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TESTO Cose nuove e cose antiche

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/07/2020)

Vangelo: Mt 13,44-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Forma breve (Mt 13,44-46):

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Sono sempre stato d'accordo con chi dice che la Chiesa “è vecchia” e va continuamente rinnovata e rimodernata. Lo sono con chi lo ha sostenuto nel passato e con chi lo sostiene nel presente. Dai Padri della Chiesa (Ambrogio in modo particolare) ai grandi movimenti pauperistici del Medioevo (su tutti, il Francescanesimo), dalla Riforma Luterana al Concilio Vaticano II (entrambi i loro principi ispiratori utilizzano l'espressione “Ecclesia semper reformanda est”) fino a giungere al “francescanesimo contemporaneo”, quello iniziato da Papa Francesco sin dal giorno della sua elezione: chiunque abbia provato, lungo i secoli, a togliere dalla Chiesa quella patina di vecchiume e di ossidazione che ne hanno arrugginito l'originario splendore, ha sempre suscitato e sempre susciterà la mia ammirazione. Perché sono convinto che se la Chiesa non è capace di rinnovare continuamente non solo la propria immagine, ma anche la propria presenza nel contesto del mondo (anzi, “dei mondi”) a lei contemporanei, corre il rischio - dimostratosi più volte reale - di non dire nulla di significativo alle donne e agli uomini di ogni tempo, e soprattutto di installarsi in una situazione geografica e temporale con le caratteristiche di un “regno” che ha ben poco a che vedere con quel “regno di Dio” (o “dei cieli”, come lo chiama Matteo), di cui ci hanno parlato le belle parabole di queste domeniche di luglio.

La Chiesa ha spesso confuso l'idea di regno di Dio con il concetto e le caratteristiche di un regno terreno: a volte, condizionata e quasi costretta dalle situazioni storiche che stava vivendo, a volte, invece, spinta da motivazioni di carattere puramente politico, sociale e, purtroppo, anche economico. Grazie a Dio, lo Spirito Santo ha suscitato lungo i secoli donne e uomini invasi di profezia che, ispirati dal Vangelo, hanno aiutato la Chiesa a ritrovare la giusta via del suo rapporto con Dio e con gli uomini: e ben venga, se lo Spirito è capace ancora di suscitare profeti e profetesse nella Chiesa!

Chi invece non riesco proprio a capire è chi afferma che a essere vecchia e ammuffita non è la Chiesa, bensì il messaggio del Vangelo. E lo fa sostenendo che dopo duemila anni il messaggio di Gesù di Nazareth abbia ben poco da dire, non sia affatto attuale, non esprima più concetti e teorie adatte all'uomo contemporaneo e alla società postmoderna i quali, a suo dire, hanno bisogno di qualcosa di più pragmatico, di più concreto, di più immediato e più “libero” anche di fronte a certi comportamenti divenuti ormai consolidati: ad esempio, su temi come l'economia, la solidarietà, la pacifica convivenza tra i popoli, la sfera affettiva, oggi il Vangelo sarebbe poco capace di risultare efficace e di spingere a un profondo rinnovamento della società. Sarebbe, in definitiva, poco capace di sorprendere.

Ma dopo tre domeniche nelle quali abbiamo ascoltato il messaggio del regno di Dio con la profondità con cui ce lo hanno annunciato le parabole del Vangelo di Matteo, io non posso non vedere uno slancio di novità, un respiro ogni giorno nuovo nel messaggio di Gesù di Nazareth. È un messaggio dal quale ogni giorno riusciamo a trarre qualcosa di significativo e di incisivo per la nostra vita, a volte riscoprendolo nel solco della tradizione e della storia nelle quali siamo cresciuti, a volte individuando cammini innovativi e fortemente rivoluzionari, per noi e per il mondo nel quale ci troviamo - nostro malgrado - immersi.

Come è capitato a quello “scriba divenuto discepolo del regno dei cieli” che, convinto di conoscere ormai tutto delle Scritture e della Legge, quando incontra il messaggio del Vangelo è capace di trarre fuori dal proprio bagaglio di vita - come da un tesoro personale - “cose nuove e cose antiche”. Perché il messaggio del Vangelo, il messaggio del Regno (che per Matteo, non dimentichiamolo, è il messaggio iniziale di Gesù, quello delle Beatitudini) è qualcosa che ogni giorno ti permette di scoprire cose nuove. È vero, e lo abbiamo detto anche all'inizio: spesso la novità del Vangelo ha finito per essere soffocata dal vecchiume e dalla stantia azione della Chiesa, che già i Padri della Chiesa identificarono con quella rete di pescatori gettata in mare e che raccoglie ogni tipo di pesci, buoni e cattivi, anzi “vivi e morti” come dice il testo di Matteo. Ci sono, lo sappiamo bene, tante azioni e tanti comportamenti della Chiesa che sanno di morte, più che di vita; di male, più che di bene; di cattiveria, più che di bontà. E nella rete del Regno vi entrano tutte queste cose: sta alla forza stessa del Regno e dell'annuncio del Vangelo gettare ciò che è cattivo e che sa di morte per far emergere il bene. Proprio come nella parabola della zizzania. Proprio come ha fatto il seme caduto nella terra buona.

Perché questa è la forza del Regno di Dio e del Vangelo: la forza di chi sa emergere da situazioni di morte con la forza della vita, da situazioni di sofferenza con la forza della gioia. Come un uomo che fatica tutta la vita cercando di coltivare alla meglio un terreno e poi, un giorno, in quel terreno, scopre, inaspettatamente, un tesoro di grande valore. E non lo scopre per la bontà delle sue azioni o per le sue buone qualità: lo scopre perché il Regno di Dio è una sorpresa, una grazia. Come avviene anche a un mercante che va in cerca di perle preziose: ne scopre una di grande valore, non per la sua abilità, ma semplicemente perché va in cerca, e alla fine trova la perla della vita, e non se la lascia sfuggire, perché chi cerca il Regno di Dio sa bene che trovarlo significa prendere al volo un treno che, a volte, non passa più.

Ogni giorno è un giorno nuovo, ogni giorno è un'opportunità per scoprire cose nuove e ritrovare cose antiche ormai dimenticate, ogni giorno è un'occasione per trovare la perla di grande valore e il tesoro nascosto che non sapevamo di avere, forse anche dentro noi stessi. Ogni giorno è un'opportunità per ripulire dalle alghe e dai pesci morti la rete della Chiesa.

Ogni giorno, la novità del Vangelo ci dice che vale la pena non smettere mai di cercare.

 

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