TESTO Chi ci separerà dall'Amore? E' una sfida
don Mario Simula ufficio catechistico diocesi di Sassari
XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (02/08/2020)
Vangelo: Mt 14,13-21
In quel tempo, 13avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Se volessimo trovare due parole intense che esprimano il senso dell'invito di Dio, oggi pasqua del Signore, le parole più incisive sarebbero: “Compassione e Consolazione”.
Ogni volta che Dio guarda l'umanità e il singolo uomo e la singola donna, vive due esperienze profondamente innestate una nell'altra.
Sente compassione. Prova il bisogno di patire con l'uomo. Come conseguenza, nel suo cuore divampa il bisogno della consolazione. Dio non può vedere il suo popolo soffrire e la creatura uscita dalle sue mani piangere, senza mettersi accanto per far sperimentare la consolazione di un padre e di una madre che sentono viscere di amore.
Il testo sublime di Isaia ci racconta questa esperienza di Dio che rivolgendosi a noi dice: “Voi tutti assetati, voi bisognosi di accoglienza, voi vittime dello scarto, voi distrutti dall'ingiustizia, voi schiavi a causa della ricchezza smodata di alcuni, voi afflitti dalla solitudine e provati dall'ingratitudine, venite all'acqua. Bevete. Dissetatevi. Cercate di comprendere che questa sorgente viva sono IO. Venite all'acqua. Potete mangiare, dissetarvi, gustare il vino, senza denaro, senza pagare. E' un dono semplice del mio Amore”.
Mentre Dio ci fa questa proposta di amore, ci invita ad essere sempre attenti e vigilanti.
Ci chiede di non sfamarci e di non dissetarci con un nutrimento avvelenato.
Se vogliamo riuscirci è importante ascoltare la sua Parola che ci mette sulla strada giusta, ci fa evitare le cose cattive e ci offre cose buone e cibi succulenti.
Dove vuole arrivare Dio con questa magnanimità?
Vuole andare ancora oltre, ancora più in là. Vuole stabilire con noi un patto indistruttibile di amore fedele. Un'alleanza. Ci fa entrare nell'intimità del suo cuore per essere con lui una cosa sola. Compassione e consolazione sono le parole che anche Gesù ama pazzamente.
Ha appena deciso di andare con i dodici in un luogo in disparte, per confortarli e consolarli, quando si trova di nuovo davanti agli occhi le folle. Lo sottolinea il vangelo: “Gesù sentì compassione per loro. E iniziò a guarire, a consolare, a fasciare le ferite dopo averle curate”. Inesorabilmente arriva la sera. I discepoli chiedono a Gesù che congeda tutta quella gente perché possa cercarsi un po' di cibo.
Gesù, uomo della compassione e della consolazione, li sfida sul terreno della fiducia e della generosità: “Voi stessi date loro da mangiare”. La proposta è imbarazzante.
I piccoli sono semplici e rassomigliano al cuore di Gesù.
Uno di essi ha portato cinque pani e due pesci. Per Gesù sono la materia prima di un miracolo strepitoso. Dopo aver compiuto il gesto delicato e tenero di farli sedere tutti sull'erba, prende tra le mani la piccola cena del ragazzo e solleva gli occhi verso il Padre. Gesù e il Padre si incontrano nella compassione e nella consolazione. Ci sarà pane per tutti. In sovrabbondanza, anzi, fino ad avanzarne.
In tutte le nostre comunità, così misurate nel compiere il bene, dobbiamo comprendere che non si può parlare di compassione senza condividere dolori e miserie, insicurezze e, talvolta, disperazioni. Non si può consolare con le parole. La consolazione autentica è fatta di gesti continui d'amore.
Un amore gratuito, generoso, straripante.
Paolo, appassionato di amore verso le sue comunità ha davanti ai suoi occhi una piccola chiesa che è come un seme nel grande impero di Roma. Una comunità perseguitata, emarginata, vista come nemica, quindi condannata a morte.
Che cosa riesce a dire a quella comunità? Solo due parole: “Compassione e consolazione”. Proviamo a far risuonare dentro le nostre chiese la domanda dell'apostolo: “Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, l'essere minoranza, l'essere guardati male, l'essere inascoltati?”.
In tutte queste cose, e anche in tante altre che potremo elencare, siamo più che vincitori se abbiamo fede in colui che ci ha amati. Se crediamo nella sua compassione e nella sua consolazione. E' questa fede incrollabile nell'amore che ci salva a renderci invincibili.
Niente potrà mai separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Siamo pochi, forse i più poveri, forse i più soli, forse i più disprezzati. Se formiamo la comunità di Gesù niente ci potrà separare dall'amore di Dio e dall'amore del nostro Amore, Gesù Figlio di Dio.
Gesù, sento il mio cuore gonfio di gioia perché mi accorgo che lo attraversa la tua tenerezza.
Le parole che ti definiscono in maniera stupenda: Tu samaritano che compatisci, Tu samaritano che consoli, risuonano nel mio cuore come la carezza di una unzione santa che, mentre attenua il dolore, lentamente produce la guarigione.
Gesù, quale grazia più grande di questa possiamo chiederti: nella prova sentire risuonare dentro le nostre viscere la domanda che è un'affermazione certa: chi ci separerà dall'amore di Dio? Chi ci separerà dall'amore di Cristo?
Gesù, tu sei per noi colui che si accorge dello smarrimento della sera dopo una giornata spesa ad ascoltare te. Ci fai sedere, come un buon Padre di famiglia, alla stessa mensa e imbandisci per noi pane saporito, vino prelibato, cibi succulenti.
Imbandisci per noi la tavola dell'amore.
Gesù, questo scossone della tua compassione e della tua consolazione, è urgente, è necessario. Se non lo scateni, come un terremoto, nel nostro animo, noi andiamo a fondo.
Gesù, te lo dico con certezza: Nulla mi separerà dall'amore per Te. Nulla. Nemmeno la mia fragilità e il buio dei mie peccati.
Anche in quei momenti mi fiderò di te e ti dirò, conoscendoti: Nulla mi separerà dall'Amore di Gesù al quale anche io voglio bene.
Don Mario Simula