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TESTO Commento su Giovanni 3,13-17

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Esaltazione della Santa Croce (14/09/2001)

Vangelo: Gv 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,13-17

13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dalla Parola del giorno

Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

Come vivere questa Parola?

Lo ha dato nel modo, che a ben pensarci ci sorprende fin nella parte più intima di noi, se abbiamo il coraggio di rompere l'abitudinarietà che riesce perfino a renderci indifferenti davanti alla Croce di Gesù.

E' dunque educativa per noi la liturgia che ci offre parte del colloquio di Gesù con Nicodemo. Gli ha detto che "come Mosè innalzò il serpente (di bronzo) nel deserto, così bisogna che Lui, il Figlio dell'uomo, sia innalzato sulla Croce perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna". E subito dopo dirà che Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo ma perché chiunque crede in Lui non muoia ma abbia la vita per mezzo di Lui". Ecco, la grande scommessa è proprio qui: credere che sul più infame patibolo ( per quei tempi )

Gesù è stato appeso perché potesse, per così dire, assimilare lì, nel sangue, nella lacerazione e nelle ferite, tutto il male e la sofferenza del mondo. Lo scandalo, lo sappiamo, anche oggi è l'apparente trionfo della violenza, della prevaricazione contro il povero e il debole; lo scandalo è la sofferenza – apparentemente - inutile dell'innocente. Vorremmo che Dio imponesse giustizia, entrasse con forza a ristabilire un ordine morale e sociale. Invece no! Dio è l'infinita pazienza che ci consegna l'unica chiave interpretativa di questo alto mistero: il Figlio crocifisso per amore.

Oggi, nel mio rientro al cuore, sosterò con sguardo contemplativo su Gesù. Chiederò d'intendere, almeno un po' nella fede, ch'Egli prende su di sé il male, che lo lascia accanirsi nella sua persona. Oggi come ieri. Verbalizzerò:

"Gesù, sei diventato Tu stesso l'immagine del male e del dolore e nello stesso tempo Tu, Tu solo, ne sei diventato il rimedio. Ch'io entri, per grazia, in questo abisso d'amore".

La voce di una grande donna di Dio

Non voglio alcun bene se non per mezzo di colui del quale mi sono venuti tutti i beni. Ed è il mio Dio-uomo della croce che m'invita a portare con Lui la mia Croce, ma per amore.
Santa Teresa d'Avila

 

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