TESTO Commento su Matteo 13,1-23
don Giampaolo Centofanti Commento al Vangelo
don Giampaolo Centofanti è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!
XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/07/2020)
Vangelo: Mt 13,1-23
1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».
10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:
Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!
16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».
Il seminatore semina il seme. Gesù dona se stesso con delicatezza, come seme in cui è già il suo amore infinito ma si manifesta gradualmente se l'uomo cerca di accoglierlo. Al tempo stesso Gesù si dona con abbondanza, in mille modi in ogni cosa, in ogni situazione. Tutto è, in vario modo, grazia, se cerchiamo di aprire il cuore, dunque al di là di chi, come gli uccelli del cielo, cerca per prima cosa di togliere le fonti stesse della vita, la Parola. Questa parabola ci libera dai moralismi perché non siamo noi che possiamo comprendere la Parola con la nostra mente e viverla con la nostra volontà. La Parola non è un mero concetto. È invece un seme che, accolto, matura. Dunque Dio ci aiuta a crescere con serenità. Ma Gesù ci avverte anche che mille cose ci possono inutilmente distogliere da tale percorso. Ansie, superbie, chiusure, che pure avremmo la grazia di evitare. Dunque Gesù parla non di cose fuori della nostra portata ma di cose alla nostra serena e graduale portata che possiamo non vivere perché ci lasciamo confondere, distrarre, prendere, da altro. La sequela di Gesù ci porta nella serenità, nella semplicità ma anche nella serena vigilanza dai mali, dai pericoli, dagli inganni, interni ed esterni che ci possono distogliere dal cammino verso la vita piena o lo possono ritardare. Così Cristo ci fa comprendere che è vero, non possiamo nulla senza di Lui ma all'interno di quello che serenamente possiamo sono i nostri margini liberi di collaborazione. Possiamo rifiutare in toto la grazia, cosa forse non facile perché quando essa viene ci illumina e ci persuade profondamente su ciò che ci dà vita. Possiamo corrispondere ad essa in modo più o meno totale e questo dipende da noi.