TESTO Spuntare la paura puntando su Dio
don Giacomo Falco Brini Predicatelo sui tetti - blog personale
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XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/06/2020)
Vangelo: Mt 10,26-33
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «26Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Non abbiate paura degli uomini. E invece normalmente, per quello che dicono e fanno, gli uomini generano paura, dimorano e si muovono nella paura. Allora perché questa esortazione di Gesù? Perché si può vivere diversamente. Ma soprattutto, perché il destino della paura e dello spazio in cui si muove, ovvero le tenebre, è lo smascheramento della sua menzogna: laddove arriva la luce si rivela, arretrando, ogni oscurità, poiché non vi è nulla di nascosto che non debba essere svelato né di segreto che non debba essere conosciuto (Mt 10,26). La paura muove le logiche di questo mondo. Ad essa il Signore ci insegna ad opporvi una vita fondata sulla fede e sull'amore per Lui. E non ci ha lasciati soli in questo compito: ci ha donato il suo stesso Spirito per affrontare ogni momento difficile che comporta la decisione di puntare sulla fede e l'amore.
Se è vero che c'è da denunciare un mondo di paura, è anche vero che, quale altra faccia della stessa medaglia, c'è un mondo di temerarietà che non è certo ciò che il Signore insegna. Molti infatti confondono il coraggio con la temerarietà. Quest'ultima consiste in quell'atteggiamento ostentante assenza di paura che non corrisponde alla nostra realtà. Le paure ci abitano e con esse tutti dobbiamo farne i conti. Altro è seguire ciò che ispira la paura, altro è riconoscerla ma non agire secondo essa. Questo è sostanzialmente l'invito di Gesù, che dice di non aver paura ma anche di non mancare di prudenza: siate prudenti come serpenti e semplici come le colombe (Mt 10,16). Non avere paura degli uomini non significa che non bisogna guardarsi da essi (Mt 10,17).
Siamo in un'altra fase del tempo di pandemia, ed è interessante notare come la riflessione su quanto stiamo vivendo possa perdere facilmente di incisività e spessore. Si vedono in giro persone ritornate allegramente alla vita di prima, come se nulla fosse accaduto. Si vedono molti andare tranquillamente in luoghi pubblici senza mascherina, oppure riappropriarsi dei propri spazi vitali come se il vissuto di dolore di tanti non possa toccare la loro vita. Nello stesso tempo c'è chi sul dolore della perdita di un familiare non teme di speculare e cercare a tutti i costi un colpevole, qualcuno che risponda della morte per un virus che ha messo in ginocchio il mondo intero e a cui la scienza stessa non ha ancora rimediato. C'è paura di tutto e paura di niente. C'è chi dal dolore sta ricavando una lezione e chi nemmeno da esso sente l'appello a cambiare vita.
Gesù invita a temere non la perdita della vita biologica, ma di quella interiore, l'anima che portiamo dentro di noi, quella luce che salvaguardia la nostra umanità come capacità di amare e solidarizzare con gli altri. Questo dobbiamo temere di perdere (Mt 10,28). Di fronte alla crisi economica imminente ed immanente al tempo di pandemia, una donna credente che gestisce il suo locale con la propria famiglia, ha un familiare in preda alla paura di perdere tutto per le difficoltà di riaprire l'attività. Mi ha detto: “Giacomo ho cercato di fargli coraggio, ma si è accorto che non avevo la sua paura. Mi ha chiesto come mai non ne avessi. Gli ho risposto che non avevo paura di perdere tutto, ma solo di perdere Dio”. La conosco bene, è una donna che ha puntato la sua vita su Gesù. E voi che leggete, su chi state puntando la vostra?
I versetti finali sono la scintilla che può far riaccendere il desiderio di puntare la vita su Dio. Infatti, un Dio che conosce il numero dei miei capelli (avete mai provato a contarli?), è un Dio che vale la pena di conoscere. Un Dio che, al contrario dell'uomo, tiene tantissimo alla vita di un passero, che mi assicura che una vita umana vale più di tanti passeri, è un Dio che merita tutta la nostra fiducia (Mt 10,29-31). Eppure il nostro problema sta proprio nella fiducia, in sostanza un problema di fede. Se però la fiducia in Lui riprende il sopravvento, la paura si dirada, la paura perde la sua forza. A noi scegliere: camminare in questa vita per lasciarci liberare dalla fiducia in Dio, oppure lasciarci opprimere dalla paura. Il Signore assicura che lavorerà sempre per liberarcene. Lasciarsi amare e rispondere all'amore di Dio è la nostra liberazione.