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TESTO Commento su Esd 9,8-9

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Mercoledì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (26/09/2001)

Brano biblico: Esd 9,8-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,1-6

1Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. 2E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. 3Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. 4In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. 5Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». 6Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Dalla Parola del giorno

Il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi e ci ha concesso un po' di sollievo nella nostra schiavitù. Perché noi siamo schiavi; ma nella nostra schiavitù il nostro Dio non ci ha abbandonati.

Come vivere questa Parola?

Bellissima l'immagine della prima lettura di oggi: un popolo di schiavi, con gli occhi bassi e spenti nella cattività, chiusi definitivamente a qualsiasi orizzonte di libertà e di gioia, improvvisamente torna a vivere. Si accende di nuova luce lo sguardo del resto di Israele e di commozione profonda brillano occhi grati.

Noi siamo schiavi! Questa è la constatazione dolorosa ma vera del sacerdote Esdra. Noi siamo schiavi del nostro egoismo, dei nostri meccanismi perversi che causano a noi stessi e agli altri tanta sofferenza. Siamo schiacciati dalle colpe nostre personali e da quelle collettive, sociali, dei nostri capi, siamo invischiati nella malvagità delle logiche che ci governano. Così ci accade che il bene che vogliamo non lo facciamo e il male che non vogliamo lo compiamo (cf Rm 7,19).

Ogni preghiera autentica dovrebbe partire da questa constatazione per giungere all'esperienza vivificante di un Dio che ancora e sempre ci usa misericordia e ci invita a tornare a Lui (salmo responsoriale).

Il Vangelo si spinge oltre: Gesù chiama a sé i Dodici per dare loro potere e autorità su tutti i demoni. Ecco, a noi deboli e peccatori, a noi, nella misura in cui ascoltiamo l'appello accorato di Dio che ci chiama a Sé, è dato il potere (che è il Suo e non il nostro), di schiacciare la testa all'antico serpente, per vivere al Suo cospetto, praticando la giustizia e costruendo il suo Regno.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, ripeterò insieme a San Paolo, con il cuore ardente: davvero, Signore, dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la tua grazia.

La voce di un esegeta contemporaneo

Il peccato più difficile a convertirsi è quello di chi si crede giusto e non peccatore, non bisognoso della misericordia di Dio.
Silvano Fausti

 

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