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TESTO L'amore totale ed esclusivo verso Dio

padre Antonio Rungi

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (28/06/2020)

Vangelo: Mt 10,37-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

La parola di Dio di questa XIII domenica del tempo ordinario ci pone di fronte a delle scelte radicali riguardanti la nostra vita e il nostro agire quotidiano.
Bisogna avere il coraggio di farle queste scelte, come l'hanno fatto gli apostoli e i discepoli di Gesù, come l'hanno fatto soprattutto i martiri che per amore di Cristo hanno accettato di morire, piuttosto che rinnegare la propria fede o offendere Dio con il peccato.
Sostenuti dal vangelo di questa domenica, tutti siamo chiamati ad amare totalmente Dio, prima di ogni altra persona ed affetto a noi caro.
I santi che hanno compreso tutto questo, hanno lasciato i genitori, si sono assunti il peso terribile della croce, hanno donato la vita a Cristo e si sono sacrificati sinceramente per gli altri.
Hanno aperto il loro cuore all'accoglienza dei profeti e di quanti parlavano e parlano nel nome di Dio, non solo con le parole, ma con l'esempio e la santità della loro vita.
Il Vangelo di domenica scorsa ci ricordava che non bisogna aver paura di chi ha il potere di uccidere il nostro corpo, ma piuttosto coloro che hanno il potere di uccidere corpo ed anima e così mandarci nella geenna, cioè nell'inferno. Per non rischiare tutto questo e per non rendere vana la croce di Cristo, è necessario fare coraggiose scelte per la gloria di Dio e la nostra santificazione personale.
Questo vuol dire che ci dobbiamo appropriare del messaggio del vangelo di questa XIII domenica del tempo ordinario, per snellire il nostro passo verso la meta finale, che è la salvezza eterna della nostra anima. Non dimentichiamo ciò che disse Gesù ai suoi discepoli, che erano indecisi sul da farsi, se accettare o meno la sequela di quel nuovo profeta, oppure continuare a curare i propri interessi affettivi e familiari, oppure quelli egoistici, tendenzialmente proiettati a salvare la propria vita o pelle a danni della vita e pelle degli altri. Quante violenze a partire sulla vita nascente o appena venuta alla luce.
Basta citare una per tutti, a livello globale e numericamente consistente, che è la piaga dell'aborto, che non si riesce a guarire nella mentalità dei senza Dio e anche in chi questa mentalità ce l'ha, ma poi per interessi egoistici si continua ad agire in quell'assurdo modo di difendere la vita, la quale non la si difende manda tutti al patibolo. Gesù ritorna su questo problema e dice con chiarezza espositiva che "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me”.
Non si può amare se stessi, dimenticandoci di Dio; per cui è più facile amare il proprio io, piuttosto che il proprio Dio, visto che è Iddio, il nostro, che ci è vicino, ci ama e ci perdona, proprio nel mistero della Croce del suo amato Figlio.
Come non citare quanto Gesù ha detto con forza ed enfasi: “Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.
Siamo in grado di poter rispondere a tutte queste esigenze del vangelo? Oppure prendiamo sottogamba ogni nostro impegno di vita cristiana.
Gesù non ci vuole tiepidi ed indifferente, ma zelanti e coraggiosi nell'avanzare nella vita dell'amore e della carità che si fa vero dono, accoglienza, sacrificio, calvario e martirio per la causa alta della verità che Cristo è venuto a portarci. Quel bicchiere d'acqua che possiamo e dobbiamo dare a chi ci chiede di aiutarlo è un invito ad uscire da noi stessi, dalle nostre avarizie, dai nostri bisogni di possedere sempre di più, per dimostrare di essere grandi solo perché abbiamo e possiamo dare e non perché siamo e come tali spontaneamente e naturalmente ci offriamo con le nostre potenzialità, carismi e talenti a chi ha meno di noi ed ha più bisogno di noi.

Di esempi nella Bibbia ce ne sono tanti. La prima lettura di questa domenica, ci offre quello di una donna di Sunem, dove si trovò a passare il profeta Eliseo.
Qui c'era una donna facoltosa, che l'invitò con insistenza a tavola. Il profeta accettò e in seguito, tutte le volte che passava di là, si fermava a mangiare da loro.
Essa disse al marito: "Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Prepariamogli una piccola camera al piano di sopra, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e una lampada, sì che, venendo da noi, vi si possa ritirare". L'accoglienza dimostrata da parte della coppia di questa famiglia facoltosa è evidente, al punto tale che il profeta ha a sua disposizione una stanza tutta per se, per riposarsi e rifocillarsi nei suoi viaggi religiosi.
Con Eliseo c'era, come era prassi allora, anche Giezi, un suo servo. Un giorno, passando nuovamente per Sunem, si fermò nuovamente ad questa coppia. Il profeta si ritirò nella camera e si coricò.
Prima di riposare le sue stanche membra chiese al servo: "Che cosa si può fare per questa donna?". Il servo disse: "Purtroppo essa non ha figli e suo marito è vecchio". Quando mancano i figli è una tristezza infinita nelle famiglie e se poi si tratta di una coppia avanti negli anni, come in questo caso, il problema è doppiamente grave. Ma chi confida nel Signore e si affida all'aiuto del cielo, tutto diventa possibile, anche di fronte all'impossibile. Cosa fa allora il profeta. Manda a chiamare la donna e dialoga con lei. Essa arrivò e si fermò sulla porta.
Eliso le disse: "L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio". Le promette una sicura maternità. I profeti che parlano nel nome di Dio possono anche ipotizzare e prospettare cose simili. E sappiamo che così avvenne.
La generosità e l'accoglienza verso tutti e specialmente verso gli uomini di Dio, ripaga sempre più del necessario e più di quanto si dà.

Perciò, l'apostolo Paolo, nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua lettera ai Romani ci tiene a sottolineare una cosa importante da un punto di vista teologico e dottrinale: “Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”. Il battesimo ci porta a camminare con lo sguardo e il pensiero costantemente rivolti al cielo e all'eternità. Infatti, “se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui”. E' assicurata anche a noi la risurrezione finale, in quanto la morte è stata vinta, con la risurrezione di Cristo. Ma non solo la morte corporale, ma anche quella spirituale. Gesù, infatti, morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio”. Di conseguenza per noi si sono aperte altre prospettive di vita, non solo su questa terra, ma soprattutto nel cielo. Per cui, anche “noi dobbiamo considerarci morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù”.
Questa consapevolezza di una vita eterna e per sempre ci impegna a vivere solo di Dio e fare scelte di vita, che siamo espressione di un amore esclusivo e totalizzante, verso Colui che è vita e risurrezione ed è felicità per tutta l'eternità. Sia questa la nostra comunione preghiera che eleviamo a Dio in questo giorno di festa: Infondi in noi, o Padre, la sapienza e la forza del tuo Spirito, perché camminiamo con Cristo sulla via della croce, pronti a far dono della nostra vita per manifestare al mondo la speranza del tuo regno”. Amen

 

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