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TESTO Vedere per vivere

padre Gian Franco Scarpitta  

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IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (22/03/2020)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Dopo la metafora dell'acqua, ecco che ci si propone quella della luce, anch'essa connessa con il concetto di “vita” di cui è espressione. Dopo la Samaritana peccatrice perché appartenente a una determinata categoria sociale, ecco un uomo oggetto di pregiudizi perché, in quanto ammalato, ritenuto reo di colpa grave. Dopo un colloquio confidenziale con una donna di Samaria al pozzo che supera ogni pregiudizio epocale, ecco un altro atteggiamento di confidenza esternato da Gesù nei confronti di una persona bisognosa di fiducia, di dialogo e di comprensione. Questa volta però Gesù rivela se stesso intervenendo materialmente su questo cieco nato, ossia su un soggetto umano che non era mai stato abituato a vedere, che probabilmente aveva ormai radicato l'abitudine a dover vivere privo delle facoltà ottiche, anche se con tutti gli altri sensi maggiormente sviluppati (così sembra che vivano i non vedenti) e che gestiva la cecità come abitudinarietà congenita.

Appunto Gesù dimostra di essere “luce” che dissipa le tenebre, applicando saliva e terra mista sugli occhi di questo pover'uomo sventurato, donando a questi le facoltà ottiche e attuando anche il passaggio dalle “tenebre” dell'errore alla luce della “vita” e del Regno di Dio che Gesù era venuto ad apportare con le sue parole e con le sue opere. Il cieco non aveva meritato tale condizione fin dalla nascita perché reo di una colpa lui o i suoi progenitori, non era stato protagonista di atti peccaminosi ma la sua situazione era finalizzata a che “ si rivelassero le grandi opere di Dio” per intervento di Cristo che è luce del mondo. Le grandi opere di Dio sono l'irruenza risolutrice del Regno che vince il peccato una volta per tutte e sconfigge definitivamente le tenebre dell'errore. Non viene operato quindi da Gesù il solo miracolo di guarigione fisica, ma anche il prodigio della liberazione dal male e dalla schiavitù del peccato. Questa è artefice della vera cecità, quella che impedisce di “vedere” la realtà profonda e che si accontenta solamente di “guardare” vagamente. Guardare senza vedere e tipico di chi usa approssimazione su tutto, di chi non si lascia coinvolgere da eventi e situazioni e vive alla giornata oppure si accontenta della superficialità della propria vita. Vedere, cioè considerare e soppesare tutto è tipico del saggio e dell'avveduto che interpreta e approfondisce. Chi “vede” senza guardare è come lo studente che non si contenta del 6 politico e che non si limita a leggere il libro di testo per essere promosso, ma che ama sviluppare e approfondire; in questa operazione del “vedere” noi siamo aiutati dalla “luce” che è il Cristo e dall'ulteriore dono dello Spirito Santo a sua volta fautore di altri doni di consiglio, sapienza e intelletto che ci fanno vedere da uomini con gli occhi di Dio.

Gesù offre se stesso e il suo Spirito a tutti qualificandosi come “luce del mondo” che dirada le tenebre e di fronte al quale non si può fare altro che vedere. Ecco perché egli rimprovera gli ipocriti farisei che anziché arrendersi all'evidenza del trionfo della luce cercano ogni pretesto per stigmatizzare Gesù e il suo operato e non si convincono dell'osservazione dello stesso uomo guarito e condotto alla verità: “Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà egli lo ascolta... Se costui non fosse da Dio non avrebbe potuto far nulla.” Se infatti, come suggeriva la stessa sapienza farisaica, Gesù fosse stato davvero un peccatore, come avrebbe potuto dare la vista a un non vedente addirittura per la prima volta? Come avrebbe potuto operare un tale prodigio uno che non è da Dio? L'operato di Gesù dimostra invece non solamente che egli è senza peccato, ma che egli stesso è Figlio di Dio, in grado di testimoniare l'amore del Padre in mezzo agli uomini con questi e altri atti inediti. Gesù è la luce perché vince il peccato e supera tutte le condizioni che portano l'uomo ad affascinarsi ad esso. Occorre lasciarsi illuminare dalla luce e sforzarsi di vedere, cioè di aderire consapevolmente a lui senza riserve, aprire il cuore alla vita stessa per mezzo della fede. In altre parole occorre accettare Gesù come via, verità e vita. Credere e vivere di lui. Il che dischiude a nuove opportunità, apre nuovi orizzonti e conduce a scelte indovinate e appropriate di vita, di cui possono essere un esempio la scelta illuminata del nuovo re Davide (I Lettura) suggerita a Samuele non da un istinto umano o da un'inavvedutezza, ma dall'assistenza stessa di Dio che è sempre di orientamento e di direzione verso il giusto. Vedere e camminare nella luce è garanzia che non ci si perde ma che si troverà sempre la strada.

Da parte di Giudei e farisei vi è invece l'ostinazione a voler restare succubi della propria cecità semplicemente per ragioni di comodo o di convenienza. Tipico di chi si ostina a non vedere nonostante la luce per restare vittima del suo stesso errore, eppure la luce c'è e illumina mettendoci in grado di esserne latori a nostra volta.

Gesù infatti propone se stesso come luce del mondo perché l'uomo acquisisca e viva sempre nella luce che rischiara le tenebre. La luce che illumina ogni uomo rende anche capaci di vista e anzi di larghe vedute, a condizione che si abbandonino i pregiudizi e i parametri umani di giudizio per accogliere e far propri i criteri di Dio che non guarda alle apparenze bensì al cuore dell'uomo.

C'è chi si ostina a non vedere nonostante la luminosità preferendo continuare a brancolare nel buio del peccato e del pregiudizio, come nel caso di tanti e tali farisei e scribi che negando l'evidenza delle grandi opere di Dio sogliono processare e condannare chi ha ottenuto la luce vera pur di non dischiudere essi stessi i propri occhi, ma Gesù non si stanca di renderci capaci di giudizio sano e di retta visione. Egli ci vuole non soltanto uomini vedenti, ma anche di larghe vedute, capaci di superare barriere personali di presunzione e di falso orgoglio per giungere all'obiettivo della conversione e della comunione con lui per la riedificazione del mondo.

 

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