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TESTO La signora maestra Morte

don Luciano Sanvito

Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (Messa I) (02/11/2005)

Vangelo: Gv 6,37-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,37-40

37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, 38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. 40Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

La morte ci sospinge o alla DISPERAZIONE o alla SPERANZA.

La morte è una maestra che ci troviamo nel cammino scolare della vita, e i suoi insegnamenti ci vengono impressi nel cuore, nella mente e nella vita, anche contro la nostra volontà, i nostri desideri e le nostre aspettative.

Tutto, qualche volta, ci sembra in un attimo portato via dai suoi insegnamenti, molto pratici, estremamente toccanti, che incidono nella vita e nel profondo dell'animo di chi ne è toccato moralmente o fisicamente.

Già, perché la maestrìa della morte ci costringe a morire ogni giorno: un po' moralmente nelle nostre piccole o grandi disfatte morali, e un po' fisicamente nei nostri disguidi della salute e degli incidenti materiali.

Ma se impariamo ad essere dei buoni scolari, che cercano la verità, tutto quello che sembrava andare verso la perdizione viene recuperato, al punto addirittura che più nulla più va perduto.

Quando mi rendo conto che la maestra/morte mi vuole educare al vero senso della vita, non alla vita che voglio io, ma alla vita come tale, che è valore ben più grande di me, e che a me è dato in dono e davanti al quale mi vedo come una formicuzza, ecco che allora, invece di agitarmi pazzamente come una formica calpestata, imparo ad essere formica che lavora piano piano, nel piccolo e armonicamente, per me e per gli altri, per la vita, per la speranza.

La morte, come si dice spesso, è l'unica realtà giusta che esiste in questo mondo: ad essa nessuno può sfuggire, né con la potenza, né col denaro, né con amicizie in alto o in basso: non c'è niente da fare: nulla e nessuno sfugge a questa maestra e regina della terra.

Tutte le realtà, dalle più infernali e basse che possiamo incontrare, alle più spirituali e in alto che fanno parte della nostra esperienza, non sfuggono al tocco della morte.

AD OGNI TOCCO, ECCO IL MIO SENTIRE:

sento di essere mortalizzato, reso mortale, che vengo limitato in tutto, vengo abbassato e ridimensionato, ridotto e relativizzato.

AD OGNI SENTIRE, ECCO IL MIO AGIRE:

agisco in conseguenza di questa coscienza: dalla coscienza di essere mortale, ecco azioni e atteggiamenti miei di conseguenza.

AD OGNI AGIRE, IL MIO ACCONSENTIRE:

acconsento, nel mio vivere, a seguire gli insegnamenti della morte: si crea una abitudine, un abito che mi riveste moralmente: trasmetto, acconsentendo con la vita, ciò che imparo dall'insegnamento della morte.

Alla fine tutto, prima o poi, va a finire alla soglia della morte (o della speranza).

Tutto si annulla e si azzera; oppure tutto si dissolve nel mistero dell'infinito, come rivivendo in esso.

Il presente, questo mio punto di partenza, in questo attimo, mentre sto leggendo, il mio orientamento di adesso è la cosa più importante: come mi sto comportando ora, in questa scuola mortale della vita?

Proprio il mio oggi mortale mi fa conoscere meglio l'insegnamento che mi è donato, che da me accolto mi fa essere promosso, e che rifiutato, mi fa essere bocciato!

La mia verifica, il mio esame elementare, lo sto superando in questo momento, o rischio di essere squalificato, perduto, perso e bocciato nell'opportunità della vita?

 

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