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TESTO Vigna del Signore risvegliati dal tuo torpore e dalla tua indifferenza

padre Antonio Rungi

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (04/10/2020)

Vangelo: Mt 21,33-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato

è diventata la pietra d’angolo;

questo è stato fatto dal Signore

ed è una meraviglia ai nostri occhi?

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

La parola di Dio di questa XXVII domenica del tempo ordinario ci presenta tre importanti testi biblici, attinenti al tema della vigna del Signore.
La pagina del vangelo è una delle più drammatiche, perché esprime la violenza e l'odio nella totalità dell'espressività umana, che poi diventa disumana.
La parabola dei vignaioli assassini ha un suo significato ben preciso, in quanto racconta, in sintesi, la storia del popolo eletto dall'alleanza sinaitica fino alla nuova alleanza, quella portata a compimento da Gesù Cristo nel mistero della sua morte e risurrezione. La vigna di cui parla il vangelo non è altro che il popolo eletto al quale il Signore invia i profeti, definiti servi della parola della speranza e della salvezza, e furono tutti uccisi o massacrati, eliminati in qualche modo, perché richiamavano i potenti del tempo ai propri doveri in ordine alla fede dei loro padri. I massacratori della verità, della giustizia e della fedeltà alla parola di Dio arrivano fino al Figlio di Dio, il Servo dei servi di Javhé, di cui ci parla in anticipo, secoli prima, il profeta Isaia. Stessa, anzi peggiore sorte dei profeti dell'Antico Testamento, spetta proprio a Lui, il Figlio di Dio, l'atteso Messia, condannato a morte e cacciato fuori dalla sua vigna, indicando così il luogo della sua morte in croce, quel Calvario fuori Gerusalemme, la città del grande Sovrano, Colui che era disceso dal cielo e si era incarnato nel grembo purissimo della beata vergine Maria, per salvare l'umanità.
Questa storia di sofferenza e croci, trova poi una soluzione nelle versetti ultimi del testo del vangelo di questa 27esima domenica del tempo ordinario, la prima del mese di ottobre, nella quale ricordiamo anche un grande Santo, Francesco d'Assisi, il poverello che fece della sua vita un inno di Lode all'Altissimo e onnipotente Dio.
Anche Francesco, nel XIII secolo, fu un grande profeta del cambiamento radicale di quella chiesa che doveva essere ricostruita e rifatta dopo i tanti danni prodotti da essa dai suoi stessi membri. Il Vangelo è molto esplicito sulla sorte futura di quei vignaioli omicidi ed assassini. Quando verrà il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Fa riferimento al giudizio di Dio. E il giudizio non può che essere di condanna. Infatti, il padrone farà morire miseramente quei malvagi e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
Il passaggio delle consegne sarà obbligatorio, in quanto una vigna improduttiva per responsabilità dei vignaioli, cioè di coloro che devono essere a servizio della vigna e lavorare alacremente in essa, non può restare senza frutta e senza cura, perché si inaridisce e muore.
Perciò Gesù a conclusione della parabola, decide il futuro della sua vigna, affermando rivolto a coloro che non hanno curata la vigna del Signore che a loro sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. A fare da spartiacque sarà lo stesso Signore che di se stesso dice, richiamando la Sacra scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”. Quella pietra scartata è Gesù condannato a morte, fuori le mura di Gerusalemme. Sarà Lui il Messia Salvatore a diventare la testata d'angolo per la costruzione del nuovo popolo di Dio, quello dei salvati e quello che accolgono con amore e disponibilità interiore la salvezza operata da Cristo nella sua nuova eterna alleanza sancita con il suo sangue.
Di fronte a questo testo evangelico di grande impatto sulla vita della Chiesa anche dei nostri giorni c'è solo da interrogarsi, tutti, senza eccezione di nessuno, fino a che punto sto collaborando per la costruzione dell'edificio santo del popolo che Cristo si è conquistato con lo spargimento del suo sangue? O al contrario sto lavorando all'interno e al di fuori di essa per la sua distruzione e caduta?
Ognuno trovi una risposta nel suo cuore. Ma su tutte le nostre promesse e parole, rimane incisiva e incrollabile la parola di Cristo stesso, rivolta a Pietro: “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Nulla potrà prevalere contro la Chiesa, anche le tempeste più terribili che ha attraversato e sta attraversando, perché nella barca che si scontra con le varie tempeste dei nostri giorni c'è sempre il Signore e questa la barca della Chiesa non del Papa, dei Vescovi, dei sacerdoti, dei fedeli laici, cioè non è nostra, ma è sua, cioè di Cristo. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Perciò è necessario salire su questa barca e farla approdare con la santità della nostra vita in porti sicuri, dove ad attendere c'è Lui, Gesù.

Cosa fare, allora, per essere nella Chiesa con l'animo giusto e con comportamenti consoni all'esigenze della diffusione del Regno di Dio in mezzo all'umanità? San Paolo Apostolo nel brano della sua lettera ai filippesi ci dà delle indicazioni, delinea un itinerario da seguire, per portare frutti: non angustiarsi per nulla, ma in ogni circostanza fare presente a Dio le nostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i nostri cuori e le nostre menti in Cristo Gesù”. In pratica come dobbiamo agire? Quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei nostri pensieri. E il Dio della pace sarà con noi! Sempre.

E con il profeta Isaia, anche noi sciogliamo le nostre lingue, le nostre bocche e le nostre ugole per cantare un cantico d'amore per la vigna del Signore. Il Quale possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l'aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi. Che tristezza quando non esce nulla da ciò che uno ha costruito. E Dio ha sperimentato questo dolore che la sua vigna Gli ha dato. Perciò in un discorso diretto, la voce di Dio si rivolge alla città santa. “E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d'Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi”.

Vigna del Signore risvegliati dal tuo torpore, dalla tua indifferenza e rendi fecondo ogni grappolo d'uva che sta per sbocciare per dare dolcezza ad un mondo di amarezze.
Sia questa la nostra preghiera nel giorno del Signore, in cui come Chiesa, definita la vigna, noi ci mettiamo a lavorare sodo ed accogliamo con amore tutti i servi che il Signore ci invierà per convertire i nostri cuori: Padre giusto e misericordioso, che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato: continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli, perché innestata in Cristo, vera vite, porti frutti abbondanti di vita eterna. Amen

 

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