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TESTO Pensare ed agire secondo Dio e non secondo gli uomini

padre Antonio Rungi

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/08/2020)

Vangelo: Mt 16,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Non piace a nessuno il dolore e la sofferenza, soprattutto se pensi a Dio e lo vedi nella felicità secondo una visione umana e non divina della stessa felicità. Il Vangelo di questa domenica XXII ci mette di fronte al mistero del dolore del Figlio di Dio, della passione e morte in Croce di Gesù, che non è una condanna o un castigo di Dio, ma è lo strumento della salvezza e della redenzione. Tutto il popolo di Israele e quindi anche il gruppo degli apostoli che avevano aderito al progetto di Gesù e si erano messi liberamente alla sua sequela si erano fatto un'idea sbagliata di questo messia. Eppure Pietro aveva professato la fede nel Figlio di Dio, una fede che ancora doveva confrontarsi con la persona reale e non immaginaria di Gesù Cristo: la persona del Cristo Crocifisso, del Dio amore che si immola sulla croce per noi. Come è difficile entrare in questo mistero del dolore e della morte in croce di Gesù, il salvatore e il redentore. E ciò lo comprendiamo dal modo di ragionare di Pietro di fronte alla manifestazione di intento del loro maestro. Tutto il brano del vangelo è una lezione di spiritualità del servizio e del dono della vita che ci può e deve essere utile soprattutto in questi tempi di egoismo e di interessi di parte che esulano da ogni visione cristiana della vita.
Vediamo in dettaglio tutta la struttura del testo del vangelo di Matteo.

Gesù inizia a spiegare e a preparare allo scandalo della croce, ma anche il mistero della sua risurrezione ai suoi discepoli. Dice anche chi lo farà soffrire e come finirà la sua vita: “In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno”.
Di fronte a questo simile annuncio di sventura, qualsiasi persona, per quanto possa essere di coraggio e di fede, rimane scioccato. E di fatto così succede agli apostoli di Gesù. Si erano fatta un'idea diversa del Messia e quindi rifiutavano categoricamente l'idea di un maestro e messia messo in croce. Eppure tutti i profeti avevano annunciato tutto questo da secoli, ma nessuno voleva entrare in quel tipo di figura del salvatore che Gesù stava proponendo ai suoi. E allora che si fa? Si sta in silenzio, ci si distanzia, si abbandona il progetto di quel Maestro? Come in altre circostanze, Pietro prese Gesù in disparte e si mise addirittura a rimproverarlo, dicendo cose forti: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Qui Pietro esprime la mentalità del concetto della sofferenza tipico dell'AT. Il dolore visto come punizione di Dio, non il dolore come via di purificazione e redenzione. Quanto sono distanti i pensieri di Dio, rispetto a quelli degli uomini.
La risposta di Gesù non tarda a venire e rivolgendosi direttamente a Pietro che aveva osato mettere in dubbio ciò che il Maestro diceva loro, disse con durezza: «Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Pietro è di scandalo a Gesù perché ha ancora un pensiero prettamente terreno ed umano e non ancora ha capito nulla del Maestro. Quando un essere umano impronta la sua esistenza nell'ordine della felicità terrena, fisica, sociale ed economica, in una sorta di esistenza materializzata, non può entrare nel pensiero di Dio e capire anche il valore del dolore e non solo della gioia.
A questo punto Gesù chiede ai discepoli una risposta di fede coerente con la sua missione, se lo vogliono davvero seguire, sentire e vivere ciò che Egli dice: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”.
Seguire Cristo è prendere la Croce, è perdere la vita, ovvero donarla per guadagnarla davanti a Lui e per l'eternità. Salvare la propria vita e forse condannando altri alla morte è perderla per sempre.
La vita porta con se il donarsi; la morte porta con sé il salvare se stessi, ma nonsalvarsi davvero.
E' Gesù stesso che in merito a questo problema di sempre fa la giusta e puntuale considerazione, in prospettiva dell'eternità, ciò che conta davvero, senza sminuire il valore del tempo, delle cose e di quanto umanamente può soddisfarci: Quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?” Nessun vantaggio se la mettiamo in questi termini, ma solo perdite in tutti i sensi. E allora si tratta di assumere come modello del nostro agire da cristiano, proprio il Figlio dell'uomo, Gesù Cristo e questi Crocifisso e Risorto, che sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli. Con la sua venuta cosa accadrà? Egli renderà a ciascuno secondo le sue azioni, cioè giudicherà il mondo e ognuno di noi. Un giudizio basato sull'amore e sul perdono, ma senza escludere appunto la giustizia, perché una giusta valutazione dell'operato di ogni persona passa attraverso il filtro del Redentore del Mondo. In Lui possiamo e dobbiamo confrontarci sempre per sapere se agiamo e pensiamo secondo Dio o secondo gli uomini. Pensare ed agire secondo Dio è amare e donarsi; pensare ed agire da umani è solo salvarsi la pelle, spellando, come ha detto papa Francesco, nell'Angelus di domenica 23 agosto 2020, la vita degli altri.

Alla luce di questo vangelo si comprendo meglio il senso e il contenuto del brano della prima lettura, tratto dal libro del profeta Geremìa, nel quale il profeta parla della seduzione di Dio. Lasciamoci sedurre da Dio. L'amore e la passione seduce. E il profeta si è lasciato sedurre da questa passione divina e da questo amore eterno, per cui ha sofferto ed ha accettato ogni cosa in questa prospettiva di seduzione spirituale. Anticipo della figura del futuro messia deriso e crocifisso. Alla fine nonostante tutte le prove, le delusioni, le umiliazioni e le esclusioni, il profeta cammina per la sua strada, che è quella della passione per la vera vita. Lui grida, predica, profetizza davanti agli scenari di morte, ma nessuno lo ascolta. E' come Giovanni Battista e lo stesso Cristo, voci che gridano nel deserto e nella desertificazione del cuore e dello spirito, senza essere ascoltati, ma addirittura derisi, condannati ed uccisi.

Da qui il caloroso appello al dono di stessi che Paolo Apostolo rivolge ai cristiani di Roma: “Vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale”. Non basta offrire se stessi, bisogna anche prendere le distanze dal mondo, che corrompe, devia dalla retta vita: “Non conformatevi a questo mondo”. Il cambiamento radicale in noi stessi avviene se ci lasciamo trasformare rinnovando il nostro modo di pensare”, che ritornando al vangelo di oggi, non può essere secondo gli uomini, ma secondo il volere di Dio. Discernere, quindi, la volontà di Dio, è molto importante e questo discernimento ci deve portare a capire esattamente ciò che è buono, a lui gradito e perfetto e non ciò che piace a me, è utile a me, è adatto a me. Se la pensiamo così siamo ancora molto lontani dal conoscere Cristo e di amare il Crocifisso.

 

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