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TESTO Il Signore conosce ciò che sta nella mente e nel cuore di ogni uomo

padre Antonio Rungi

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/06/2020)

Vangelo: Mt 10,26-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 26Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

Con questa dodicesima domenica del tempo ordinario, ritorniamo ai testi biblici del vangelo che non hanno una particolare celebrazione su cui fa riflettere. Sono testi che ci offrono l'opportunità di spaziare su tanti argomenti della vita cristiana, della vita morale, della vita sociale, della vita ecclesiale e soprattutto della vita spiritualità Oggi, nel testo del Vangelo di Matteo, troviamo questo discorso di incoraggiamento, ma anche di invito alla vigilanza che il Signore fa al gruppo dei dodici.
Una prima cosa che dice è quello di non aver paura degli uomini, ma di aver fiducia in Dio, in quanto Lui sa tutto e conosci chi siamo davvero e come viviamo il nostro rapporto con l'assoluto e con il contingente. Quante volte effettivamente abbiamo paura degli altri, perché possono farci del male ed essere deleteri e distruttivi nei nostri riguardi, per ci giudicano, perché pensano di essere migliori rispetto ad altri. Quante presunte superiorità davanti agli uomini ignari della vera condotta di quelle persone, che si nascondono, che celano la loro vera condizione esistenziale, perché solo belli da vedersi e da osannare, ma brutti nel relazionarsi, quando si tratta di investire in ordine di spiritualità, affettività, servizio e generosità. In questo caso il Signore ci ricorda nel brano del vangelo di oggi: “nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto”. Dio conosce la verità, conosce il nostro cuore e il nostro agire. Quanti lodi davanti e quante pugnalate alle spalle ci sono nei rapporti umani? Sono tantissimi e a sperimentarne la delusione e la drammaticità è stato prima Gesù che è stato tradito proprio da uno dei suoi discepoli e presunti amici, o che è stato rinnegato per tre volte dall'apostolo che Lui aveva scelto a capo della Chiesa e che nel momento in cui doveva dare testimonianza di questo amore verso il Maestro condannato a morte, lo rinnega e dice di non conoscerlo. Gesù ci invita ad essere testimoni ed annunciatore di verità e sfidare il mondo, la storia, la cultura, i preconcetti per aprirci tutti alla verità del Vangelo, che è quella accreditata perché è fondata sulla stessa sorgente della verità che Dio, è Cristo, via verità e vita.
Il Signore non ci mette solo sull'avviso di non temere, ma aggiunge un'altra cosa importante, da considerare essenziale per la nostra vita di tutti i giorni: “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima”. I massacratori ci sono stati e ci saranno sempre, gli assassini e i delinquenti, i terroristi ed i violenti fanno parte dell'umanità fragile e peccatrice, che invece di sviluppare amore e rispetto verso gli altri, ma sviluppato odio, violenza, sopraffazione, ingiustizie, cattiverie e guerre, persecuzioni di ogni genere. I primi cristiani ne sapevano qualcosa come ne sanno molto di più i cristiani di oggi perseguitati, nel silenzio generale della comunicazione globalizzata, che non parla di sacerdoti, religiosi, laici, vescovi e figura di alto profilo morale appartenenti alla chiesa e alla cattolicità.
Non bisogna aver paura di questi soggetti che minacciato, ricattano, fanno pagare scotti pesanti a persone innocenti e oneste. Passeranno, come sono passati, re, imperatori, dittatori, padroni, approfittatori e altre categorie di persone, di cui la storia li ricorda solo per l'odio che hanno seminato e il male che hanno fatto. Gesù ci invia ad avere coraggio e a difenderci in modo particolare da colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l'anima e il corpo.
Oltre a non aver paura, bisogna confidare nell'aiuto di Dio e nella sua provvidenza, in quanto la creatura umana, vale davanti a Dio più di ogni altra creatura da Lui stesso creata. L'uomo non si vende a buon mercato, non è merce di scambio, l'uomo ha una sua dignità, possiede un'anima immortale che lo differenzia su un piano ontologico e dell'essere, rispetto ad ogni altro essere che cammina sulla terra, ma che non è diretta al cielo. Il paradiso e l'eternità è solo per l'essere umano. E' l'uomo che è stato redento con la morte e risurrezione di Cristo. Ecco perché Gesù ci ricorda nel brano del vangelo di questa domenica che “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!”. Il valore messo in gioco qui non è di ordine economico o commerciale, ma valore ontologico e di dignità della persona. Solo l'essere umano è persona, in quanto è un essere capace di intendere e volere, perché ha ricevuto nel momento del concepimento l'infusione dell'anima spirituale che è immortale. La vita umana non ha prezzo, non è commerciabile, perché è degna di rispetto, di protezione e di amore dal momento del concepimento, fino al suo naturale termine.
Ultima raccomandazione che Gesù fa ai suoi discepoli in questa bramo del vangelo riguarda la testimonianza della propria fede e il coraggio di annunciarla agli altri con la buona parole soprattutto con il buon esempio: “Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Possibile che oggi si ha paura di essere cristiani, cattolici, credenti. Quali esempi ci hanno lasciato i martiri di ieri e di oggi? Una testimonianza di fedele, coraggio e forza fino ad affrontare la morte. Non siamo noi gli eroi di cui ci racconta la letteratura patriottica, che erano giovani e forti, ma che sono morti, ma che siamo giovani, forti, perché oggi giorno vivono il martirio quotidiano, lottando per la pace e la verità e che poi vivono in eterno, avendo raggiunto quel premio che si sono conquistati con la fedeltà assoluta al vangelo. Quel vangelo che ama la vita, la pace, la giustizia e la verità e aborrisce la morte dell'anima, la guerra, le ingiustizie e le falsità di ogni genere.
Chi è della parte di Cristo e vive di Cristo e in Cristo e opera per la sua causa non è altro che un discepolo coraggioso, vero, leale, autentico, senza falsità e finzioni, visto che il visto conosce tutto ciò che sta nel cuore e nella mente dell'uomo e di ogni uomo.

