TESTO Siate sempre pronti a vigilare!
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I Domenica di Avvento (Anno B) (29/11/2020)
Vangelo: Mc 13,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Siamo in avvento e iniziamo il secondo anno del ciclo liturgico triennale con un brano di Marco, nel senso di cui gli altri sinottici non riportano il perfetto parallelo. Perciò la parabola del portinaio o dei servi vigilanti è materiale tipico del secondo vangelo.
Il richiamo al vigilare è presente in vari scritti del Nuovo Testamento (vangeli, Paolo, Pietro, Apocalisse) con accezioni differenti: Marco lo riferisce in primo luogo ai dodici, affinché siano essi trasmettitori di questo atteggiamento per tutta la comunità cristiana.
Ma cosa può significare vegliare in un brano che ci introduce all'avvento e, dunque, ci fa intravedere da vicino il mistero dell'incarnazione? Il brano di Marco è situato al termine del grande percorso verso Gerusalemme e alle porte della passione. L'ammonizione sul vegliare sarà ripetuta poco dopo nel brano del Getsemani, in cui Gesù si rivolge prima a Pietro e poi agli altri due da cui si è fatto accompagnare. Il vegliare corrisponde al non addormentarsi, a rimanere svegli, attenti, pronti. Nel contesto dell'avvento tutto ciò non è negato, ma riveste un sapore particolare che ci viene suggerito dalle altre letture.
Nella prima, tratta da Isaia, il profeta interroga Dio sulla sorte del popolo e sul disorientamento del cuore, che si perde in strade che conducono lontano da Dio. Il grido si fa preghiera e invocazione a partire dalla memoria delle opere di Dio per il suo popolo e dal riconoscimento che Israele deve avere nei confronti di Dio, già sentito e professato come padre. Un'importante testimonianza di ciò che Gesù non inventa ma incarna e porta a compimento della profezia e dell'Antico Testamento. Pertanto, il vegliare è inteso come una tensione piena e fiduciosa verso Dio, riconosciuto Padre e Signore, che va incontro a coloro che lo cercano.
Il salmo responsoriale declama la gloriosa presenza di Dio attraverso il suo operato, individuato attraverso 4 verbi/azioni: guarda, vedi, visita e proteggi. Una sorta di percorso di riconoscimento e protezione delle pecore del gregge che richiede a Dio stesso l'urgenza della vigilanza.
Vigilare non è solo l'atteggiamento richiesto e preteso dall'uomo, ma è lo stesso modo di Dio di curare l'umano, testimoniato anche da Gesù nei confronti dei discepoli e da Paolo riguardo alle Chiese. Ecco, nella seconda lettura rivolta ai Corinzi l'apostolo riconosce il dono di Dio nei battezzati di quella comunità cristiana e a loro rivolge parole non solo di riconoscimento del dono, ma di apprezzamento per l'accoglienza rivolta al vangelo: non vi manca più alcun carisma. In qualche capitolo successivo dovrà insegnare una certa gerarchia dei doni, ponendo al primo posto l'amore vero e autentico.
Dunque, vegliare/vigilare sono stili di vita e non solo azioni o gesti da mettere in campo. Con un esempio: una madre attende che la figlia o il figlio tornino a casa sani e salvi ogni volta che escono. Questo desiderio la porta a essere in dormiveglia, fino a che non sente la chiave che riapre la porta di casa al mattino inoltrato. Impariamo da questa madre ad attendere il dono del Signore, che non arriva solo alla fine, ma ogni giorno. Ecco la necessità a stare veglianti, sempre!