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TESTO Una serena e fiduciosa attesa del Signore

padre Antonio Rungi

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (08/11/2020)

Vangelo: Mt 25,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

Ci avviamo verso la conclusione dell'anno liturgico, un anno vissuto in termini di partecipazione in modo più virtuale che reale a causa della pandemia, e la parola di Dio di queste ultime domenica cis sollecita una maggiore attenzione alla tematica dell'avvento del Regno di Dio, che in questo contesto, fa' chiaro rifiemnto alla parusia. A partire dal testo del vangelo di Matteo di questa domenica XXXII del tempo ordinario, che ci offre un'altra parabola di Gesù riguardante il modo di attendere e vivere l'arrivo del Regno di Dio, si va avanti in questa riflessione e meditazione sui novissimi.
Nel brano del Vangelo, questa volta Gesù utilizza un'icona del'AT molto significativa ed è quella delle vergini. Nel caso specifico sono 10 le vergini pronte per lo sposo, ma 5 sono classificate come stolte e 5 come sagge.

Una percentuale del 50% in positivo e altrettanta consistenza in negativo. Il racconto che Gesù ne fa è molto preciso e ben coordinato alla scopo finale di tutta l'economia del messaggio stesso: quello della conversione e della disponibilità interiore, quello di essere pronti e vigilanti nell'attesa della venuta del Signore.
Ma ci chiediamo perché queste 10 vergini sono in attesa dello sposo? Perché devono entrare con lui al banchetto nuziale e fare festa?
Uno si chiede perché queste vergini in attesa e che vanno incontro con le lampade accese allo sposo?
Quale era la prassi al tempo di Gesù? Cerchiamo di capirne anche il contesto in cui è stata inquadrata questa parabola sul Regno di Dio.
Rivediamo in dettaglio il testo del Vangelo di Matteo. “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: "Ecco lo sposo, andategli incontro!". Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: "Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". Ma le sagge risposero: "No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene".
Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: "Signore, signore, aprici!". Ma egli rispose: "In verità vi dico: non vi conosco".
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora".
Le vergini che vanno incontro allo sposo era usanza presso gli antichi popoli di fare due cortei. Tutte portano le lampade che erano alimentate ad olio. Le sagge si attrezzano con piccoli contenitori di olio per alimentare le lampade; le stolte invece non ci pensano affatto.
Il ritardo dello sposo determinato il problema di fondo in questo racconto, perché chi si era attrezzato come le cinque vergini sagge quel ritardo non incide più di tanto; mentre per chi non si era affatto premunito per 5 vergini stolte il ritardo costituisce un problema, questo evento non permette alle cinque vergini stolte poi di entrare, una volta chiusa la porta. Il tentativo delle stolte di chiedere aiuto, che viene a loro rifiutato dalle sagge ha una motivazione precisa: rischiavano tutte e dieci di restare al buio all'arrivo dello sposo. E' singolare il fatto che contrariamente a quanto avviene oggi che è quasi sempre la sposa a fare ritardo, nel vangelo invece è lo sposo a portare ritardo, chiaro riferimento a Cristo che verrà alla fine dei tempi, per giudicare i vivi e i morti.
Infine l'arrivo dello sposo l'ingresso al banchetto nuziale delle vergini prudenti e sagge in attesa di lui con le lampade accese. A questo punto la porta viene chiusa e quando arrivano le altre cinque che avevano cercato di ricuperare l'olio all'ultimo momento pur bussando insistentemente alla porta per farsi aprire, non fu permesso loro di entrare. Era troppo tardi. Non erano state previdenti né avevano provveduto prima a correre ai ripari. Chiara denuncia del disimpegno personale nel conquistarsi un posto nel Regno dei cieli, al quale far riferimento il brano del vangelo.
La conclusione della parabola sta nell'invito del Signore a vigilare sulla nostra condotta perché non sappiamo quando egli verrà.
Spetta a noi di stare sempre pronti e preparati per entrare nel banchetto eucaristico terreno, quello che ci fa partecipare in grazia di Dio all'eucaristia e poi a quello celeste ed eterno, al termine della nostra vita, in quanto abbiamo operato bene e ci siamo guadagnati l'ingresso e il posto al pranzo eterno dell'Agnello, perché siamo stati attenti e vigilanti ed abbiamo messo in pratica il vangelo della carità, sul quale verremo tutti giudicati.

L'attesa della venuta del Signore ci viene ricordata dal testo della lettera di san Paolo Apostolo ai Tessalonicesi, nella quale San Paolo ha a cuore di parlare ai cristiani di Tessalonica del futuro regno di Dio ed usa espressioni di grande sensibilità umana, ma anche di speranza cristiana, che tutti dobbiamo alimentare nel nostro animo, specialmente in questo momento difficile per l'intera umanità, con la pandemia ancora in corso e non in soluzione. Scrive infatti “non vogliamo lasciarvi nell'ignoranza circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza”. Quanta afflizione ha invaso il nostro animo e il nostro cuore in questi mesi per i tanti morti Dio coronavirus ai quali non abbiamo potuto dare neppure l'estremo saluto. La prospettiva cristiana di fronte alla morte è quella della fede nella risurrezione. “Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui”. Quello che è scritto nella Bibbia è verità assoluta, in quanto è parola di Dio. Ecco perché l'Apostolo ci tiene a sottolineare che quello che sta dicendo è basato sulla parola del Signore. Quale verità di fede sta egli ribadendo? Eccola espressa sinteticamente e dottrinalmente in poche parole ed espressioni: “Noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nubi, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore”. Queste verità di fede non solo devono aumentare ed accrescere in noi la fiducia nel Signore, morto e risorta, ma devono essere motivi per confortarci a vicenda per non abbatterci spiritualmente e moralmente di fronte alla morte e al giudizio di Dio.
Per poter concretamente realizzare questa prospettiva personale e universale di salvezza è necessario valorizzare tutto il patrimonio sapienziale che ci porta a discernere il bene dal male, il tempo dall'eternità, il provvisorio per il definitivo, il contingente per l'essenziale anche nella vita cristiana. La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l'ama e trovata da chiunque la ricerca. Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano. Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta. Riflettere su di essa è perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni. Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei, appare loro ben disposta per le strade, va loro incontro con ogni benevolenza”. Essere cercatori di sapienza vera ed eterna è quello che è richiesto ad ogni credente, specialmente quando i tempi sono più difficili, drammatici e indecifrabili come quello che stiamo vivendo da un anno.

Sia questa la nostra umile preghiera nel giorno in cui facciamo memoria della pasqua settimanale di nostro Signore: “O Dio, la tua sapienza va in cerca di quanti ne ascoltano la voce, rendici degni di partecipare al tuo banchetto e fa' che alimentiamo l'olio delle nostre lampade, perché non si estinguano nell'attesa, ma quando tu verrai siamo pronti a correrti incontro, per entrare con te alla festa nuziale”. Amen

 

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