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TESTO Lo sai che Dio ti cerca?

mons. Antonio Riboldi

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (18/09/2005)

Vangelo: Mt 20,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

C'è un grande problema nella vita della Chiesa per la salvezza del mondo: quello della mancanza di "operai" che accettino di lavorare nella sua vigna.

Il nostro tempo è meravigliosamente e drammaticamente "cresciuto" in tecnologia, e in tanti aspetti che ci coinvolgono e assorbono al punto da non trovare tempo e modo di farci trovare "disoccupati" quando Dio chiama per lavorare nella sua vigna. La riposta che ci sentiamo dire troppe volte dai fratelli nella fede è: "non ho tempo". E questo perché il tempo è stato tutto dato a attività che giustamente formano il tessuto della vita, ma non sono il tutto, che dovrebbe svuotarci da altri impegni, come il partecipare alla crescita della santità nel mondo, che è davvero il "lavoro" più necessario per tutti.

Dice il profeta Isaia, oggi: "Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L'empio abbandoni la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri; le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri" (Is. 55,6-9).

Ogni uomo, lo si ammetta o no, ha "dentro" la storia di questo "cercare" o "non cercare", di questo "invocare" o "non invocare". In pratica siamo ciò che abbiamo cercato o non cercato. Tutti.

Basterebbe ricordare quanto disse il S. Padre ai giovani nella incredibile e meravigliosa Pentecoste dei giovani a Colonia, in occasione della recente Giornata Mondiale della Gioventù. Riferendosi al tema dell'incontro, che quest'anno aveva l'icona dei Magi in cerca di Gesù, così afferma: "I Magi provenienti dall'Oriente, sono soltanto i primi di una lunga processione di uomini e donne che nella loro vita hanno costantemente cercato con lo sguardo la stella di Dio, che hanno cercato quel Dio che a noi, esseri umani, è vicino e ci indica la strada. E' la grande schiera di santi - noti e sconosciuti - mediante i quali il Signore, lungo la storia, ha aperto davanti a noi il Vangelo e l'ha sfogliato, e questo sta facendo tuttora. Nelle loro vite, come in un grande libro illustrato, si svela la ricchezza del Vangelo. Essi sono la scia luminosa di Dio che Egli stesso lungo la storia ha tracciato e traccia ancora. Il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II ha beatificato e canonizzato una grande schiera di persone di epoche lontane e vicine. In queste figure ha voluto dimostrarci come si fa ad essere cristiani, come si fa a svolgere la propria vita in modo giusto - a vivere secondo il modo di Dio.

I beati e i santi sono state persone che non hanno cercato ostinatamente la propria felicità, ma hanno semplicemente voluto donarsi, perché sono state raggiunte dalla luce di Dio. Essi ci indicano così la strada per diventare felici, come si riesce ad essere veramente umani..." (dalla veglia alla GMG).

Un grande artista, il maestro Carlo Maria Giulini, cui un giorno ho chiesto se era cosa buona tale ricerca di Dio, così rispose: "Quasi sempre noi sentiamo parlare di Dio dai sacerdoti e dai vescovi della Chiesa. Quasi mai sentiamo gli uomini comuni, quelli della strada. Questa è una buona occasione per confrontarci. Sarà interessante sapere con quale linguaggio le persone che ho incontrato e incontro si esprimono sulla ricerca di Dio. Sapere che cosa è rimasto dentro di loro nella educazione che inizia nell'infanzia. Vedere che cosa si è perduto. Sapere quali sono i cammini verso o lontano dalla fede. I dubbi, le paure, i rifiuti". E tutti sappiamo come lui fu un vero cercatore che si è fatto trovare "disoccupato sulla piazza", come narra il Vangelo oggi, per sentirsi chiamato a lavorare nella vigna del Signore.

Un altro artista ebbe invece questa risposta "Lei ha una bella faccia tosta. Lei dovrebbe pagare per avere risposte che chiede in proposito. Bisognerebbe pagarmi una grande cifra. E mi chiedo come possa affrontare un tema del genere che esula dalla nostra ricerca quotidiana di altro, che non è Dio".

Ed invece bisogna interrogarsi cosa significhi vivere in compagnia di Dio, come farsi amare da Lui e amarLo, perché qui è il grande desiderio dei Magi e dei Santi. Trovare Dio, facendosi guidare dalla sua stella.

Interrogarsi cosa significhi vivere lavorando nella vigna del Signore, che è la sola dimensione della vita dalla creazione. E cosa significhi invece vivere "da soli", oppure svendersi ad altri padroni che invitano a lavorare nella "loro vigna", che altro non è che il deserto del male e della infelicità, dove l'amore non ha posto perché non ha posto l'Autore dell'Amore, che è Dio.

