TESTO Commento su Col 1,25-27
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Lunedì della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (05/09/2005)
Brano biblico: Col 1,25-27
6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. 7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. 8Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. 9Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». 10E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. 11Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Dalla Parola del giorno
Sono diventato ministro della Chiesa secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola, cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria.
Come vivere questa Parola?
"Cristo in voi", ci dice Paolo, è il "mistero nascosto da secoli e da generazioni". In quel "in" è la sintesi di tutta la storia della salvezza. Sì, il sogno di Dio, all'alba della creazione, è condensato in questa semplice preposizione. Da sempre Dio ha pensato l'uomo quale suo intimo, chiamato ad assidersi al desco trinitario. Un desiderio che è all'origine dell'incarnazione e di tutta l'opera redentiva. Un desiderio che riecheggia insistente in quel discorso del giovedì santo che può essere definito il testamento di Gesù: "Rimanete in me" "Tu [Padre] in me, io in loro". È il mistero dell'inabitazione di Dio in noi. Una realtà impensabile, a cui, però, abbiamo fatto l'abitudine o che prendiamo come una semplice metafora. Per questo non ci meraviglia più. Per questo c'è carenza di speranza e quindi di gioia. Cristo in me in te in ogni uomo è il fondamento del nostro essere figli di Dio; è il motivo del nostro ostinato ottimismo; è la certezza che "già" partecipiamo della vita trinitaria, anche se sperimentiamo il "non ancora" di una pienezza verso cui ci protendiamo. Prendere sul serio questa realtà non ci estranea dai problemi in cui la società si dibatte, facendoci rifugiare in un intimismo di cattiva lega. Tutt'altro! Se Cristo vive "in" noi, questa storia è riscattata dal non-senso e l'impegno diventa un obbligo morale. "In" me Egli vuole continuare a percorrere le vie del mondo, perché ogni uomo abbia "la pienezza della vita". "In" me ogni fratello deve poterlo incontrare e "in" loro io devo imparare a scoprirlo.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosterò in silenziosa adorazione di Dio presente "in" me. Mi lascerò stupire da questo mistero, assaporandone la gioia. Prenderò poi la ferma decisione di ritirarmi sovente nella cella segreta del mio cuore abitato.
Non cessi mai di stupirmi, Dio d'infinita tenerezza. Il tuo amore conosce sempre un "oltre", un "di più" che non oserei mai immaginare. Possa, la mia breve esistenza, essere un palpito di riconoscente amore.
La voce di una santa carmelitana
Ho trovato il cielo sulla terra. Perché il cielo è Dio e Dio è nell'anima mia. Il giorno in cui l'ho compreso, tutto per me si è illuminato
Beata Elisabetta della Trinità