede non serve a nulla, se non siamo pure uomini e donne di carità e di solidarietà.

Che bello, se questo Natale così strano tornasse anche a essere ciò che da tempo, ormai, avevamo dimenticato. Sarebbe un Natale, come spesso diciamo, “strano, ma vero!”.

 

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