PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Luca 24,13-35

don Walter Magni   Chiesa di Milano

VII domenica T. Pasqua (Anno A) (24/05/2020)

Vangelo: Lc 24,13-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,13-35

13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Giovedì scorso ricorreva la solennità dell'Ascensione del Signore e oggi si celebra la “Domenica dopo l'Ascensione”. Cosa possono fare i discepoli di Gesù, dopo aver sperimentato la durezza della Sua morte e lo stupore della Sua resurrezione? O dopo che, ascendendo al cielo, è stato comunque sottratto ai loro sguardi? Il libro degli Atti ci testimonia che si ritrovano nel Cenacolo, a Gerusalemme, “dove erano soliti riunirsi”.

“Spezzavano il pane nelle case”
Volendo riprendere il Libro degli Atti, va detto che i discepoli di Gesù, stando nel Cenacolo sono soprattutto “perseveranti e concordi nella preghiera”. E certamente si tratta di una preghiera propriamente cristiana, espressa, fatta nel nome di Gesù che, proprio stando lì, nel Cenacolo, li ha invitati a ripetere il gesto eucaristico del dono di sé, in Sua memoria. Proprio come ci ricorda anche la parte finale del racconto evangelico proposto dalla liturgia odierna. Gesù, che ancora non è stato riconosciuto dai due discepoli dei quali S'è fatto compagno di viaggio, entra con loro in una locanda e, stando a tavola, “prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. La liturgia da sempre ha identificato questo gesto come momento della consacrazione, nel quale, rievocando il momento centrale dell'ultima cena, il pane e il vino diventano il corpo e il sangue del Signore. Un dato evangelico, evidenziato anche dai Vangeli sinottici, fissato poi nella ritualità liturgica delle prime comunità cristiane. Gesto che anche l'evangelista Luca sintetizza nell'espressione spezzare il pane. Segnalando in questo modo la direzione di ogni celebrazione eucaristica: donarsi, spezzarsi per amore, come ha fatto Gesù. Gesto che Gesù ci invita a ripetere quasi fosse per Lui l'unico grande comandamento evangelico che merita d'essere ripetuto sino alla fine dei tempi: “fate questo in memoria di me”. Come, del resto, gli apostoli per primi faranno stando agli Atti: “erano assidui (...) nella frazione del pane e nelle preghiere” e ancora “spezzavano il pane nelle case”.

“Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”
Folgorante resta, in ogni caso, l'espressione che descrive la scoperta che fanno i discepoli di Emmaus, dopo il gesto di Gesù che spezza il pane: allora “si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista”. E' vero che una certa tradizione spirituale ha molto insistito nell'educare i credenti a intendere l'Eucaristia in termini un po' intimistici. Facendo leva più sul sentire Lui, che non sul vederLo per quello che è, in tutto il Suo splendore e la Sua gloria. Eppure, questo è il passaggio evangelico che ci è richiesto e che, diciamolo francamente, dice propriamente il desiderio più profondo del nostro cuore. Noi vogliamo vedere Gesù o meglio Lo vogliamo riconoscere per quello che è in pienezza, in tutto il Suo il Suo splendore. Eppure, come per quei due discepoli, facilmente ci ritroviamo in cammino verso una mèta imprecisata - nessuno sa identificare con precisione ancora oggi dove si trova Emmaus - e, come “i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”, anche a noi capita qualcosa del genere. Magari continuiamo a parlare di Lui, ci affidiamo a Lui e talvolta persino cerchiamo di parlare con Lui. E cosa significa allora che, proprio nello spezzare del pane “i loro occhi si aprirono” e, dunque, Lo vedono e Lo riconoscono per quello che è veramente? Che tutte le volte che ci spezziamo per amore, ci doniamo senza pretesa di ritorno, consapevoli di fare tutto questo nel Suo nome, perché così Lui ci ha comandato di fare, a noi è data la grazia di riconoscerLo, di ripresentarLo nella Sua verità ultima e più profonda. Ubi charitas et amor, Deus ibi est.

“Non ci ardeva forse il cuore...?”
E c'è ancora un'espressione sulla quale merita soffermare la nostra attenzione. Quasi una rilettura del tempo della non consapevolezza di Lui, quando gli occhi sono annebbiati e non riescono a riconoscerLo ancora. Si dicono i due discepoli l'un l'altro: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”. È chiaro che non possiamo ridurre il Vangelo di Gesù alla sola Parola e che il segno, il gesto eucaristico si dà appunto proprio là dove la Parola si consegna e si trasforma nel gesto ultimo della consegna di sé per amore. Tuttavia, il solo ascolto della Parola del Vangelo di Gesù che rievoca tutta la storia del popolo ebraico e rilegge la storia per portarci a vederLo e a riconoscerLo ha una forza evocativa, una capacità di farci vibrare il cuore e l'anima, le emozioni e il pensiero, che non possiamo eludere o aggirare. Mettersi ben disposti in ascolto della Sua Parola, così come scorre in tutte le pagine del Suoi vangeli significa lasciarci avvolgere da un clima spirituale, da un insieme di sentimenti che toccano le corde più profonde del cuore. I suoi stessi battiti. Un sussulto del cuore, un trasalimento che forse non ammette parole che lo possano spiegare. Quell'espressione tanto cara a J. H. Newmann: cor ad cor loquitur. Del cuore che solo sa parlare al cuore. E il cuore sussulta di gioia, restandone semplicemente inebriato. Alda Merini, a riguardo dell'Eucaristia scriveva: “Se tutto un infinito / ha potuto raccogliersi in un Corpo / come da un corpo / di sprigionare non si può l'immenso?”.

 

Ricerca avanzata  (55957 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: