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TESTO I Santi della porta accanto

padre Antonio Rungi

Tutti i Santi (01/11/2020)

Vangelo: Mt 5,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

E' una domenica speciale quella che sta davanti a noi, in quanto oggi ricordiamo Tutti i santi, quelli noti e quelli sconosciuti al grande pubblico, ma bene noti a Dio e che godono la visione beatifica di Dio. Ma è anche la domenica che ci porta al 2 novembre, commemorazione annuale di Tutti i defunti che quest'anno ci sono a cuore più degli altri.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo possiamo capire la straordinaria ricchezza della santità nella chiesa e la sua consistenza anche numerica se possiamo così definirla: 144.000 segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d'Israele e una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. Tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio. Uno degli anziani si rivolse a Giovanni per spiegargli chi fossero: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello». Comprensibile, allora, la prospettiva della salvezza è per tutti e non per un numero ristretto.
La chiesa cattolica ricordando ogni 1 novembre tutti i santi, si affida alla loro intercessione per camminare nel tempo, tra le varie tempeste, compresa quella attuale che sta vivendo con l'umanità intera, toccata da una pandemia che non sembra di arrestarsi.
La speranza cristiana viene anche dall'affidamento ai nostri santi e a tutti i santi, che oggi ricordiamo nella preghiera e a loro ci rivolgiamo con maggiore fiducia. Oltre a pregare i santi in questo giorno siamo chiamati a pensare a come diventare anche noi santi.

La pista su cui possiamo muoverci per arrivare alla santità la troviamo indicata in modo chiaro nelle Beatitudini, che abbiamo appena ascoltato dal brano del vangelo di Matteo.
C'è una recente esortazione apostolica di Papa Francesco del 19 marzo 2018, dal titolo Gaudete ed exultate, dedicata proprio al tema della santità, alla quale facciamo riferimento in questa riflessione.
Gesù ha spiegato, con tutta semplicità che cos'è essere santi, e lo ha fatto quando ci ha lasciato le Beatitudini (cfr Mt 5,3-12; Lc 6,20-23).
Esse sono come la carta d'identità del cristiano. In esse si delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita, per nulla facile. E le Beatitudini in nessun modo sono qualcosa di leggero o di superficiale; al contrario, ci aiutano a liberarci dalla debolezza dell'egoismo, della pigrizia e dell'orgoglio.
Nella prima beatitudine, Gesù chiama beati i poveri in spirito, che hanno il cuore povero, in cui può entrare il Signore con la sua costante novità. Essere poveri nel cuore, questo è santità.
Nella seconda beatitudine Gesù propone un altro stile, rispetto a quello dell'orgoglio e dell'arroganza, ci parla di mitezza. Reagire con umile mitezza, questo è santità.
Nella terza beatitudine Gesù ci invita a valorizzare la sofferenza perché arriverà anche la consolazione. Saper piangere con gli altri, questo è santità.
Nella quarta beatitudine Gesù afferma che quanti lottano per la giustizia costoro saranno saziati, giacché presto o tardi la giustizia arriverà, e noi possiamo collaborare perché sia possibile, anche se non sempre vediamo i risultati di questo impegno. Cercare la giustizia con fame e sete, questo è santità.
La quinta beatitudine ci invita ad essere misericordia. Dare e perdonare è tentare di riprodurre nella nostra vita un piccolo riflesso della perfezione di Dio, che dona e perdona in modo sovrabbondante. Guardare e agire con misericordia, questo è santità.
La sesta beatitudine si riferisce a chi ha un cuore semplice, puro, senza sporcizia, perché un cuore che sa amare non lascia entrare nella propria vita alcuna cosa che minacci quell'amore, che lo indebolisca o che lo ponga in pericolo. Mantenere il cuore pulito da tutto ciò che sporca l'amore, questo è santità.
La settima beatitudine ci fa pensare alle numerose situazioni di guerra che si ripetono. A coloro che si impegnano a seminare pace dovunque, Gesù fa una meravigliosa promessa: «Saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). Seminare pace intorno a noi, questo è santità.
Nell'ultima beatitudine Gesù ricorda quanta gente è perseguitata ed è stata perseguitata semplicemente per aver lottato per la giustizia, per aver vissuto i propri impegni con Dio e con gli altri. Qui appare evidente che la croce, soprattutto le stanchezze e i patimenti che sopportiamo per vivere il comandamento dell'amore e il cammino della giustizia, è fonte di maturazione e di santificazione. Ricordiamo che, quando il Nuovo Testamento parla delle sofferenze che bisogna sopportare per il Vangelo, si riferisce precisamente alle persecuzioni. E allora accettare ogni giorno la via del Vangelo nonostante ci procuri problemi, questo è santità.

Essere santi non significa, pertanto, lustrarsi gli occhi in una presunta estasi, ma riconoscere Cristo nel volto del povero. Non si tratta di un semplice invito a parlare di carità, ma a viverla e testimoniarla davvero e concretamente in ogni attimo della nostra esistenza. Nel richiamo di Gesù a riconoscerlo nei poveri e nei sofferenti si rivela il cuore stesso di Cristo, i suoi sentimenti e le sue scelte più profonde, alle quali ogni santo cerca di conformarsi.
Per cui, davanti alla forza di queste richieste di Gesù è nostro dovere di accettarle e di accoglierle con sincera apertura, integralmente, senza se e senza ma. Il Signore ci ha lasciato ben chiaro che la santità non si può capire né vivere prescindendo da queste sue esigenze, perché la misericordia è il «cuore pulsante del Vangelo». E misericordia significa appunto avere un cuore aperto al mondo ed avere ali per volare sempre più in alto verso i cieli stellati e sconfinati dell'eternità.

Cosa succederà una volta completati i nostri giorni? “Sappiamo però - ci ricorda San Giovanni nel brano della sua prima lettera che ascoltiamo oggi come seconda lettura - che quando egli (Dio) si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”. In ragione di questa parusia, chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Fa cioè un cammino di conversione e di rinnovamento. E per fare questo cammino è necessario guardare al cielo e ricordarsi che siamo passeggeri in transito su questa terra.

Facciamo nostra questa preghiera che ho scritto per tutti di defunti e in particolare per quelli che sono morti e stanno morendo a causa della pandemia.
Guardiamo il cielo e la nostra preghiera sale in alto per tutti coloro che in questo anno hanno lasciato il mondo per l'eternità.
Fratelli tutti, soprattutto in questo momento di lutto, ricordando quanti sono morti e non hanno ricevuto neppure l'estremo saluto.
Noi siamo grati a questi nostri fratelli, martiri del coronavirus, che ci hanno lasciato il segno più evidente dell'amore che si sacrifica e si fa dono per salvare vite.
Signore accogli nelle braccia della tua bontà quanti, per l'epidemia, hanno lasciato su questa terra il profumo della loro santità.
Noi non dimenticheremo mai più questi martiri della sofferenza ed oggi specialmente li ricordiamo nell''annuale Commemorazione di tutti i fedeli defunti.
Signore spalanca la porta del Paradiso a questi fratelli vittime della pandemia e lascia a noi, poveri mortali, il tempo necessario per apprendere la nuova lezione della storia di questi giorni, carichi di messaggi e di speranza. Amen.

 

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