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don Domenico Bruno  

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IV Domenica di Pasqua (Anno A) (03/05/2020)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,1-10

1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Quanti messaggi vocali riceviamo sulle chat? Quanti ne state ricevendo in questo periodo? E quante note vocali ci girano di altri che hanno detto cose più o meno bizzarre e più o meno autentiche. Quante parole sentiamo, ma non tutte sono buone.

È difficile trovare parole buone oggi. Eppure tutti ne avremmo bisogno. Ecco che quando qualcuno ha la capacità di dire cose che ci piacciono iniziamo a seguirlo, perché ci fa sentire accarezzato, coccolato...

Ma siamo convinti che tutti quelli che ci dicono belle parole siano persone che ci vogliono realmente bene? Quindi un genitore che rimprovera il figlio per un errore è una cattiva persona che odia i figli?

Purtroppo le buone parole devono saper essere anche pungenti, che stimolino riflessioni e atteggiamenti. Un buon genitore dovrebbe saperlo se non vuole cadere nell'errore di viziare i figli. Questo significa sapersi prendere cura di qualcuno aiutandolo ad essere più uomo.

Ma è di parole che abbiamo bisogno o di una voce che sappia parlare al cuore? E quale voce migliore di una voce amica?

I messaggi vocali, ad esempio, sono diventati un abuso, non sappiamo più distinguere se è vero o falso quell'audio che ci hanno girato, ma la sua credibilità è data da chi ce lo invia... e figuriamoci quanta più credibilità e stimolo trasmette quel vocale con la viva voce di una persona che stimiamo! Quella voce la riconosceremmo tra mille, e anche se cercassero di camuffarla, ne riconosceremmo le sfumature, le cadenze...

Così è Gesù: lui è il pastore che ci parla di continuo. Se noi ci abituiamo alla sua voce, anche se venisse qualcuno a dirci di essere colui che ci guiderà sapremmo capire se è affidabile o no. Se ci dicesse cose strane sapremmo distinguere se dice la verità o è un impostore.

I rapporti vanno coltivati ascoltando la voce...

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