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TESTO Ricordati, o Dio, del tuo amore (213)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/09/2005)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Ez 18,25-28) contiene un richiamo, anche abbastanza serio, al popolo che critica Dio, accusandolo di ingiustizia. La risposta del Signore sottolinea la libertà e responsabilità dell'uomo: la salvezza o condanna dipende dalle sue azioni e non da un giudizio superficiale di Dio. Ogni uomo è chiamato a vivere con il Signore e seguire la sua alleanza che porta alla vita; la sua salvezza è posta nelle sue mani.

Nel vangelo (Mt 21,28-32) Gesù propone un esempio per spiegare che le scelte non devono rimanere solo nelle intenzioni, e non sono sufficienti le buone parole. La vera risposta all'amore di Dio è manifestata nei gesti. A parole appare migliore il primo dei figli; nelle opere il secondo, che ripensa alla sua risposta negativa e si converte, compiendo alla fine la volontà del padre. Gesù indica poi chi sono questo "secondo" figlio: i peccatori che si convertono e accolgono la sua proposta di salvezza.

Salmo 24
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza,
in te ho sempre sperato.

Ricordati, Signore, del tuo amore,
della tua fedeltà che è da sempre.
Non ricordare i peccati della mia giovinezza:
ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
la via giusta addita ai peccatori;
guida gli umili secondo giustizia,

insegna ai poveri le sue vie.

Il salmo lo comprendiamo partendo dall'ultima strofa', che "descrive" il Signore e illustra il suo modo di fare.

Israele ha scoperto che il Dio che si è rivelato ai suoi padri non assomiglia agli dei delle nazioni: lui è buono e retto e si prende cura di tutti, anche di chi si allontana da lui. Infatti non solo insegna ai poveri le sue strade e guida secondo giustizia chi si fida di lui, ma pone la sua attenzione anche al peccatore. Verso quanti si erano allontanati da lui e dalla sua alleanza, il Signore indica le strade per tornare e per camminare verso la gioia della salvezza.

Ne nasce l'invocazione: chiediamo a Dio di ricordarsi di noi e della sua fedeltà all'alleanza, usando misericordia e domandiamo di dimenticare i peccati precedenti. Inoltre si chiede di farci conoscere le sue vie e guidarci sui sentieri. Serve a poco conoscere la strada giusta se poi non la si percorre.

Un commento per ragazzi

Quando stiamo giocando e vediamo che la vittoria non è facile e immediata, ci lamentiamo che il gioco è troppo difficile, gli avversari troppo forti, le regole troppo impegnative... Se poi abbiamo anche sentore che l'arbitro non sia del tutto imparziale, allora le lamentele diventano veri e propri brontolamenti, e pure molto espliciti. È facile dare la colpa a tutti, a cominciare da chi, come il direttore della gara, dovrebbe essere più onesto!

Serve a poco che ci dicano che queste sono le regole, e che erano chiare fin dall'inizio; noi continuiamo a lamentarci e sentirci trattati ingiustamente. Vogliamo smettere di giocare.

Nel vangelo di domenica scorsa, lo ricordiamo bene, Gesù richiamava con un esempio – una parabola – le regole che Dio usa con gli uomini: a tutti dona la possibilità di vivere e sperimentare il suo amore. Sono oggetto di questa tenerezza anche i peccatori, chi solo alla fine scopre il suo amore e si apre alla salvezza. Si trattava, nella parabola, degli operai che hanno lavorato solo poche ore e ricevono lo stesso stipendio di chi ha faticato fin dal mattino. Nel brano di oggi appare chiaramente il volto di questi operai delle diverse ore.

I principi dei sacerdoti e gli anziani del popolo rappresentano gli operai assunti al mattino; i pubblicani e le prostitute sono quelli che arrivano nella vigna solo quando accolgono la chiamata di Gesù. Prima che arrivasse lui erano tenuti alla larga, allontanati dalla religione, proprio a causa del loro peccato; Gesù sta in mezzo a loro come il medico che cura i malati e dona la gioia vera della vita.

In più il discorso di Gesù risuona come rimprovero ai capi del popolo: loro assomigliano ai primo figlio, che appare subito disponibile alla richiesta del padre. È una disponibilità solo a parole; mancano i fatti. La sua generosità si ferma al "Sì, signore", ma non è seguita da alcun lavoro. Lo stesso discorso incoraggia pubblicani e peccatori: hanno avuto modo di scoprire che Dio li ama comunque, perché è un Padre buono – come dice il salmo – e hanno accolto l'invito ad entrare nella sua famiglia. Non sono operai che attendono solo il salario; sono figli che lavorano nella loro vigna. Sono l'ingiusto che desiste dall'ingiustizia e fa vivere se stesso, come direbbe Ezechiele, e quindi "egli certo vivrà e non morirà".

Una prima conclusione concreta è subito chiara: abbiamo sempre la possibilità di migliorare la nostra vita. Dio non chiude la porta del suo cuore ad alcuno; anzi la spalanca proprio a chi appare più lontano.

Una seconda sottolineatura: è indispensabile imitare l'amore che riceviamo, che non essere come il servo che si vede condonato il grande debito, e non fa altrettanto con il suo collega, che gli deve una piccola somma.

La nostra vita, la nostra gioia è nelle nostre mani; dipende dalle nostre scelte.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, anch'io ho fatto l'esperienza dei peccatori e dei pubblicani. Anch'io almeno qualche volta mi sono allontanato da te; ho deciso che potevo fare anche senza delle tue parole, che ero abbastanza "grande" per fare da solo. Ho provato anche la tristezza di essere lontano dalla tua amicizia. Ma soprattutto ho provato, e voglio annunciare, la gioia del perdono; la festa che nasce quando tu mi accogli e mi fai scoprire che il tuo amore è molto più grande del mio peccato. È un amore che ha la sua sorgente in Dio. Una sorgente che non teme la mia sete e che nulla può seccare.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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