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TESTO Come sentinelle...

don Angelo Casati   Sulla soglia

IV domenica dopo Pentecoste (Anno A) (28/06/2020)

Vangelo: Lc 17, 26-30.33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17, 26-30.33

26Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: 27mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. 28Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. 30Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.

33Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.

Le parole di Gesù a volte hanno sapore di pane, profumo di pane. Quelle che oggi abbiamo ascoltate hanno suono, suono come di sentinella. Che vede lontano. La sentinella ti fa dono dei suoi occhi. Starei per dire: "Benedetti, per gente come me, che soffre di miopie, di cataratte, benedetti gli occhi delle sentinelle. Benedetta la voce che buca la notte, la voce di Dio che suona come allarme per Noè e quelli della sua generazione.

La voce di Gesù che suona come allarme per me e per quelli della mia generazione. C'è un vivere, a volte, superficiale, senza ricerca, in mancanza quasi totale di attenzione, un tempo in cui sembra perdita di tempo farsi domande, ne consegue un vivere come viene, senza mai chiedersi quale esito futuro potrebbe avere le scelte dell'oggi. Un vivere, lo si voglia a no, da dissipati, senza domande, quasi persi in un tran tran di mille cose.

Affastellate, come pietre in un mucchio, senza il tentativo di un progetto, dico tentativo, perché a volte il progetto nella sua totalità ci sfugge. Un arraffare cose e persone e situazioni: forse potremmo tradurre anche così l'immagine di coloro che - dice Gesù - vogliono salvare la propria vita: non c'è orizzonte, al di là del salvare se stessi. Finiamo così nel numero quelli che l'orizzonte l'hanno impoverito a salvaguardare se stessi e non gliene importa degli altri e di altro. E Gesù a dire: "Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà". E aggiunge: "chi la perderà, la manterrà viva". Bellissimo. "la manterrà viva".

Chi la vita la gioca, chi non se la tiene stretta per sé, chi ne fa dono, mantiene viva la vita. Voi mi capite, la vita la manteniamo viva come singoli, come società, come chiesa, quando la giochiamo, quando ci apriamo, quando usciamo, quando ci dedichiamo, quando ci prendiamo cura. Non quando stiamo al balcone: direbbe Papa Francesco. Altrimenti c'è sì una parvenza di vita, ma in realtà è vuoto, vuoto che sa di anticipo di morte, è una partita persa. Per questo qualcuno mette in guardia.

Benedetti allora gli occhi che vigilano, benedetta la voce che mette in guardia. La domanda, voi mi capite, viene a me e alla mia generazione. Il pensiero va anche alla stagione che stiamo attraversando. Perché si sente dire spesso, senza ombra di dubbio: "Ma chi lo poteva immaginare?". Come se non ci potessimo permettere di pensare che forse qualche avvisaglia era nell'aria. E magari erano, che so io, le ragazze e i ragazzi a mettere in qualche modo in questione, a mettere in questione noi stessi e il nostro modo di vivere.

E rimedio per la fase tre - mi si perdoni - non saranno solo nuove strategie, ma un cambio di visione e che ognuno non pensi solo per sé, ma che, uscendo da visioni ristrette, ognuno di noi il nuovo lo si sappia costruire con tutti, senza isolarci, con l'entusiasmo per il bene comune, quello di tutti. Altrimenti ci toccherà il diluvio, o qualche forma di diluvio. Ecco Gesù dà forza e urgenza al suo richiamo, appellandosi all'immagine di Noè e del diluvio.

Dice: "Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece morire tutti". Certo, saremmo lontani dall'interpretare correttamente le parole di Gesù, se mettessimo in questione "il mangiare, il bere, il prendere moglie e marito". Leggi il vangelo e scoprirai come tutto questo sta a cuore a Gesù. Sta a cuore a Dio. Leggo nel libro del Qoelet questo splendido passaggio che ci allontana da ogni interpretazione fobica, quasi stesse a cuore a Dio una vita smunta, incolore, spenta.

Sentite: "Va, mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto, le vesti siano bianche e il profumo non manchi sul tuo capo. Godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace che Dio ti concede sotto il sole" (Qoelet 9,7-9). Non è questo dunque che Dio mette in questione, anzi lui si entusiasma. In questione mette una vita instupidita. Che annega nella superficialità, nella meschinità, impoverita di trascendenza, senza desideri alti, senza passioni alte, senza visioni alte, senza respiro. E' come se ci dicesse: "Ora che vi accingete a ricostruire date spazio alle sentinelle del futuro, a visioni e sogni".

Ricordate le parole del profeta Gioele al capitolo terzo: "Dopo questo," - scrive "io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave, in quei giorni, effonderò il mio spirito" (1 Gv, 3,1-2).

La vita bella, cantata dal libro del Qoelet, non è per destino un sequestro, anzi la bellezza, che ti canta in cuore, può diventare spinta ad uscire, a donare, a costruire. Così rimani in vita. Vorrei terminare con un bellissimo midrash della letteratura rabbinica. Più dei miei pensieri vi rimarranno le immagini del racconto, anche quelle di un Dio che allunga i tempi per dare possibilità di nuovi inizi.

Racconta il midrash; "Per centoventi anni il Santo, benedetto Egli sia, ammonì gli uomini della generazione del diluvio, nella speranza che si ravvedessero. Ma poiché non ascoltavano, disse a Noè: "Fatti un'arca di legno di pino. Allora Noè si mise a piantare cedri. La gente gli domandava: cosa sono questi cedri? Ed egli rispondeva: il Santo, benedetto Egli sia, sta per mandare un diluvio sulla terra e mi ha ordinato di preparare un'arca per salvarmi insieme alla mia famiglia, La gente rideva e si prendeva gioco delle sue parole. Intanto Noè coltivava e taceva e faceva crescer i cedri.

La gente continuava a domandare: ma cosa fai? Egli rispondeva sempre nello stesso modo e la gente lo scherniva, Alla fine tagliò i cedri, ne fece delle assi e la gente gli domandava; che cosa fai? Egli rispondeva sempre nello stesso modo e li ammoniva. Quando il Signore vide che nonostante ciò, questa generazione non si ravvedeva, decise di mandare il diluvio, Gli uomini, vedendosi perduti, cercarono di rovesciare l'arca, ma allora il Signore circondò l'arca di leoni" (Tanchuma-Noach). Mi sono chiesto da che parte sono: se dalla parte di Noè che assembla tavole o da quella di coloro che lo irridono. A volte forse sono un po' di qui e un po' di là.

Ma la Parola mi dice da che parte devo stare per rimanere vivo, perché questa chiesa rimanga viva, perché questo paese rimanga vivo.

 

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