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TESTO Commento su Luca 5,33-39

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Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (02/09/2005)

Vangelo: Lc 5,33-39 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,33-39

33Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». 34Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».

36Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. 37E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. 38Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. 39Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

Dalla Parola del giorno

Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio [...] e nessuno mette vino nuovo in otri vecchi.

Come vivere questa Parola?

Nei due aggettivi ricorrenti "nuovo" e "vecchio" è la chiave di lettura della pericope evangelica, propostaci dalla liturgia odierna. Gesù non mette in discussione la pratica del digiuno, né le possibili modalità adottate per esprimere l'atteggiamento cultuale, bensì contrappone il "nuovo" al "vecchio". Alla Samaritana che questionava sul "dove" adorare Dio, aveva risposto: "Viene il tempo in cui adorerete il Padre in spirito e verità". Qui, nell'interiorità dell'uomo, è il "nuovo" che deve affermarsi, sostituendosi al "vecchio" di forme non più aderenti alla vita.. Ma è proprio qui che avvengono i conflitti, perché si fatica a staccarsi da abitudini, idee, pregiudizi, comportamenti che in fondo danno una certa sicurezza, soprattutto se rientrano nel modo di pensare corrente. È "l'uomo vecchio" di cui il vangelo ci invita a svestirci, e a cui siamo tanto affezionati. E allora ci si rifugia nel compromesso: la "pezza nuova" sull'abito vecchio. Una vita che si snoda secondo i dettami di una morale di comodo, dove ciò che conta è l'apparire, il farla franca, l'affermarsi. Vecchiume che mal si adatta alla novità dello Spirito, anzi la teme e la combatte. A fronte, la fresca semplicità del bimbo, proposto da Gesù quale emblema del Regno. Il suo affacciarsi alla vita nel segno della novità. Necessità di rinascere dall'Alto, accogliendo il soffio dello Spirito. Quel soffio che tutto rinnova e rigenera. Quel soffio che ci rende figli di Dio e ci abilita a viverne la realtà.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, cercherò di individuare il "vecchio" a cui sono ancora attaccato e che trattengo in me, e il "nuovo" che lo Spirito mi indica.

Spirito Santo, perenne novità, aiutami a svestirmi dell'uomo vecchio e a lasciarmi rivestire di Cristo.

La voce di un santo vescovo

Dobbiamo essere "città nuova", pietre viventi di questa costruzione, investiti come non mai della missione planetaria di annunciare la pace al nostro mondo frantumato, e farlo diventare "cosmo", cioè bellezza.
Antonio Bello

 

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