TESTO La maschera della parola
don Luciano Sanvito è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!
XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/09/2005)
Vangelo: Mt 21,28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
La mia parola è una maschera.
"Sì!"...ma poi...
Spesso la uso per apparire all'altro e al mondo come voglio io o come l'altro desidera da me; spesso la metto per accontentare il mondo e suoi abitatori, e per far così una bella figura.
Sta di fatto che questa parola non mi aiuta affatto, e ostacola anche gli altri a incontrarmi per quello che sono.
Uso questa parola per convenienza, per non apparire fuori dal coro, perché ho paura di prendere la mia responsabilità, o per prendere tempo e intanto salvarmi al momento.
"No!"...ma poi...
Altre volte, questa mia parola nasconde e cela ciò che non oso dire:
è una maschera filtrante, che fa passare a poco a poco la verità del mio io, che non oso far apparire per quello che è veramente o che vuole trasmettere.
Mi succede quando ho paura di amare, ho paura di credere, o non credo veramente a quello che dico, anche se so che dietro sta una verità da cercare.
La mia parola è una maschera che prima o poi io sono costretto a togliere.
Non posso giocare per sempre nella commedia o nella tragedia attraverso la mia parola, perché essa è relativa, ed è relativa proprio alla vita che la svela e me la strappa via.
Allora appare il vero, quello che stava dietro quello che ho detto;
ma appare soprattutto quello che sono io, in verità.
Appare il mio atteggiamento di figlio della storia, del presente, della situazione che mi genera, della sapienza che mi sazia, dei valori dei quali mi nutro, ed emerge ciò che vivo e ciò che condivido.
La parola, comunque, proprio perché non è destinata al solo monologo, mi mette in rapporto diretto col mondo e con l'altro.
Mascherandomi, sono costretto a un certo punto ad essere un vero attore: uno appunto che agisce nella storia.
La mia parola diventa la mia parabola.
La mia parola mi fa entrare dunque nel vivo della storia, è una vera e propria parabola del mio io, descrivendo me stesso nel mio cammino storico, nel mio presente, nel mio oggi.
"Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare..."
e umanamente non lo attraverserei mai.
Ma la parabola evangelica, accostandosi alla mia parabola/parola, mi mette in gioco, mi fa fare il passaggio attraverso il mare che si divide e mi fa passare, mi fa fare pasqua: passaggio attraverso questo mare, per arrivare subito al mio fare, alla mia vita.
La parabola, accostandosi alla mia parola, mi rivela, mi descrive a me stesso in quello che sono, in bene o in male, per migliorare o convertire il mio cammino.
Ma solo chi non è ancorato e giacente sulle proprie parole,
solo chi accoglie l'invito a far questo passaggio può gustare questa gioia,
questo dono di rivelazione sorprendente.
... E spesso chi è tanto vicino e attaccato alle sacre parole,
rischia davvero di non gustare l'invito a questo passaggio risuscitante;
mentre chi appare lontano dalle parole evangeliche,
proprio perché non le ha racchiuse nel proprio io
e dentro la propria struttura,
accoglie con gioia la novità pasquale
e gioiosa che metamorfosa
e trasforma tutta la realtà di una vita che stava cercando,
dietro la maschera del peccato
e della prostituzione alle false parole,
la tanto attesa Parola di vita e di verità.