Ricordo lo sfogo di un grande pensatore, ai limiti del pianto, che un giorno in cui eravamo insieme, stringendomi le braccia, per dare forza alle parole, mi disse: "Non invidio nulla a nessuno in questo mondo: invidio solo chi ha la fede, ma una fede vera di quelle che ti mostrano il volto di Dio".

Giustamente la Chiesa oggi è preoccupata per i troppi che non si fanno trovare "disoccupati" sulla piazza della vita. Per troppe cose, a volte inutili o dannose, non hanno più un angolo di libertà da donare a Dio.

Desta gioia la tenerezza di Dio che si racconta alla ricerca di chi è pronto a entrare nel suo Regno. "Il regno dei cieli, racconta Matteo, è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere alla giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: "Andate anche voi nella mia vigna, quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. E così fece verso mezzogiorno e verso le tre. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri due che se ne stavano là e disse loro: "perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?"Gli risposero: "perché nessuno ci ha preso a giornata". Ed egli disse loro: "andate anche voi nella mia vigna" (Mt 20,1-16).

La parabola proposta mostra come Dio ci raggiunge quando meno ce lo aspettiamo. C'è chi noi ha avuto la grazia di essere invitato a prima mattina. Come l'ebbi io nella mia famiglia, che mi educò a vivere nella vigna del Signore fin dalla mia infanzia, e ci lavoro tuttora con la gioia di sapere di essere nella vigna giusta, quella che sembra un vestito tagliato su misura sulla nostra pelle. E potrei raccontare le meraviglie che Dio compie. Altri invece non hanno avuto questa fortuna o grazia, perdendosi a volte in modo totale con una vita che alla fine sembra una mano che stringe "un pugno di mosche".

Alle volte Dio ci segue con pazienza attendendo l'ora giusta. E ricordo la conversione di un mio confratello rosminiani, che credo tanti di voi conoscano per le sue poesie, don Clemente Rebora. Un "disoccupato" che Dio trovò a "mezzogiorno". Certamente per me e per tanti che ebbero la fortuna di avvicinarlo o conoscerlo era uno di quei beati sconosciuti di cui parlò il S. Padre. Bastava stargli vicino per respirare il profumo di santità, ma anche il sudore della fatica nella vigna.

E ogni giorno la cronaca ci parla di volti noti o non noti che, seguendo la stella dei beati e dei santi, si sono fatti trovare sulla piazza in attesa della chiamata alla vigna. Sono tanti ed ognuno è un vero prodigio dell'amore del Padre. In questa luce è spiegabile la grande partecipazione alla giornata mondiale dei giovani a Colonia. Quei giovani sembrava seguissero la stella dei Magi. Ognuno a suo modo, ascoltando la Grazia, cercava nelle parole del Papa di trovare la risposta giusta alla sua età, in un tempo di troppe proposte dannose. E la loro incontenibile gioia assomigliava a quella dei Magi che ritrovarono la stella uscendo dalla città di Gerusalemme.

A nessuno è lecito disperare di trovare un giorno Dio che improvvisamente si fa vicino e ci invita: "Vieni nella mia vigna!" A qualunque età, in qualunque condizione. E' questa la grande speranza che deve animare tutti: senza eccezione, soprattutto se ci si sente "esclusi dall'amore di Dio".

Così pregava Madre Teresa di Calcutta, che ha accolto subito l'invito di Dio.

"Ti ho trovato in tanti posti, Signore. Ho sentito il battito del tuo cuore nella quiete perfetta dei campi, nel tabernacolo oscuro di una cattedrale, nell'unità di cuore e di mente di una assemblea di persone che ti amano. Ti ho trovato nella gioia, dove ti cerco e spesso ti trovo. Ma sempre ti trovo nella sofferenza. La sofferenza è come il tocco della campana che chiama la sposa di Dio alla preghiera. Signore ti ho trovato nella terribile sofferenza degli altri. Ti ho visto nella sublime accettazione e nella inspiegabile gioia di coloro la cui vita è tormentata dal dolore. Ma non sono riuscita a trovarti nei miei piccoli mali e nei miei banali dispiaceri. Nella mia fatica ho lasciato passare inutilmente il "dramma della tua passione" redentrice, e la vitalità gioiosa della tua Pasqua è stata a volte soffocata dal grigiore della mia autocommiserazione.

Signore, io credo. Non cessare mai di cercarmi...sopratutto quando io cerco stupidamente di fuggire. Ma Signore, ti prego, aiuta la mia fede" (dalle preghiere di Madre Teresa di Calcutta).

 

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