Molti secoli prima di Cristo, è il profeta Geremia, nel brano della prima lettura di oggi, ha mettere in evidenza la difficoltà per l'uomo di Dio di farsi spazio all'interno di un mondo di falsità e menzogne. Per cui la fine degli uomini giusti è quella della condanna a morte, all'eliminazione fisica di chi la pensa diversamente dal potere costituito e basato sulla menzogna e la falsità. Si sa che tutti i poteri per reggersi a breve o a lungo termine giocano con la verità, anzi utilizzando la falsità per raggiungere i loro scopi: Sentivo la calunnia di molti: «Terrore all'intorno! Denunciatelo! Sì, lo denunceremo». Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma si sa che chi ha fede in Dio, è retto ed è onesto, è coerente con i primi morali, non deve avere paura, il quanto il Signore è al suo fianco come un prode valoroso. Per questo i suoi persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile”. La storia dell'umanità è contrassegnata da questi martiri di ogni tempo ed anche del nostro tempo. Perciò, la fiducia riposta in Dio, in ogni circostanza triste della vita, ripaga abbondantemente: “Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa!”. Il profeta chiede la vendetta al Signore, ma il termine più rispondete al dato biblico e all'interpretazione della parola rivelata è “giustizia”. Fare giustizia, non è chiedere vendetta, ma fare emergere la verità, nella sua totalità e non quella manipolata e pilotata da una parte, quella che gestisce il potere e mette a tacere il debole. Ma si sa che alla fine di ogni storia verità viene fuori. Da qui questo ultimo grido di speranza e di fiducia in Dio che il profeta Geremia eleva a Dio: “Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori”.

La sintesi teologica di questa tematica spirituale e cristiana la trova espressa in poche righe della lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, nella quale leggiamo, la storia della salvezza, dal primo peccato di Adamo, alla redenzione operata da Cristo nel mistero della Pasqua: “Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Fino alla Legge infatti c'era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti”. Il riferimento a Cristo unico salvatore dell'uomo è esplicito e chi vuole incamminarsi sulla stradra di Cristo, deve mettere in pratica il Vangelo ed accogliere il messaggio di un grande santo del nostro tempo, Giovanni Paolo II, Papa, che egli sintetizza in un intenso discorso, che è vera preghiera di speranza e di gioia per tutti: “Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l'uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l'uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi - vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia - permettete a Cristo di parlare all'uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! Di vita eterna”. Amen.

 

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