TESTO Commento su Matteo 21,28-32
Paolo Curtaz Ti racconto la Parola
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Martedì della III settimana di Avvento (16/12/2003)
Vangelo: Mt 21,28-32
Per accogliere il Dio che viene ci viene chiesta autenticità. Lo sappiamo bene noi discepoli di antica data: il più grosso rischio che corriamo nella fede è una pia abitudine che ci irrigidisce nelle devozioni che scambiamo per assolute, in sante ripetizioni che non scalfiscono più la nostra coscienza. E invece la Parola è spada che ci spacca in due, come dice la lettera agli ebrei, ci svela a noi stessi, al nostro limite, alle nostre fragilità per accoglierle e trasfigurarle. Il figlio della parabola all'apparenza ossequioso si racconta un sacco di bugie e non capisce nulla della verità profonda del Padre. L'altro invece, scavezzacollo, ribelle, nicchia, reagisce e poi riflette. Così è Dio, amici, preferisce un secco e motivato rifiuto ad un compiacente quanto fasullo impegno. Ormai Natale è alle porte: che il Signore ci scampi dall'abitudine e dai buoni sentimenti che non convertono il cuore ma che lo ottundono. Il Signore ci aspetta, oggi e ancora, in tutta la nostra disarmante autenticità: egli ha bisogno di figli, non di giusti. Che la ribellione e la rabbia verso il mondo e verso la vita che alle volte abita il nostro cuore non diventi mai ostinato rifiuto del sorriso di Dio!
Aiutaci, Signore, a dire dei "sì" motivati e non fare nessuna parte davanti a te ma essere sempre autentici nelle nostre scelte e nelle nostre decisioni. Marana thà, vieni Signore Gesù!