TESTO La conversione di Gesu
don Luca Garbinetto Pia Società San Gaetano
XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/08/2020)
Vangelo: Mt 15,21-28
In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Il messaggio centrale dell'episodio narrato da Matteo - l'incontro di Gesù con una donna cananea che invoca ed ottiene la guarigione della figlia malata - è la salvezza che raggiunge tutte le genti, senza distinzioni, perché si fonda sull'accoglienza della fede, non sulla norma della Legge.
Ma ciò che in realtà ci sorprende del brano è piuttosto l'atteggiamento del Signore. O meglio, il suo cambiamento di postura e di opinione. Reale, non costruito retoricamente, come qualcuno sostiene, per difendere l'immagine di un Dio troppo sicuro di sé e troppo rigido per essere capace di incarnazione. Detto in maniera netta, dobbiamo riconoscere che Gesù cambia idea e comportamento. Insomma, Gesù si converte!
Può sembrare scandaloso affermare che il Figlio di Dio non abbia tutto sotto controllo e, in fondo, non ci veda abbastanza bene da subito per azzeccare le proprie scelte. Ancor più scandaloso, però, potremmo considerare il fatto che proprio i suoi discepoli non si fanno scrupolo a raccontare pure un avvenimento del genere, dove per altro il Maestro viene letteralmente educato da una donna pagana: e già questa asimmetria tra maschio e femmina risulta sconcertante. Ma forse dovremo veramente abituaci allo scandalo del nostro Dio, che scardina insistentemente i nostri preconcetti religiosi e morali per renderci liberi. Lasciarci coinvolgere in questo processo non è cosa facile.
Qui si tratta di approfondire meglio cosa si intenda per conversione. Con il nostro schema mentale, sistematicamente orientato a dividere il mondo in bianco e nero, religiosamente assuefatto a considerare certe parti di mondo buone e altre cattive (pensiero che vale per tanti cristiani, ma non meno anche per numerosi credenti di altre fedi, e persino per atei e agnostici dichiarati), abbiamo assimilato l'idea che convertirsi significhi passare da una vita di male a una di bene. Si tratta di lasciare ciò che è malvagio per acquisire uno stile di vita integerrimo e puro, caratterizzato fisicamente da una trasformazione quasi totale di consuetudini ordinarie: devono essere abbandonati luoghi, ritmi, frequentazioni insane, per occupare tempo e spazio con persone, azioni, riti rigorosamente ‘puri'. Il tutto, di solito, viene abbinato a una sorta di automatismo, per cui ci si convertirebbe con una rapidità impressionante a seguito di una qualche rivelazione o esperienza ‘forte', che tocca l'emotività generando turbamento e meraviglia più o meno superficiale.
La descrizione è appena abbozzata. Ma basta per dire che le cose non stanno esattamente così. A volte l'idea di conversione che ci siamo fatti ha i tratti della magia, più che della fede. Sarebbe sufficiente considerare la fatica con cui i sentimenti e i pensieri di un uomo mutano nel rapporto con un altro per renderci conto che la vera conversione non può essere un repentino capovolgimento di fronte, e soprattutto che la vita non è mai fatta di bianco e nero. Le sfumature vanno considerate, i travagli e gli intrecci interiori che persistono non vanno negati o repressi, per rispettarci e rispettare la persona e non crearci illusioni.
Gesù, quindi, si converte. Ma non nella logica appena descritta. Certamente non passa da nessun peccato ad alcuna presunta purezza. Gesù è e resta sempre il puro, il santo, l'innocente. Questa è la nostra fede, la Rivelazione a cui diamo credito. Dunque Gesù è santo anche nel rivolgersi alla donna in maniera brusca e secca. L'amore, infatti, non è necessariamente connotato di affettuosità o di accondiscendenza. L'amore è sempre verità. Soprattutto, l'amore è interesse e preoccupazione perché si compia la volontà del Padre, che sta all'origine di ogni bene. Questo è il perno della vita di Gesù, il suo unico pallino: compiere la volontà del Padre. Chi, come lui, sta in questa costante tensione ha verso la realtà l'atteggiamento dell'ascolto e della premura. Che considera anche dei valori, delle idee, delle comprensioni, le quali possono essere inadeguate e avere bisogno di maturare e modificarsi, in quanto legate a contingenze e a situazioni finora apprese, ma non utili alla nuova realtà che si vive.
Così accade a Gesù. Il suo cuore è tutto del Padre, la sua affettività orientata a realizzare ciò che la Parola gli rivela. Per questo, si rivolge alla donna straniera con la consuetudine del saggio ebreo, che privilegia chi è membro del popolo di Israele rispetto al forestiero. Ma poi, resta nella relazione, si lascia interpellare, si apre al confronto. Che gli manifesta un modo diverso di comprendere la stessa realtà. La sua visione si ampia, proprio come avviene a ogni uomo e donna che si lascia educare e si rapporta alla storia con la disponibilità di conoscere e illuminare meglio la propria intelligenza. Gesù non ha una scienza perfetta su ogni questione del mondo, e se conosce il cuore dell'uomo è perché sa di doversi esercitare ogni istante alla difficile arte dell'ascolto. Questo gli permette di essere sufficientemente libero per cambiare opinione e anche atteggiamento, per invertire il corso della propria decisione, per maturare uno sguardo più completo sulla situazione che vive. A dire il vero, nel vangelo lo si racconta anche in alte occasioni.
Si tratta di una conversione intellettuale e morale, cioè di atteggiamento. Non un passaggio dal male al bene, quindi, ma una intensificazione della realizzazione storica del bene. Perché Gesù è il Bene. E ci indica così, a noi che vogliamo essere discepoli e non possiamo essere “di più del Maestro”, che la via del cristiano, il nome proprio della sua esistenza è proprio conversione. Chiamati a seguirlo, perché amati come figli dal Padre, siamo in cammino costante di trasformazione, per lasciare che Egli plasmi in noi ciò che siamo, per diventare chi già siamo. Alla radice, quindi, come per Gesù, il volgere lo sguardo innamorato a Dio. Sulla strada, senza tregua, finché abitiamo la storia, l'instancabile umile docilità a lasciarci modellare nelle idee e nei comportamenti dall'azione dello Spirito che parla anche nelle persone, negli incontri, nelle sorprese dei giorni. La vita del cristiano, in Gesù, è vita di conversione.